CAMPODARSEGO - Addio a Massimo, uomo buono, gentile e generoso. Due comunità sono in lutto per l'improvviso morte di Massimo Carraro, 56 anni. Quella di Ponte di Brenta, nel comune di Padova, dove era nato e cresciuto, e quella di Campodarsego dove si era trasferito dopo il matrimonio con Lorena e dove lavorava alla ditta Carraro Spa. Massimo da un anno e mezzo era stato costretto a smettere di lavorare a causa della malattia, che sembrava comunque sotto controllo. Nessuno si aspettava l'improvviso peggioramento dei giorni scorsi, quando il 56enne ha iniziato a stare male fino alla notte di martedì scorso, quando si recato all'ospedale di Padova e dove poi, qualche ora dopo, all'alba di mercoledì il suo cuore ha smesso di battere.
La malattia
«Mio fratello si stava curando da qualche tempo, ma nessuno pensava che accadesse questo - racconta la sorella Gloria -. Purtroppo il destino è stato crudele con lui, che era un uomo dal cuore buono e generoso, un altruista. Negli ultimi tempi era diventato più taciturno e si era un po' chiuso, ma mio fratello era un portento. Era amico di tutti e si faceva amici dappertutto. Sapeva entrare in empatia con chiunque incontrava e ora che se n'è andato lascia un vuoto enorme in tutti noi della famiglia e nei suoi numerosi amici». Massimo lavorava nel reparto montaggio alla Antonio Carraro Spa, l'azienda leader nella costruzione di macchine agricole che ha sede proprio a Campodarsego. Sarebbe dovuto rientrare a dicembre dall'assenza per la malattia, ma purtroppo le sue condizioni si sono aggravate.
Il dolore
Anche tra i colleghi la sua scomparsa ha destato profondo cordoglio e mercoledì, il giorno della morte di Massimo, alle 16.29 tutti i dipendenti dell'azienda hanno osservato un minuto di silenzio, manifestando così la loro vicinanza e l'affetto alla famiglia di Carraro e in particolare alla moglie Lorena, anch'essa dipendente della stessa azienda. E proprio Lorena in questi anni è stata sempre accanto al marito, seguendolo in tutto. «È stata una donna eccezionale e una compagna straordinaria - dice ancora la sorella Gloria -. Erano innamoratissimi e non avevamo dubbi che lei si sarebbe presa cura di nostro fratello in un modo incredibile, si è consumata: è stata molto dura anche per lei vedere il suo compagno star male, ma non si è mai persa d'animo e la sua forza e il suo coraggio sono stati una medicina per Massimo. Si facevano forza e coraggio a vicenda».
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