Fidanzati trovati impiccati in casa: si indaga anche per omicidio

Mercoledì 19 Gennaio 2022 di Marco Aldighieri - Marina Lucchin
Le vittime: Michele Schiavon, 54 anni, Valentina Costa, 36
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PADOVA - «Perchè l’hanno fatto?». È la domanda che le famiglie e gli amici di Michele Schiavon, 54 anni, e della compagna Valentina Costa, 36, si pongono da lunedì pomeriggio. E a cui gli investigatori dell’Arma cercano di dare una risposta. La dinamica della morte dei due fidanzati, trovati impiccati sulla ringhiera della tromba delle scale in una palazzina di via San Giovanni da Verdara, non è chiara.

La Procura, attraverso il pm Cristina Gava titolare delle indagini, ha aperto un fascicolo per omicidio.

Se pure la tesi del doppio suicidio sia la più battuta dagli inquirenti, chi indaga vuole fare piena luce sul caso. Gli investigatori non escludono neppure che i due potessero avere problemi di denaro e avessero contratto debiti che non riuscivano più a estinguere. Michele e Valentina si sarebbero tolti la vita stringendosi una corda attorno al collo e lasciandosi cadere dalla tromba delle scale, mentre l’adorato cagnolino di lei, Jack, dormiva nella sua cuccia. Ieri mattina i carabinieri sono tornati nell’abitazione al numero 31 per effettuare altri rilievi. Si cercano più prove possibili per ricostruire quanto è accaduto. 


L’INDAGINE
La Procura ha ordinato l’autopsia su entrambi i corpi e l’esame verrà effettuato tra oggi e domani dal dottor Rafi El Mazloum di Dolo. Il medico legale, oltre ad appurare la causa del decesso, dovrà verificare eventuali ferite sui cadaveri riconducibili a una violenza. È stato ordinato anche l’esame tossicologico, con l’obiettivo di scovare nel sangue dei due fidanzati della eventuale sostanza stupefacente. Gli inquirenti hanno poi sequestrato i telefoni cellulari, così da ricostruire gli ultimi spostamenti e contatti della coppia. Nell’appartamento, di proprietà della ex moglie di Schiavon e piuttosto spoglio, gli uomini dell’Arma non hanno trovato biglietti di addio scritti dai fidanzati. 

I FATTI
Lunedì, intorno alle 17, è arrivata una telefonata alla centrale operativa del Suem 118. A chiamare i soccorsi è stata Valentina. «Ho trovato il mio compagno impiccato fate presto» avrebbe detto agli operatori. La donna, sempre a quell’ora, ha anche contattato un amico per informarlo della tragedia. Insomma, sembrava una donna disperata e in attesa dei soccorsi per cercare di strappare alla morte il suo Michele. Ma quando gli uomini del Suem 118, accompagnati dai carabinieri, sono entrati nella palazzina di via San Giovanni da Verdara appesa alla ringhiera della tromba delle scale c’era anche Valentina. I corpi dei due fidanzati erano vicini. In casa i militari non avrebbero trovato segni di colluttazione e nemmeno di effrazione della porta d’ingresso. Dunque l’ipotesi più battuta dagli inquirenti è quella del doppio suicidio. Forse Michele e Valentina, insieme da un anno, avevano pianificato di togliersi la vita e poi di farsi trovare morti uno accanto all’altro. Ecco perchè la 36enne avrebbe avvisato il Suem e un amico. Ma sarà l’autopsia e l’esame sui due telefoni cellulari a fare piena luce sul caso.

CHI ERANO
Michele e Valentina vivevano da qualche tempo insieme nella casa di lui in via Degli Arditi, a Voltabarozzo, dove abitano anche la mamma di lui, la sua ex moglie e le due figlie. Qualcuno diceva che Valentina fosse un po’ gelosa, ma niente al di fuori dagli ordinari standard di una ragazza innamorata. Lui lavorava come meccanico all’aeroporto Allegri, lei saltuariamente faceva le pulizie in qualche casa. Michele in passato aveva praticato sport in maniera amatoriale, ma intensa, da ragazzo come calciatore, qualche anno fa come ciclista. Valentina, originaria di Legnaro, divideva il suo cuore per i suoi grandi amori, Michele e Jack, il suo cagnolino. Poi l’ombra delle dipendente, da cui entrambi avevano tentato di sfuggire da sempre li aveva portati in una spirale che preoccupava chi voleva loro bene. 
Quasi ogni giorno i due fidanzati si trovavano in un bar vicino a casa: nessuno sa esattamente come mai si trovassero in via San Giovanni da Verdara, un’abitazione di proprietà della famiglia dell’ex moglie di Michele, di cui l’uomo possedeva le chiavi. I molti amici che si ritrovavano al bar non riescono a spiegarsi cosa sia potuto succedere, ma quando si parla di suicidio in tanti storcono la bocca. 

LE TESTIMONIANZE
«È vero, avevano un grosso problema con l’alcol e le dipendenze. Lui si era anche disintossicato l’anno scorso e per 4-5 mesi è rimasto “pulito”, lei pensava di rivolgersi al Sert e aveva anche già preso appuntamento. Ma erano belle persone, si amavano, non pareva avessero problemi particolari. Poi ci sembra strano che lei abbia potuto abbandonare così il suo cane. Cosa pensiamo? Che qualcosa di grosso li abbia spinti a quel gesto estremo» spiega un amico. 
Ma cosa? Cosa potrebbe aver spinto i due a farla finita? L’alcol? La droga? Sulla tragedia c’è l’ombra dei debiti che entrambi o uno dei due avrebbe contratto. Ed è un filone che i carabinieri stanno battendo. Forse i due hanno deciso di farla finita assieme perchè avevano paura di non farcela, oppure prima si è ucciso lui e poi lei ha scelto di seguirlo. «In ogni caso speriamo abbiano trovato pace» chiude uno degli amici. Quella pace che nessuno dei due aveva trovato in vita. 
 

Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 08:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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