PADOVA - Dopo aver combattuto a lungo contro il tumore alla fine si è arresa l’altra sera Emanuela Candeo, storica insegnante di italiano al Giorgio Cini. Nata 57 anni fa in una famiglia di Arquà Petrarca, aveva legato indissolubilmente la sua storia personale alla didattica, sempre esercitata nelle scuole di Monselice.
DALLE MATERNE
Dopo alcune esperienze alla materna, aveva ottenuto il posto di ruolo nel 1991 scegliendo una cattedra al Solario, di cui era divenuta coordinatrice didattica e vicepreside. Nella sua carriera ha fatto scuola a oltre cinque cicli scolastici di bambini, lasciando un ricordo indelebile in loro, nelle famiglie e nei colleghi.
Al momento della morte, erano accanto a lei il marito Franco Ennio e i figli Luisa e Riccardo, che l’hanno sempre sostenuta con amore durante gli ultimi sei anni. Nel 2016, infatti, le era stata diagnosticata una neoplasia difficile da guarire, ma Emanuela non si è mai persa d’animo e ha affrontato il male «a testa alta, speranzosa e fiduciosa nella vita», come racconta Franco. Innamorata del suo lavoro, è riuscita ad alternare insegnamento e terapie fino allo scorso settembre, quando è rientrata a scuola per due giorni dovendosi poi ritirare per una recidiva.
IL DECORSO
Negli ultimi mesi, però, le condizioni della donna sono rapidamente peggiorate: dopo una lunga degenza, è tornata a casa ed è stata sempre accudita fino all’epilogo di martedì. Gli Ennio sono molto noti a Monselice e conosciuti da tutti come una famiglia unita e felice. Franco è imprenditore di una ditta che produce accessori per l’alta moda e presidente del Monselice Volley. Emanuela, invece, tra scuola e volontariato ha costruito nel tempo una fitta rete di proficui rapporti umani. Un amore nato in gioventù e coronato con le nozze nel 1984, quando lei aveva 19 anni e lui 21.
Dopo una vita trascorsa fianco a fianco, la scomparsa della moglie lascia Franco nel più profondo dolore, ma anche nella convinzione che la sua Emanuela fosse una persona di valore: «In 40 anni non ha mai provato sentimenti negativi e la parola ‘odio’ non esisteva nel suo vocabolario. Se subiva un torto, trovava sempre una motivazione per cui quella persona si era comportata male con lei». I colleghi riconoscono ad Emanuela Candeo una dedizione assoluta al lavoro: sempre aggiornata ed esperta di nuove tecnologie, era una maestra che univa l’innovazione alla tradizione di un insegnamento a misura di bambino.
Prima che il male prendesse il sopravvento, aveva anche collaborato con l’Università di Padova. La dirigente dell’istituto Zanellato, Barbara Vicentini, la ricorda con affetto: «Emanuela ha dato all’istruzione tutto quello che poteva e la sua era una scuola con la ’s’ maiuscola, dove il benessere dell’alunno è prioritario. Abbiamo perso una grande insegnante, una bravissima organizzatrice e una persona profondamente onesta».