Padova. L'autopsia conferma la morte per annegamento di Oussama Ben Rebha, lanciatosi nel Brenta per evitare la polizia

Si attendono gli esiti dell'esame tossicologico. L'amica del 23enne che ha accusato i poliziotti di averlo picchiato rischia una denuncia

Sabato 21 Gennaio 2023 di Marco Aldighieri
L'autopsia conferma la morte per annegamento di Oussama Ben Rebha

PADOVA - Quel giovane tunisino morto nelle fredde acque del fiume Brenta, nel quartiere di Pontevigodarzere a Padova, non è stato pestato dalla polizia. La pesante accusa era stata lanciata da una sua amica e dai suoi parenti, ma a smontarla del tutto è arrivato l'esito dell'autopsia. L'esame autoptico, eseguito dal medico legale Andrea Porzionato nominato dalla Procura, ha identificato la causa della morte nell'annegamento. Oussama Ben Rebha aveva acqua nei polmoni. Ma soprattutto non sono stati trovati segni di violenza sul suo corpo. All'autopsia ha preso parte anche il medico legale Alberto Raimondo nominato invece dall'avvocato Marina Infantolino legale della famiglia del giovane nordafricano. Dal cadavere sono stati prelevati anche campioni di organi e di sangue, che saranno sottoposti agli esami tossicologici.

Morto per annegamento

Il risultato non si avrà prima di novanta giorni. Già l'esame esterno sul corpo del ragazzo, effettuato mercoledì 11 gennaio quando è stato ripescato dal fiume, aveva evidenziato l'assenza di segni di violenza. Il pubblico ministero Luisa Rossi, titolare delle indagini, ha aperto un fascicolo per resistenza a pubblico ufficiale e nessuna persona è stata iscritta nel registro degli indagati. Gli investigatori non hanno dubbi su quanto sia accaduto martedì 10 gennaio intorno alle 16, quando la polizia ha proceduto al controllo di quattro giovani stranieri in via Querini. A suffragare la tesi di una perfetta azione da parte degli agenti della Sezione volanti, ci sono anche due testimoni. Entrambi, agli inquirenti, hanno raccontato le stesse cose. Il tunisino avrebbe strattonato con forza un poliziotto, divincolandosi e tentando la fuga per poi lanciarsi nelle fredde acque del Brenta. L'agente, rimasto contuso, avrebbe provato a salvare la vita al ragazzo richiamandolo a riva e allungandogli un pezzo di legno raccolto sull'argine: «Avvicinati - gli ha gridato - vieni qua e aggrappati al ramo».

Non è successo e il corpo del giovane si sarebbe inabissato quasi subito. Adesso le indagini condotte dagli uomini della Squadra mobile andranno a concentrarsi su chi avrebbe accusato ingiustamente la polizia di avere pestato e gettato nel Brenta il giovane straniero. Sarebbe stata Assia Dahhani, amica di Oussama, a raccontare di avere ricevuto una videochiamata da uno dei ragazzi in fuga dagli agenti dove si sarebbe visto un poliziotto pestare e gettare nel fiume il 23enne tunisino. Ora rischia una denuncia per calunnia. 

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