Parte oggi la missione nello spazio targata Padova: obiettivo le tre lune di Giove

Giovedì 13 Aprile 2023 di Mauro Giacon
MISSIONE SU GIOVE - Obiettivo studiare le tre lune del pianeta
PADOVA -  «Emozionata? Eccome. Sono dieci anni che ci lavoro». Alice Lucchetti, 34 anni, astrofisica, appartiene all’Inaf di Padova, il nostro Osservatorio, inserito nell’istituto italiano di astrofisica. L’abbiamo raggiunta nella Guyana francese dove attende il lancio della sonda Juice per il suo lungo viaggio verso Giove, il pianeta più grande del Sistema Solare. Oggi alle 9.15 del mattino in Guyana francese, le 14.15 italiane, l’imponente razzo alto più di 50 metri che porta 10 strumenti per studiare le lune di Giove partirà per una missione da 1,6 miliardi di dollari.
Dentro c’è anche l’Università di Padova. Il compianto Stefano Debei ex direttore del Cisas ha guidato il team che ha partecipato alla progettazione, realizzazione e collaudo di “Janus”, il telescopio che osserverà Europa, Ganimede e Callisto. In particolare il Cisas ha studiato il disegno delle ottiche e ha testato la funzionalità dello strumento. Mentre lei è oggi co-investigator della pianificazione delle osservazioni sulle superficie ghiacciate e coordinatrice del gruppo di lavoro che studierà superfici e composizione. 
IL RUOLO
In Italia nello stabilimento di Campi Bisenzio sono state costruite alcune delle tecnologie della missione sviluppate dal gruppo Leonardo, con il finanziamento e il coordinamento dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) e la supervisione scientifica dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), e il gruppo Thales Alenia Space. Tra questi, c’è Janus, una telecamera ad alta risoluzione che monitorerà l’atmosfera di Giove e studierà approfonditamente le sue tre lune. 
In particolare Leonardo-Finmeccanica la ditta italiana che è stata incaricata del modello di volo ha commissionato a Padova uno dei meccanismi di protezione delle lenti del telescopio, coordinato con l’Università di Napoli Parthenope. Dunque bisognava esaminare migliaia di parametri ai quali sarà sottoposta la struttura. Dalle reazioni all’escursione termica ai carichi di gravità dovuti all’accelerazione durante il lancio. Ma soprattutto definire uno strumento che sarà 50 volte più potente rispetto alla missione precedente, intitolata a Galileo che per primo le scoprì nel 1610.
La missione Juice sta per “Jupiter Icy moons Explorer” e rientra nel programma Esa “Cosmic vision 2015-2025”. Lo scopo è determinare se esistono condizioni adatte allo sviluppo di forme di vita elementari. E poi studiare le librazioni di Ganimede cioè il moto relativo del nucleo rispetto alla crosta che deforma la superficie e permette di scoprire le interazioni gravitazionali fra i pianeti e in ultima fase capire quanto è pesante il nucleo.
LO SCOPO
La sonda raggiungerà Giove dopo un viaggio di sette anni. Passerà tre anni e mezzo a esaminare la turbolenta atmosfera del gigante gassoso, la sua magnetosfera, il tenue sistema di anelli e i suoi satelliti. Questi ultimi, in particolare, saranno oggetto di particolari attenzioni da parte di Juice. 
La missione studierà, infatti, le lune ghiacciate Ganimede, Callisto ed Europa, sotto le cui croste gelate si pensa siano ospitati oceani d’acqua. Habitat potenzialmente compatibili con la vita. La fase finale della missione sarà rappresentata da un tour di otto mesi intorno a Ganimede. Sarà la prima volta, dopo la Luna, che una navicella spaziale orbiterà intorno a un satellite del Sistema Solare.
La missione è equipaggiata con dieci strumenti all’avangurdia - camere ad alta risoluzione, altimetri laser, radar per penetrare la superficie ghiacciata e sensori per studiare il campo magnetico e le particelle cariche - tra cui Rime (Radar Sounder for Icy Moons Exploration) il cui sviluppo è stato affidato dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e a Thales Alenia Space. É realizzato con il supporto dell’Asi e con il contributo tecnologico di Leonardo anche lo spettrometro Majis, a dimostrazione dell’importante ruolo dell’Italia nella missione. Italiano sarà anche il generatore fotovoltaico che con i suoi dieci pannelli per un totale di 97 metri quadrati di superficie sarà il più grande mai realizzato nella storia dell’esplorazione del sistema solare.
Ultimo aggiornamento: 16:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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