Catena di ferro e fucile a gas, minacce di morte a 3 ragazzi

Martedì 30 Marzo 2021 di Marco Aldighieri
Catena di ferro e fucile a gas, minacce di morte a 3 ragazzi

PADOVA - I guai per Espedito Franzese, napoletano di 35 anni residente in città, sembrano non avere mai fine. Dopo avere patteggiato la sua pena per rapina nel lontano 2010, ora si trova di nuovo nel mirino della Procura. Questa volta è accusato di lesioni gravi, minacce, danneggiamento e porto abusivo di armi. Le sue vittime sarebbero tre ragazzi, tra cui un minorenne, divenuti il suo bersaglio, nel maggio dell'anno scorso, per una vicenda legata ad alcune carte prepagate.

Il pubblico ministero Silvia Golin, titolare del fascicolo, ha chiuso le indagini e presto chiederà il rinvio a giudizio.


I FATTI

Franzese avrebbe avuto una serie di contenziosi con tre giovani, tra cui un minorenne, per una questione di soldi legata ad alcune carte prepagate. La tensione tra lui e i ragazzi con il passare dei giorni è aumentata, fino ad arrivare all'11 maggio dell'anno scorso quando il 35enne napoletano ha pensato di regolare i conti. L'uomo ha affrontato i tre rivali armato di una catena in ferro e di un fucile a gas. Prima ha minacciato di morte i giovani e poi ha sparato alla coscia di uno dei tre con il suo fucile a pompa. In preda alla rabbia ha poi danneggiato l'auto, sempre di proprietà di uno del terzetto di vittime, utilizzando la catena munita di lucchetto. I tre amici alla fine sono riusciti a scappare e a dare l'allarme. Sono poi scattate le indagini da parte degli uomini della Squadra mobile. Gli inquirenti hanno ricostruito la dinamica di quanto era successo, ascoltando anche i racconti dei tre giovani, e hanno sequestrato a Franzese il fucile a pompa a gas e la catena con il lucchetto.

CHI È

Espedito Franzese ha fatto parte della banda del taglierino. In sei, a partire dal maggio del 2009, hanno messo a segno undici rapine in banca tra Padova, Venezia e Treviso. Lo facevano per il gusto del brivido, per avere contante fresco in tasca e per fare la bella vita. Il modus operandi era sempre lo stesso. Il giorno prima della rapina rubavano un'auto, spesso una Fiat Uno o una Y10 perchè più facili da aprire, quindi la posteggiavano in una via attigua all'istituto di credito che volevano alleggerire. Poi pochi istanti prima della rapina a bordo di una Mercedes grigia station wagon e di una Renault Clio andavano a riprenderla. Due si dirigevano verso la filiale con la macchina rubata e gli altri fungevano da pali. Orario di azione sempre tra le 15 e le 15.30. Entravano in banca con parrucca, cappello e armati di taglierino. La banda sembrava inarrestabile, fino a quando nel colpo del dodici giugno del 2009 alla filiale della banca Antonveneta di via Ippodromo uno dei rapinatori ha commesso un errore. 

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