PADOVA - Due condanne, nove patteggiamenti, quattordici rinvii a giudizio e la confisca di profitti illeciti per oltre dieci milioni di euro. É il risultato dell'udienza preliminare per la gigantesca frode fiscale che ruotava attorno a Mg Group, società specializzata nell'installazione di impianti antincendio. Un complesso meccanismo di società cartiere, con decine di prestanome e bonifici in banche estere per ripulire il nero dei clienti attraverso migliaia di fatture per operazioni inesistenti che hanno sottratto all'erario cinque milioni e mezzo di Iva. Due elementi di spicco dell'inchiesta della Guardia di Finanza, coordinata dal pm Emma Ferrero, hanno scelto il giudizio abbreviato: Gianni Mingardo, 61 anni, di Abano, e Raffaele Costa, 50 anni, padovano con residenza a Chioggia, amministratori di Mg Group, con sede in città, in viale della Navigazione Interna, sono stati condannati rispettivamente a cinque anni e otto mesi e quattro anni di reclusione. Il gup Maria Luisa Materia ha accolto le richieste della pubblica accusa che chiedeva però pene più alte: sei anni e sei mesi per Mingardo, quattro anni e sei mesi per Costa.
TESTE DI LEGNO
Nove gli imputati che hanno preferito scendere a patti con la Procura: Dario Dozzi, 49enne, di Portogruaro, ha concordato due anni, quattro mesi e venti giorni di reclusione, con pena non sospesa. Benefici concessi invece a Ra Sfriso, 49 anni, di Marcon (un anno, dieci mesi e venti giorni), Luca Tonello, 48 anni, di Villanova di Camposampiero (un anno e dieci mesi), Luca Zonta, 53 anni, di Romano di Ezzelino (un anno, nove mesi e dieci giorni), Simone Cardì, 75enne catanese residente a Vedelago (un anno, nove mesi e dieci giorni), Pietro Papes, 58 anni, di Conegliano (un anno e otto mesi), Barbara Turchetto, 46 anni, di Portogruaro, Franco Ferrato, 55 anni, di Piove di Sacco e Gabriele Giraldo, 58 anni, di Arzergrande (un anno ciascuno). In quattordici hanno infine scelto di affrontare il processo, che muoverà i primi passi davanti al collegio il prossimo 12 dicembre. Si tratta dell'altro ex amministratore di Mg Group Luigi Scudella, 62 anni, vicentino con residenza a Bratislava, della moglie Silvia Marangon, 61 anni, dell'altro ex amministratore Massimo De Silvestro, 53 anni, di Santa Maria di Sala, Giovanni Giurietto, 81 anni, di Mira, Stefano Ravera, 38 anni, di Genova, Federica Pittarello, 44 anni, di Noventa Padovana, Pierpaolo Tommasini, 51 anni, di Abano, con residenza a Benin City (Nigeria), e Vasile Vanghele, 46 anni, di origini romene, domiciliato a Sarmeola di Rubano, tutti accusati a vario titolo di associazione per delinquere transnazionale finalizzata alla bancarotta, all'evasione fiscale, all'emissione di false fatture, al riciclaggio e all'autoriciclaggio. Dovranno invece rispondere di reati fiscali gli amministratori di società coinvolte nel giro di false fatturazioni Alessandro Gardin, 45 anni, di Noventa Padovana, Mattia Mingardo, 40 anni, con domicilio in Croazia, Andrea Oro, 38 anni, di Foza (Vicenza), Pino Rossi, 62enne, di Gallio (Vicenza), e Mauro Scarmin, 55 anni, di Vicenza. A processo infine, con l'accusa di riciclaggio, la moglie di Mingardo Paola Sabbadin, di 61 anni.
La complessa indagine della Guardia di finanza era sfociata in un gigantesco blitz il 15 maggio 2019. I baschi verdi avevano dato esecuzione a dodici ordinanze di custodia cautelare decapitando i vertici della banda, a capo della Mg Group, società con doppia veste: specializzata nella sostituzione e manutenzione di impianti antincendio, per caserme, ospedali e tribunali, aveva però costruito un gruppo di cartiere, utilizzate per emettere fatture collegate a servizi od operazioni inesistenti, con l'obiettivo finale di ripulire il nero prodotto da una lunga serie di clienti. I bonifici finivano sui conti correnti di tre società estere con sede in Slovacchia, Croazia e Slovenia, tutte gestite dai promotori dell'associazione a delinquere. I soldi rientravano in Italia con apposite spedizioni. I pacchi di contante tornavano a dentro alle valigette e venivano reinvestiti in società immobiliari o mediante l'acquisto di beni di lusso. Tra conti correnti italiani ed esteri, immobili e auto di lusso sono stati confiscati beni per un controvalore di 10,4 milioni.
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