Oltre 10mila padovani sono senza medico di base: il piano per risolvere la situazione

Venerdì 4 Marzo 2022 di Gabriele Pipia
Oltre 10mila padovani sono senza medico di base: il piano per risolvere la situazione

PADOVA - Oltre diecimila padovani senza medico di base. Diecimila persone costrette a rivolgersi alla guardia medica oppure a pagare privatamente per ottenere un consulto, una ricetta e un certificato di malattia. Il problema esiste da anni ma gli effetti sono emersi in modo dirompente negli ultimi mesi con l'impennata dei contagi che ha portato più di un cittadino a scoprirsi senza un fondamentale punto di riferimento. L'Ulss si sta attivando per trovare una soluzione: negli ultimi giorni ci sono state diverse riunioni interne e ora l'obiettivo è quello di aprire gli ambulatori di guardia medica anche di giorno arruolando le Usca e puntando a un doppio obiettivo: accogliere i profughi ucraini che necessitano di accoglienza e assistere anche i pazienti senza medico di base.


I MOTIVI

Ci troviamo davanti a tre categorie di situazioni. La prima, quella presente nel 70% dei casi: pazienti rimasti senza dottore dopo che il loro è andato in pensione senza essere sostituito. La seconda: cittadini arrivati da fuori Padova o addirittura da fuori Italia che non si sono mai presentati agli sportelli dell'Ulss per scegliere un nuovo medico. La terza: ragazzini che hanno superato l'età pediatrica ma non si sono ancora registrati in nessun ambulatorio per adulti.

Il risultato è che gli ambulatori di guardia medica ricevono sempre più spesso chiamate da chi non ha un medico. I farmacisti, invece, si trovano di fronte cittadini che chiedono un farmaco senza avere la prescrizione oppure che pagano di più visto che non hanno la ricetta mutuabile.


I NUMERI

Per inquadrare bene la situazione partiamo dai numeri. In tutta la provincia di Padova si contano 936 mila residenti che hanno diritto ad essere seguiti da un medico di base oppure da un pediatra di libera scelta. A questi si aggiungono studenti e lavoratori non residenti. Quelli effettivamente assistiti, però, oggi sono 910 mila. Arriviamo quindi a contare oltre 26 mila persone senza medico. Se consideriamo però tutti quelli che in realtà hanno il domicilio fuori Padova e tutti gli anziani in cura nelle case di riposo, il numero si abbassa. Si stima che alla fine i pazienti effettivamente senza medico siano almeno 10 mila e potrebbero presto arrivare a toccare quota 15 mila. La situazione più preoccupante si registra nel distretto 3, quello che raggruppa i quartieri sud-est di Padova, il comune di Albignasego e un'ampia area del Piovese. Ma il tema è sentito in quasi tutta la provincia e in diversi quartieri della città: la scorsa settimana il Gazzettino ha raccontato la storia di due medici dell'Arcella e di Forcellini andati in pensione senza che l'Ulss riuscisse a trovare sostituti. La carenza di medici di famiglia e l'assenza di un adeguato ricambio generazionale è senza dubbio il problema a monte.

LE CONSEGUENZE

Tutti questi pazienti, quindi, come fanno se hanno un mal di pancia che richiede un certificato di malattia oppure se hanno bisogno di una ricetta per un farmaco? Tre opzioni. La prima, la più estrema, è rivolgersi al pronto soccorso. La seconda, ben più diffusa, è chiamare la guardia medica (che opera in 13 sedi in orario serale-notturno e nei giorni festivi e prefestivi). La terza è farsi assistere privatamente: ogni medico di famiglia può effettuare una prestazione occasionale per un qualunque cittadino emettendo una fattura di 15 euro.


LE SOLUZIONI

I vertici dell'Ulss stanno studiando la soluzione al problema e un'ipotesi è già sul tavolo: aprire gli ambulatori di guardia medica anche in orario diurno in modo da accogliere sia i profughi ucraini bisognosi di assistenza sia i tanti padovani senza medico di base. Chi andrebbe a lavorare in questi ambulatori? L'ipotesi è quella di rivolgersi ai giovani delle Usca, unità speciali impegnate durante la pandemia. Al piano sta lavorando Maria Chiara Corti, direttrice dei servizi sociosanitari dell'Ulss Euganea, che ha già interessato i direttori di distretto e gli altri vertici dell'azienda sanitaria. E ieri sul tema c'era grande fibrillazione.
Sul tavolo c'è quindi la possibilità di riorganizzare l'attività delle Usca, considerando anche il crollo dei contagi. Già nei prossimi giorni l'Ulss dovrebbe prevedere in via sperimentale l'apertura diurna degli ambulatori di guardia medica monitorando quotidianamente gli accessi e i motivi. Poi si deciderà se mantenere stabilmente aperta la guardia medica anche di giorno.


IL SINDACATO

Conosce perfettamente questa situazione Domenico Crisarà, dottore di base all'Arcella. Ha una visione d'insieme in quanto presidente dell'Ordine dei Medici di Padova ma in questo caso parla da segretario provinciale del sindacato Fimmg. «Il problema della carenza dei medici è molto serio e la situazione è destinata ad aggravarsi - spiega - La Regione ha dato la possibilità di alzare il tetto massimo di pazienti per ogni medico da 1.500 a 1.800 ma fino ad ora hanno aderito in pochissimi. I carichi di lavoro sono già enormi così».
L'unica soluzione, per Crisarà, «è impostare una diversa organizzazione del lavoro. Bisogna puntare sull'attività medica sgravandoci dell'attività infermieristica e amministrativa, a quel punto potremmo anche avere un numero più alto di pazienti e coprire anche più ambulatori». Il messaggio è ovviamente rivolto alla Regione ma intanto Crisarà si rivolge anche ai sindaci, coloro che per primi vengono chiamati dai cittadini quando manca il medico di base. «Incontreremo la conferenza dei sindaci, tutti devono conoscere la situazione».

Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 09:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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