PADOVA - A parità di carriera, i camici bianchi dell'Azienda ospedaliera di Padova guadagnano meno dei colleghi del resto del Veneto, con differenze che possono arrivare anche a sfiorare i trentamila euro l'anno. La disparità di trattamento retributivo, derivante da una diversa distribuzione dei fondi destinati ai contratti integrativi, è già nota alla Regione: non a caso è in corso un'interlocuzione con il ministero dell'Economia sullo sblocco di 40 milioni da destinare anche al riequilibrio degli stipendi. Ma per rinfrescare la memoria ai decisori politici, in queste ore è arrivata al presidente Luca Zaia, ai suoi assessori e a tutti i consiglieri un'email che dettaglia il confronto tra i vari enti del Servizio sanitario regionale, fino a lanciare un appello per eliminare «una palese discriminazione di cui non sono sicuramente colpevoli i medici ospedalieri».
Quanto vengono pagati i dottori?
La lettera è firmata da Giampiero Avruscio (Anpo-Ascoti), insieme a Benito Ferraro (Cimo-Fesmed) ed Emilio Pagiaro (Fassid-Snr).
Stipendi diversi
Le discrepanze si sono sedimentate negli ultimi vent'anni. «Questo - ribadisce Avruscio con Ferraro e Pagiaro - è dovuto alla distribuzione dei fondi regionali alle varie Ulss. Fondi che la Regione non ha mai rivisitato, nonostante la recente riforma che ha ridefinito i confini delle Ulss e istituito l'Azienda Zero, che come sappiamo è una realtà per lo più di tipo amministrativo-gestionale, rispetto ad un rischio clinico elevatissimo di chi deve curare le più elevate complessità». Attraverso un emendamento al Bilancio approvato nel 2019, era stato apportato un correttivo annuo di 2,2 milioni, che però si traduce in un aumento medio a testa di 2,87 euro lordi al giorno, cioè 1.122,80 all'anno. Il rimedio a cui punta Palazzo Balbi è legato piuttosto all'impegno sancito tre anni fa dal Patto per la salute, il quale prevedeva che le Regioni con i conti in ordine potessero favorire la graduale perequazione del trattamento accessorio, destinando alla contrattazione integrativa risorse aggiuntive nel limite del 2% del monte salari regionale, al netto degli oneri riflessi, rilevato nel 2018. Tuttavia il Mef non ha ancora autorizzato il Veneto a farlo. E così padovani gran dottori, ma pagati meno di tutti gli altri.