VENEZIA - Nel corso della pandemia a livello nazionale si sono contagiati oltre 90.000 sanitari. Come la dottoressa Samar Sinjab, che aveva l’ambulatorio a Mira ed è stata la centesima a cadere sul campo, nella tragica conta che la Federazione degli Ordini dei medici ha aggiornato finora a 346 croci.
LA TESTIMONIANZA
L’idea è maturata dalla storia di Gianni Calabrese, odontoiatra di Padova (dov’è stato anche consigliere comunale), medico ormai in pensione ma rientrato in servizio per stare nella trincea del Pronto soccorso. «Ho risposto alla chiamata del Governo – racconta – e da maggio a novembre ho lavorato prevalentemente a Portogruaro, San Donà di Piave, Caorle, Bibione. L’ultimo turno è stato ad Auronzo, che era pieno di Covid. Sono stato intubato, perché non respiravo più. Sono rimasto sedato per due mesi e mezzo, poi ho trascorso un altro mese in Semi-intensiva. È stata una batosta: io che ero un tipo super attivo, non mi muovevo più. Ancora adesso devo sempre essere accompagnato, in quanto mi manca il respiro e faccio una fatica incredibile, malgrado siano passati cinque mesi. In tutto questo, l’ente previdenziale Enpam e le istituzioni non mi sono venute incontro per niente. Mi sono dovuto procurare il letto, la carrozzina, il fisioterapista».
LA MOBILITAZIONE
Osserva l’ex deputato Filippo Ascierto: «Il suo caso mi ha fatto capire che c’è una grave lacuna nella legge di cui mi ero occupato quand’ero in Parlamento. Purtroppo i sanitari non sono ricompresi nell’elenco delle categorie in cui vengono individuate e tutelate le vittime del dovere». Ci sono i magistrati, gli appartenenti alle forze armate e alle forze di polizia: a questi, o alle loro famiglie, vengono riconosciute misure come indennizzi, vitalizi, borse di studio, quote riservate nei concorsi pubblici. «Medici, infermieri e operatori sanitari – aggiunge il consigliere regionale Enoch Soranzo, primo firmatario della mozione – hanno pagato un tributo altissimo, in termini di vite umane per chi è deceduto, così come di conseguenze fisiche e psicologiche per chi si è salvato ma porterà i segni dolorosi di un lungo ricovero in Terapia Intensiva». La mobilitazione è sostenuta anche dall’Associazione regionale primari ospedalieri, di cui Giampiero Avruscio è referente nell’Azienda ospedaliera di Padova: «Un’iniziativa lodevole, che fa un passo in più rispetto alle manifestazioni di affetto delle autorità e degli artisti, mostrando vero rispetto per i medici».