L'ultimo bando: in provincia di Padova mancano 51 medici di base

Lunedì 2 Agosto 2021 di Gabriele Pipia
Medici di base: nodo-carenza in tutta la provincia. Qui sopra il dottor Crisarà

PADOVA - Una situazione sempre più difficile da gestire. Anzi, come si legge in uno dei tanti gruppi Whatsapp dei dottori padovani, «una vera emergenza nell’emergenza». Da anni in tutta la provincia di Padova tiene banco il problema della carenza dei medici di base e ora – con una pandemia tutt’altro che superata – i numeri confermano le preoccupazioni di un’intera categoria. La Regione Veneto ha appena pubblicato le assegnazioni annuali dei posti vacanti, quelle necessarie a sostituire i medici in età da pensione. I numeri parlano chiaro: su 84 posti messi a bando in tutto il territorio dell’Ulss Euganea, ne sono stati assegnati solo 33. All’appello, dunque, oggi mancano 51 dottori di famiglia. L’età-media è sopra i 55 anni e le uscite per anzianità superano nettamente i nuovi ingressi: i neolaureati che si specializzano in Medicina generale non bastano più. 
Per ora si va avanti con incarichi di sostituzione provvisoria ma il problema rischia di esplodere del tutto l’anno prossimo: considerato che ogni dottore gestisce in media 1.300 pazienti, teoricamente nei prossimi dodici mesi oltre 60 mila cittadini della provincia di Padova potrebbero trovarsi senza il proprio medico.

E non sempre la sostituzione è semplice e immediata. La partita interessa almeno 50 Comuni: da Cittadella a Mestrino, da Piazzola sul Brenta a Monselice. 


LE ZONE
Negli ultimi mesi sono emersi diversi episodi di carenza con alcune aree rimaste senza medici, sostituiti poi con grande difficoltà tramite incarichi provvisori. Basti pensare al quartiere padovano di Torre, dove lo scorso 22 giugno è stata inserita temporaneamente l’ex ministra Cecile Kyenge: ha solo una formazione in oculistica ma era l’unica candidata disponibile. Il suo incarico durerà massimo un anno. Altre sostituzioni con analoghi incarichi provvisori si sono rese necessarie in questi mesi a Noventa Padovana, Torreglia e in diversi quartieri di Padova.


LE ASSEGNAZIONI
Per analizzare il quadro bisogna prendere la deliberazione numero 486 firmata il 23 luglio dal dg di Azienda Zero Roberto Toniolo e scorrere l’elenco dei cosiddetti “ambiti rimasti carenti”. Nel Comune di Padova attualmente ci sono due buchi a Torre e a Brusegana mentre in provincia la situazione è decisamente più complessa. Basti guardare a Mestrino e Veggiano: su tre posti da medico di base messi a bando, non ne è stato assegnato nemmeno uno. 
La carenza si aggrava ulteriormente nei Comuni dell’Alta e della Bassa padovana. Nel distretto sanitario 4 (quello che comprende i territori di Cittadella e Camposampiero) su 24 posti messi a bando ne sono stati assegnati solamente quattro. Nel distretto 5 (un territorio che si estende da Montagnana a Conselve) i posti banditi erano sempre 24 e quelli che hanno trovato un nuovo professionista sono solo cinque. 

IL SINDACATO
Il sindacato Fimmg, la principale sigla di rappresentanza dei medici di famiglia, conferma i timori. «A differenza della pandemia, questa situazione era prevedibile già diversi anni fa – riflette il segretario provinciale Domenico Crisarà, titolare di un ambulatorio all’Arcella – Avevamo presentato i primi dati sui pensionamenti dei medici di base nel lontano 2005, quando era necessario investire nella formazione dei futuri colleghi». 
Il nodo parte dalla scuola di specializzazione in medicina generale, tappa obbligata per tutti i laureati in Medicina che intendono diventare medici di famiglia. «Da anni ci battiamo per l’aumento del numero di borse di studio assegnate dalla Regione per accedere a questa specializzazione. Fino a tre anni fa i posti erano solo 50 per tutto il Veneto. Adesso sono più del doppio ma evidentemente è tardi e quindi siamo in difficoltà». 

L’ALTRO NODO
Il problema della carenza è tornato attuale perché in questi mesi sono previsti diversi pensionamenti. «Molte zone, soprattutto in provincia, rischiano di rimanere senza l’assistenza sanitaria di base - prosegue amaro Crisarà - Nei prossimi mesi verrà chiesta anche ai medici che stanno ancora frequentando la scuola di formazione la disponibilità di assistere alcuni pazienti, compatibilmente con gli impegni del corso. Ma saranno comunque insufficienti a colmare questi numeri».
Dal sindacato, quindi, arriva un nuovo appello alla Regione. «Una possibile soluzione c’è. A gennaio 2020 era stato trovato un accordo sui cosiddetti “Team di Assistenza Primaria”. Significa che i medici di base alzerebbero la propria quota massima di pazienti salendo da 1.500 a 2.000, a fronte di una maggior dotazione di personale di studio come segretarie e infermiere, in modo da avere una migliore organizzazione. L’avvento dell’emergenza Covid ha interrotto gli ultimi passaggi burocratici, ma è il momento di riprendere in mano questo progetto».

L’AZIENDA
I vertici dell’Ulss Euganea stanno monitorando la situazione mese dopo mese. «La richiesta fatta da noi alla Regione era diretta alla copertura del medio termine – spiega il dottor Aldo Mariotto, direttore sanitario - L’attuale assegnazione ci consente soltanto la copertura del breve termine, quindi fino alla fine dell’anno. Manteniamo un’elevata attenzione al fenomeno – conclude Mariotto - considerata la rilevanza assoluta che attribuiamo al ruolo del medico di medicina generale, protagonista dell’assistenza rivolta alle nostre comunità». Da oltre un anno esposte in prima linea nella battaglia contro il Coronavirus, adesso le truppe rischiano di rimanere sguarnite.

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