Meccanica, mancano i giovani: «Non possiamo far funzionare i macchinari»

Lunedì 24 Maggio 2021 di Mauro Giacon
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PADOVA - La ripartenza ha bisogno che molti tasselli vadano al loro posto. Ma quello delle imprese è forse il più delicato. Ebbene esiste un paradosso che in qualche modo potrebbe frenarla. Mancano giovani qualificati per far funzionare i macchinari. A lanciare l’allarme sull’assenza di personale qualificato da impiegare in un comparto in piena ripresa, nonostante il Covid, è Federico Boin, presidente provinciale, regionale e nazionale della Meccanica di Confartigianato.
«C’è una netta propensione all’ottimismo nel comparto padovano. Stimiamo un aumento di fatturati del 15% rispetto al 2020. Certo, non siamo ritornati ai livelli del 2019, ma il mercato sta rispondendo bene e questo ci porta a riprendere i nostri investimenti tecnologici e formativi. Proprio qualche giorno fa abbiamo dato il via, grazie al sostegno di Ebav, il nostro ente bilaterale, ad una serie di approfondimenti sul tema della trasformazione digitale, aperti dal pro rettore dell’Università di Padova Fabrizio Dughiero, che seguono un percorso fatto con il nostro ateneo sulla lean production. Eppure, i giovani continuano a vedere le aziende artigiane come luoghi obsoleti. Un retaggio del passato, certamente non più in linea con la realtà».
I DATI
Secondo i dati di Unioncamere, relativi a maggio 2021, sono 870 i lavoratori previsti in entrata nel comparto della metalmeccanica, ma il tasso di difficoltà di reperimento supera il 50%. «Continuo a leggere sui social network commenti di ragazzi che pensano alla grande industria come un luogo più remunerativo, ma non è così – spiega Boin – nell’impresa artigiana si guadagna altrettanto, ma il compenso è calcolato diversamente. Mi spiego: noi garantiamo incentivi legati alla produttività, anche attraverso il welfare aziendale e abbiamo enti bilaterali storicamente forti come Ebav e Sani.in.Veneto che anche nella fase di pandemia hanno dimostrato di saper essere indispensabili per lavoratori ed imprese del comparto artigiano. Se sommiamo tutti i benefit, non c’è differenza tra i compensi dell’industria e quelli dell’artigianato».
E i vantaggi? «Li abbiamo misurati chiaramente durante la pandemia – continua Boin - Noi titolari siamo stati disponibili a fare sacrifici pur di tutelare dipendenti che abbiamo formato negli anni. Per noi i collaboratori non sono numeri di matricola, sono persone che lavorano ogni giorno al nostro fianco. Quando si lavora in aziende di piccole dimensioni, ci si conosce tutti, è ovvio che prevalga una logica meritocratica premiante».
I NUMERI
In provincia di Padova operano 2.861 imprese metalmeccaniche artigiane che occupano oltre 12.100 addetti. La fetta più importante di questo comparto è rappresentata dalla subfornitura, che comprende 1.709 aziende e 7.370 addetti. 
Una priorità per le aziende del comparto è rappresentata dalla formazione: «Le nostre imprese registrano da anni un trend di crescita che si è solo momentaneamente arrestato a causa dell’emergenza sanitaria – spiega Boin - ma per far sì che il nostro sviluppo diventi una ricchezza per l’intero territorio, dobbiamo formare i ragazzi partendo dai banchi di scuola».
Confartigianato si muove da anni in questo senso, con progetti di avvicinamento tra scuola e impresa. «A volte è necessario prendere per mano i ragazzi e indicargli le strade possibili per il proprio futuro – precisa Boin - La metalmeccanica artigiana, in questo momento, sta vivendo profondi cambiamenti tecnici e strumentali. Ma questa spinta verso il futuro ha bisogno del supporto dell’istruzione specializzata che formi lavoratori in grado di maneggiare macchinari di ultima generazione». 
Gli investimenti per la trasformazione digitale sono continui: «Vorrei che questo nostro impegno sul fronte dell’innovazione fosse visibile, noi ne andiamo molto orgogliosi e siamo certi di poter accogliere i ragazzi in luoghi stimolanti che permetteranno loro di intraprendere un percorso arricchente. Ma sono consapevole che spesso, per superare pregiudizi costruiti negli anni, bisogna far toccare con mano la realtà – precisa Boin. Per questo vorrei aprire le nostre imprese, non solo ai ragazzi, ma anche alle loro famiglie. Questa sarà la nostra prossima sfida».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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