Mazzette all'ufficio Immigrazione della questura: 8 a processo, 3 patteggiano la pena

Giovedì 29 Ottobre 2020 di Marco Aldighieri
Mazzette all'ufficio Immigrazione della questura: 8 a processo, 3 patteggiano la pena
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PADOVA  - Il filone bis sullo scandalo delle mazzette in Questura a Padova ieri è arrivato a una svolta. Tre degli undici indagati hanno patteggiato, mentre i rimanenti otto (un cinese è irreperibile) sono stati rinviati a processo dal Gup Domenica Gambardella il prossimo 13 di marzo. Tra loro c’è l’assistente capo Fausto Fanelli al momento sospeso dalla polizia e l’ex sovrintendente capo Renzo Dalla Costa detto la “volpe”. 


IN AULA 
I tre che hanno patteggiato sono Diana Curjos 39 anni, moldava  residente a Ponte San Nicolò (un anno). Quindi Xinmiao Chen 30 anni di Borgoricco (5 mesi) che, già inserito nel primo stralcio di indagini, per quei fatti ha patteggiato tre anni e cinque mesi. Infine Fang Xu, 37 anni di Padova, un anno e cinque mesi. Gli altri rinviati a giudizio, oltre ai già citati Fanelli e Dalla Costa, sono Denis Costa, 61 anni residente a Campodarsego e di professione consulente del lavoro. Franco Menegon 64 anni di Padova anche lui consulente del lavoro. Poi il commercialista Cristiano Sachs 41 anni di Padova e Marta Fassina 31 anni di Vigonza. Quindi il cittadino cinese Xiaoling Hu 51 anni al momento irreperibile e il macedone Feta Seferi 60 anni residente a Camposampiero.
I REATI
Tutti sono accusati a vario titolo di concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e falsità ideologica continuata in concorso. Secondo gli inquirenti i due agenti, all’epoca dei fatti in servizio nell’Ufficio immigrazione, si facevano pagare, attraverso una rete fatta di commercialisti e consulenti del lavoro, per agevolare i cittadini cinesi nell’ottenere il permesso di soggiorno.
LE INDAGINI
Il boss dell’organizzazione, secondo l’accusa rappresentata dal sostituto procuratore Sergio Dini, sarebbe stato il sovrintendente capo Renzo Dalla Costa 52 anni di Campo San Martino, fermato il 6 febbraio del 2017, e soprannominato la “volpe” o la “mente”. Dalla Costa si sarebbe messo in tasca mazzette per 200 mila euro. Il suo braccio destro, in questa secondo filone dell’indagine, è risultato essere l’assistente capo Fausto Fanelli, 51 anni residente a Padova con un passato da sindacalista del Coisp da dove è stato espulso. Per l’accusa Fanelli, in collaborazione con un paio di consulenti del lavoro, un commercialista e alcuni stranieri, ha ricevuto somme di denaro, mazzette, per allegare alle pratiche per la concessione dei permessi di soggiorno a favore di cittadini cinesi documentazione falsa. Come, certificati di residenza, certificati di conoscenza della lingua italiana e certificati di rapporti di lavoro con false buste paga. E della falsità delle carte, ancora secondo l’accusa, erano a conoscenza sia Fanelli e sia Dalla Costa. Quest’ultimo, la “volpe”, finito anche nel primo filone dell’inchiesta, è stato considerato dagli inquirenti come una persona pericolosa per la sicurezza nazionale. Il Gip Margherita Brunello nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti dell’ex sovrintendente capo Renzo Dalla Costa (a processo in rito abbreviato per il primo stralcio è stato condannato a cinque anni e sei mesi) ha scritto “...Il fatto che un funzionario di polizia, in un momento simile per il terrorismo, permetta con queste modalità corruttive l’accesso e il transito di stranieri extracomunitari non identificati, è un fatto gravissimo...”. Ancora per l’accusa i due poliziotti, Fanelli e Della Costa, si sarebbero fatti pagare un permesso di soggiorno da mille a duemila euro. In totale i permessi falsi emessi dalla Questura tra il 2013 e il 2016 sarebbero 400. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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