Il campo di calcio non basta per l'addio al capitano Matteo

Domenica 31 Marzo 2019 di Maria Elena Pattaro
Il campo di calcio non basta per l'addio al capitano Matteo

BORGO VENETO - Un intero stadio per dire addio a Matteo Canevarolo, il 44enne di Borgo Veneto, odontotecnico e fuoriclasse del calcio padovano morto lunedì sera a Ospedaletto Euganeo, in un tragico incidente stradale. Ieri mattina le tribune del campo di calcio di Saletto, quello in cui Caneva ha disputato decine di partite, non è bastato a contenere le migliaia di amici, compagni di squadra e tifosi venuti a dirgli addio. La sua vita si è spezzata lunedì sera lungo la Sr 10 mentre, in sella alla sua Ducati Monster, stava tornando a casa dalla moglie Daniela Rossignolo e dai figli adolescenti Luca e Silvia, dopo una giornata di lavoro.
 
L'INCIDENTELa moto si è schiantata contro un furgone che stava svoltando a sinistra. «Per sempre con noi, ciao Caneva!» si leggeva sul lungo striscione steso in campo ieri mattina, ai piedi della bara, che dopo il funerale ha raggiunto lo stadio. Ad accoglierla lunghi applausi carichi di dolore per la prematura scomparsa di un calciatore di talento e di un grande uomo. Ma in quel battito di mani c'era anche la gratitudine di chi ha avuto la fortuna di condividere un pezzo di strada con Matteo.
IL CAPITANOQuest'anno Caneva capitanava il Merlara, squadra che milita in Seconda Categoria, e che in suo onore ha sventolato la bandiera azzurra e verde, intonando il coro «Esiste solo un capitano». Ma nel corso della sua carriera il 44enne ha indossato le maglie di molte altre squadre della Bassa padovana: Nova Gens, Porto Legnago, Legnago Salus, Monselice, Casale di Scodosia, Conselve. Ieri intere formazioni del calcio padovano si sono radunate davanti alla chiesa di Saletto per l'addio a Matteo, per poi accompagnare la bara verso l'ultimo ingresso allo stadio. Dagli spalti si vedeva la foto di Caneva sorridente, con il pollice alzato, in un gesto ripetuto chissà quante volte per rassicurare i compagni.
NUMERO 6«Caneva era una leggenda, Caneva era il numero 6, Caneva era il nostro capitano! Esempio per tutti dentro e fuori dal campo! Ci mancherai» ha letto il sindaco e amico Michele Sigolotto a nome dell'Aqs Borgo Veneto. E mentre lo stadio tributava l'ultimo lungo applauso al campione, papà Luciano, dopo aver abbracciato la bara, ha sollevato orgoglioso la maglia numero 6 indossata dal figlio. Durante l'omelia il parroco don Mario Giuliano Miotto ha spezzato un vaso con un martello. Un colpo secco, che ha lasciato a terra decine di cocci. «Matteo era questo: un bellissimo vaso, ricolmo di vita e di energia, che si è spezzato all'improvviso ha spiegato il sacerdote ma chi lo ha conosciuto porta con sé un frammento di lui sotto forma di ricordi, insegnamenti ed esperienze vissute insieme». «Vogliamo ricordarti come una luce ha aggiunto una compaesana a nome dell'intera comunità hai saputo trasmettere e donare amore, grinta, passione nel fare squadra».
Maria Elena Pattaro 

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