Matrimoni, duemila imprese del settore sperano nel decreto Draghi

Domenica 16 Maggio 2021 di Silvia Moranduzzo
Tenta di riavviarsi il settore dei matrimoni, da mesi in attesa del via libera

PADOVA - Rispolverate l’organo, stanno tornando gli sposi. Domani si avranno informazioni più precise riguardo a come i matrimoni potranno essere celebrati e festeggiati ma è da qualche settimana che si sente una certa atmosfera nell’aria. «Probabilmente le riaperture e l’accelerazione della campagna vaccinale hanno instillato nuova fiducia nelle coppie che avevano dovuto posticipare le nozze – ipotizza Silvano Ruffato, titolare di un negozio di abiti da cerimonia a Camposampiero – Da due o tre settimane vedo un certo movimento, ci sono i promessi sposi del 2020 che cominciano ad essere impazienti. E qualcuno ha deciso di sposarsi comunque, accettando la regola dei 30 invitati al massimo pur di dire il fatidico “sì”. Ora vedremo cosa ci sarà nel prossimo decreto Draghi».
IL BLOCCO
Il settore delle cerimonie è rimasto bloccato al febbraio 2020 tra incertezze e annullamenti. Maggio e giugno, i mesi più gettonati per i matrimoni, vedranno forse una ripartenza. «Dispiaceva anche a noi quando un matrimonio veniva annullato, non solo per il lavoro ma soprattutto per il sogno infranto, in qualche modo chi fa il nostro mestiere condivide la gioia dei clienti – dice Pierpaolo Varotto, titolare della fioreria Pontecorvo – Ora qualcuno ha ricominciato a programmare e tra questi ci sono alcune coppie che hanno deciso di invitare meno persone per risparmiare. Per noi vuol dire decorare meno tavoli ma devo dire che siamo stati fortunati, a soffrire sono più che altro i servizi di catering, i ristoranti o i negozi di abiti da cerimonia. Noi comunque abbiamo lavorato, non come prima, ma potevamo restare aperti quindi abbiamo potuto vendere per San Valentino, la festa della donna e la festa della mamma».
I DATI
Nel Padovano, secondo i dati di Ascom Confcommercio, ci sono duemila imprese coinvolte nel settore che danno lavoro a 20mila persone e a 3mila stagionali. Un comparto da un miliardo di fatturato che stando alle stime dell’associazione di categoria si è azzerato al 90 per cento, tanto che si teme la chiusura del 30 per cento delle aziende. «Ristori noi non ne abbiamo visti, o meglio, ci sono stati dati gli stessi ristori dei negozi di abbigliamento per il periodo di chiusura – spiega Ruffato – Ma noi non siamo un negozio normale. È come se fossimo stati chiusi un anno intero. Comunque ora aspettiamo lunedì (domani, ndr) e capiremo cosa succederà. Vedo impazienza nei clienti, per noi potrebbe rivelarsi un bel momento tra chi aveva annullato la cerimonia nel 2020 e chi aveva già programmato di sposarsi quest’anno. Siamo fiduciosi».

 

Ultimo aggiornamento: 10:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci