PADOVA - I calici sui banchetti, preparati nei parchi e nelle ville di tutta la provincia, sono mezzi pieni o mezzi vuoti? Dipende tutto dal punto di vista. Per invitati e festeggiati è di nuovo tempo di brindisi e foto di gruppo, ma per gli addetti al catering il sapore è agrodolce. C'è la soddisfazione per aver ricominciato con le cerimonie, certo, ma ci sono anche i mugugni per una ripartenza a ostacoli. La necessità di avere il green pass infatti sta portando ad una raffica di disdette. I principali organizzatori di banchetti della provincia stimano un calo del 30% delle presenze rispetto agli accordi originari, con serie ripercussioni economiche. L'Appe sta ricevendo moltissime segnalazioni e il segretario Filippo Segato conferma: «È un problema diffuso e dipende dal fatto che molti rinunciano a fare il tampone per se stessi o per i figli piccoli.
LE REGOLE
Riepiloghiamo. L'ultimo decreto del premier Mario Draghi permette le celebrazioni in zona bianca ma tutti i partecipanti devono avere un green pass. Per chi ha già ricevuto la prima dose del vaccino, il certificato è disponibile a partire dal quindicesimo giorno dopo l'inoculazione, mentre per chi ha già ricevuto entrambe le dosi il certificato viene rilasciato immediatamente. La seconda ipotesi è quella di aver avuto il Covid ed essere guariti. La terza via per ottenere il certificato verde è quella di fare un tampone nelle 48 ore precedenti alla festa (e avere ovviamente esito negativo).
«Ma le regole chiare sui tamponi per i bimbi non sono ancora state date e questo ci penalizza molto» afferma Giuseppe Marchioro, al timone di una realtà che da più di vent'anni si è affermata nel settore dei ricevimenti. «In questi giorni siamo partiti con i primi matrimoni a Limena e sui colli Berici ed è stato emozionante, come fosse il primo giorno di scuola. Ma ci sono ancora tanti problemi». Eccoli: «Contiamo defezioni sul 30% degli invitati. Dipendono soprattutto dalla scelta di non eseguire un tampone, ma questo non è l'unico nodo. Il tampone deve essere seguito nelle 48 ore precedenti, ma io come faccio a sapere con così poco preavviso per quante persone sarà il menù? E se poi uno dei festeggiati è positivo, che succede? Salta tutto e chi paga?». La chiosa, però, è positivo: «Prendiamo atto e ci adattiamo, pur di lavorare».
SORRISI E TIMORI
Ilenia Luca gestisce il ristorante Luca's di Trebaseleghe che un mese fa ha tagliato il traguardo dei 50 anni. I banchetti sono il pane quotidiano, l'80 per cento dell'attività. «Ma capita di organizzare una cerimonia per 90 persone e poi pochi giorni prima sapere che saranno 60 - racconta - Lo abbiamo già visto in almeno una decina di appuntamenti. A livello di prenotazioni va molto bene, ma queste defezioni ci condizionano e lavoriamo con il timore costante che una festa salti all'ultimo momento».
A Giuliano Lionello, titolare del Pirio di Torreglia, è capitato di avere in lista un evento inizialmente destinato a 100 invitati per poi vederlo scemare giorno dopo giorno fino ad arrivare a 30 partecipanti. «E tanti - spiega - hanno rinviato a settembre sperando che ci sia maggiore chiarezza e maggior libertà». Questo è il bicchiere mezzo vuoto. Ma c'è anche un'altra metà del calice: quella di Ketty, Alessandro e tutti gli altri che stanno tornando a fare festa.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout