"Oggi spose" con avviso in piazza. Il sindaco: «Nessuno scandalo, ma ai figli di coppie gay dico no»

Domenica 16 Aprile 2023 di Eugenio Garzotto
Il sindaco di Montegrotto Terme Riccardo Mortandello

MONTEGROTTO TERME (PADOVA) - Quella celebrazione non è certo passata inosservata. Ylenia e Anita venerdì si sono dette sì in municipio con tanto di annuncio sul tabellone luminoso di fronte al palazzo comunale. «Nessuno scandalo», come tiene a precisare il sindaco di Montegrotto Terme Riccardo Mortandello, ma un pubblicità di questo tipo a un evento privato non capita tutti giorni.

Il primo cittadino spiega poi di essere idealmente dalla parte del collega di Padova Sergio Giordani, intenzionato a tirare dritto sulla registrazione dei bimbi figli di coppie omogenitoriali, ma come amministratore pubblico continuerà a «rispettare scrupolosamente la legge».


La presa di posizione arriva dopo che quell'unione civile resa nota a tutti attraverso l'insegna luminosa un po' di "rumore" l'ha comunque provocato. Due casi - quello del capoluogo e quello del comune euganeo - del tutto differenti ma che l'esponente socialista inquadra in un'unica tematica, quella dei diritti civili, «da tutelare e ampliare sempre». Pur nel rispetto delle leggi in vigore.


Sindaco Mortandello, quell'annuncio ha creato quatomeno curiosità a Montegrotto anche se nessuno scandalo, a suo dire. È la prima volta che comunica ai suoi cittadini un evento del genere?
«Per quanto riguarda le unioni civili, sì. Mi è stato espressamente richiesto da Ylenia e Anita, una residente nel nostro comune e l'altra nella vicina Abano. Il tabellone viene usato per informazioni di pubblica utilità. Ma in casi particolari, come nascite e decessi, ne diamo notizia su esplicita domanda dei genitori del neonato o dei congiunti del defunto. Così è stato per la celebrazione di venerdì».


È la prima volta che celebra un'unione omosessuale?
«Questa è la terza. Nei primi due casi si trattava di coppie maschili che però non avevano richiesto l'annuncio».
Come giudica la scelta del sindaco di Padova Giordani di continuare a registrare i figli di coppie omogenitoriali?
«La domanda richiede una risposta articolata. Io devo scindere le mie convinzioni di socialista dalla mia posizione di pubblico amministratore. Idealmente sono dalla parte di Sergio Giordani. La mia militanza politica ha sempre avuto come punti di riferimento le grandi battaglie di Lina Merlin e Loris Fortuna per la chiusura delle case di tolleranza, che altro non erano che "case di schiavitù", per il divorzio e per l'aborto. Servirono a "svecchiare" un Paese che sui diritti civili era indietro di decenni. Come lo è ancora oggi sulla registrazione di figli di coppie dello stesso sesso. Siamo gli unici in Europa che non hanno una legge che regoli la questione. Certe paure, e direi anche ostilità, dovrebbero essere ormai ampiamente superate».


Pare di intuire un "però"
«Certo, perché io sono anche un amministratore che ha il dovere di rappresentare l'intera comunità dei suoi concittadini, non solo quelli che lo hanno eletto. Devo tenere conto di tutte le sensibilità. Spesso i cambiamenti della mentalità e del costume sollecitano una modifica delle norme. Ma questa deve avvenire secondo le procedure previste dagli ordinamenti giuridici. Se dovessi sintetizzare la mia posizione direi: libertà con regole, ma senza limitazioni dei diritti civili».


D'accordo, ma se in questo momento le si presentasse davanti una coppia omosessuale per chiedere la registrazione del figlio, lei lo farebbe?
«No. La normativa non me lo consente. Devo dire che finora non mi è mai capitato. Ma nel caso succedesse, potrei pensare alla creazione di una sorta di "registro parallelo", in accordo con il prefetto, privo naturalmente di validità ed efficacia giuridica ma che in qualche modo consentirebbe di prendere anche formalmente atto di una determinata situazione. Perché il minore deve sempre essere tutelato. Questi bambini esistono e hanno degli adulti che li amano. Non possono essere cancellati con un tratto di penna».

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