Toni "Il francese", il bell'uomo dalla doppia vita e la triste fine di Désirée nell'ultimo noir di Carlotto

Giovedì 10 Febbraio 2022
Massimo Carlotto e il suo ultimo romanzo "Il Francese"

PADOVA -  Col noir è come fosse rinata la narrativa neorealista, specie quello di Massimo Carlotto che, nella maggioranza dei suoi romanzi, indaga, ricostruisce e narra per far conoscere (ed è una denuncia implicita), ambienti e personaggi malavitosi tipici dei nostri giorni e che nell'amato Veneto dello scrittore, ricco, perbenista, antilegale se può e vicino ai confini, ha avuto un terreno di coltura fertile, in cui classi e gente la più diversa finisce per entrare in contatto non casualmente.

Il fatto è che quando, come è facile in tali situazioni ambigue, scoppia un problema la fibrillazione è generale e ognuno tira fuori la sua vera natura, che socialmente prosperava sotto una maschera apparentemente più innocua.

Il protagonista

Così accade con Toni Zanchetta detto il Francese, «bell'uomo, spigliato, arguto, elegante e gentile» che, con un passato da violento e spietato in una banda di albanesi che si occupava di prostituzione nella periferia milanese, è poi riuscito a sganciarsi e mettersi in proprio creando un giro di alto livello, quindi con una sua rispettabilità di facciata. Del resto i suoi clienti sono la ricca borghesia e la classe dirigente e le sue dodici donne, tutte di livello, ognuna con un nome francese e la specialità di presentarsi come un personaggio che soddisfi fantasie, sono spinte a avere una casa e vita apparentemente libera così che la professione non fosse tanto evidente. Lui divideva con loro i guadagni al 50 per cento, invece dell'abituale 20 di questo tipo di lavoro, e così ci teneva a frequentare ben accolto bar e locali del centro e venir definito macrò, distinguendosi dalla pletora di volgari magnaccia e papponi «anche se non era certo che i frequentatori della sua maison, anche i più assidui, avessero colto la differenza». Sempre di bieco sfruttamento però si tratta e i metodi per controllare e far sì che nulla gli sfuggisse di mano sono quelli tradizionali, solo che le sue violente punizioni, per non girare con armi e non lasciare tracce particolari, avvenivano col mirato e durissimo uso di una racchetta da tennis, così che solo una volta una delle sue donne, Désirée, era riuscita coraggiosamente a fuggire e far perdere le tracce e lui aveva allora lasciato credere alle altre che avesse fatto una brutta fine.

La fine di Désirée

Quando però sparisce Claire, al secolo Serena Perin, le cose appaiono subito diverse e difficili, tanto più che Toni è l'ultimo che è stato con lei e la commissaria Ardizzone è certa che sia stato lui a ucciderla. A cercar di capire cosa sia successo, in un ambiente di perversioni e gusti particolari, indagando per riuscire scagionarsi sarà il lui stesso, messo tra l'altro subito in ginocchio dalla banda violenta della serba Jelena Ristovic, che gestisce un giro ben più vasto e non vedeva l'ora di eliminare quel contendente dalle regole e i metodi tutti suoi, che potevano rovinare il mercato. Al Toni saranno naturalmente utili i suoi vecchi contatti, come l'albanese Taulant Kasapi che gli deve un favore; Fabrizia, una uscita dal suo giro dopo essere rimasta senza un braccio (che proprio per questa sua caratteristica avrebbe voluto tonasse a lavorare «mostro che si fa fottere da mostri»); Maura Mazzoleni, l'ignara studentessa che divideva la casa con Claire; la cassiera di un bar che si fa viva attirata da una ricompensa e vari altri.

L'intreccio

Il romanzo quindi diventa subito coinvolgente, costruito con un intreccio di molta sapienza, scritto in modo pulito, diretto e asciutto, e, di sorpresa in sorpresa, tra una stampa assetata di scandali e la determinazione della polizia, svela un mondo di miserie, debolezze e violenza che prospera al nostro fianco e, al di là di qualche condanna di maniera, si fa finta di non vedere, anche nei suoi diversi aspetti, perché nell'inaspettato contrappasso del finale scopriremo che c'è una sostanziale differenza tra le puttane schiavizzate e le sex worker autogestite magari in gruppo, visto che «la crisi economica e il disgregamento del tessuto sciale avevano spinto tante donne a monetizzare il proprio corpo».

Ultimo aggiornamento: 11:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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