Mister "Sambu", fenomeno sul campo da calcio e anche sui social

Maestro di tecnica e allenatore dell’under 15 del Cittadella, su Facebook conta 200mila seguaci

Lunedì 4 Luglio 2022 di Gabriele Pipia
Massimiliano Sambugaro con Roberto Baggio

CITTADELLA - Un allenatore? Un maestro di tecnica? Un influencer calcistico? Dopo un’ora di chiacchierata con mister Massimiliano Sambugaro - tra un vecchio aneddoto su Leo Messi, un video virale su Youtube e una punizione calciata magistralmente all’incrocio - la domanda resta in sospeso. Come bisogna definirlo? «Io mi sento un allenatore e voglio continuare su questa strada» risponde sorridendo lui, il tecnico del settore giovanile del Cittadella diventato negli ultimi anni un fenomeno social.

Già, perché in realtà il cinquantenne “Sambu”, una carriera da 200 gol tra i dilettanti girando mezzo Veneto, è molto più che un semplice allenatore. Su Facebook la sua pagina pubblica è seguita da 202.790 persone, al suo camp estivo di Bassano gli iscritti sono in costante aumento e intanto sempre più giocatori professionisti si affidano a lui per migliorare tiro in porta e controllo di palla.

Mister, i ragazzini impazziscono per i suoi video ma anche tanti giocatori professionisti vengono a chiederle consigli. Come li ha conquistati?
«Con la mia gioia di giocare a calcio e di curare nel minimo dettaglio ogni gesto tecnico. Quante volte sentiamo dire che non si gioca più sulla strada?».

Continuamente...
«Ecco, quello è il problema principale. Chi sa giocare per strada non ha problemi a giocare da nessuna parte, perché sulla strada e sui campetti si crea un istinto unico. Altrimenti costruiamo giocatori meccanizzati, ma il calcio è imprevedibilità. Oggi io cerco di mettere sempre la tecnica al centro. Penso alle ali. Non ci sono più ali che saltano l’uomo e questa è una mancanza figlia di anni di settore giovanili in cui è stato insegnato solo a passare la palla».

Torniamo ai suoi inizi da calciatore. Ha segnato duecento gol nei dilettanti, eppure tra gli osservatori molti dicevano che lei avesse qualità da serie A...
«Avrei potuto andare al Treviso in serie C ma mi sono fatto male al ginocchio. Mi sono comunque divertito e anche in Interregionale ho potuto giocare a calcio come se fosse una professione. A quei tempi, vent’anni fa, si guadagnava tre volte una persona normale».

Al di là di quell’infortunio, cosa le è mancato per portare i suoi piedi da giocoliere tra i professionisti?
«Diciamo che non ero pronto al momento giusto. Sono maturato a 26 anni. Prima badavo più ai fronzoli che all’efficacia».

Sui social ha raccontato un aneddoto divertente riguardante Pippo Inzaghi.
«Vacanza in Tunisia, 1998. Vado a giocare al campetto del villaggio e fuori a guardarci c’è Inzaghi. Finita la partita viene da me e mi chiede: “Dove giochi?”. Io: “Bessica”. Lui “Messico?”. Io: “No,no: Bessica, in provincia di Treviso”. Lui: “Sono venuto a vederti perché dei ragazzini mi avevano detto che c’era uno più forte di me. Ti do il numero del mio procuratore, sei troppo forte...”».

Com’è finita?
«Abbiamo passato sette giorni assieme ma poi io quel procuratore non l’ho mai chiamato. Mi dicevo: “Dove vado a farmi male?”. Con Pippo ci siamo visti 18 anni dopo quando lui allenava il Venezia».

La sua popolarità massima, intanto, l’ha raggiunta grazie ad una sfida con il più grande di tutti. Com’è andata con Leo Messi?
«È il 2017. Esce un video in cui Messi colpisce la traversa dalla bandierina del calcio d’angolo. Io, spinto da tanti ragazzi, lo sfido virtualmente colpendo la traversa per cinque volte di fila. Il mio filmato diventa talmente virale che mi chiama il responsabile marketing del Barcellona invitandomi a Torino prima di Juventus-Barcellona di Champions. Mi sembra di essere dentro un film. Messi arriva con le guardie del corpo, come un capo di stato. Indimenticabile».

Quei video poi sono continuati. Numeri da circo, esercizi fantasiosi, punizioni perfette e nuove sfide. Quanto è importante l’attività sui social?
«Sto al passo con i tempi, i social sono un modo per parlare ai ragazzi. Mi scrivono da tutta Italia, anche stranieri. Nei giorni scorsi un ragazzo che gioca nelle giovanili del Frosinone è partito in aereo da Napoli per stare da me quattro giorni a lavorare sulla tecnica individuale».

La ascoltano i ragazzini, ma la seguivano anche i professionisti del Cittadella.
«Sì, penso a Simone Branca. Abbiamo lavorato tanto sui calci di punizione. L’anno scorso quando ne ha tirato una quasi perfetta colpendo la traversa dopo la partita mi ha scritto subito».

A Cittadella lei ha fatto da maestro di tecnica per l’intero settore giovanile ma nell’ultima stagione ha pure allenato l’under 15 nazionale.
«È stata una grandissima soddisfazione. Ce la siamo giocata pure con il Milan che poi ha vinto lo scudetto di categoria. Devo ringraziare il direttore generale Marchetti per avermi voluto a Cittadella».

Chi l’ha impressionata tra i giocatori visti da vicino in questi anni a Cittadella?
«D’Urso, sullo stretto è fenomenale. E poi capitan Iori: la sua visione periferica era superiore».

Bambini e ragazzini la inondano di messaggi. Qual è la soddisfazione maggiore?
«Vedere che mentre si allenano con me sorridono. Sono felici».

Ultimo aggiornamento: 17:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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