Marzaro: «Gli 800 anni del Bo, trampolino di lancio per il futuro dell'Ateneo»

Venerdì 23 Aprile 2021 di Silvia Moranduzzo
Patrizia Marzaro candidato rettore Università di Padova

PADOVA - I temi da affrontare saranno molti e importanti: nuovo ospedale, caserma Piave, gli ottocento anni della nascita dell’Ateneo. E Patrizia Marzaro, docente di Diritto amministrativo e candidata alle prossime elezioni per il posto di rettore del Bo, dice di esserne perfettamente consapevole: «Mi sono assunta una grande responsabilità con questa candidatura e ho intenzione di lavorare seriamente - afferma - In questo momento sono molto concentrata sulla campagna, sugli incontri che mi stanno arricchendo molto. Trovo un grande senso di comunità nella nostra università e penso sia un sentimento bellissimo. Il confronto è sicuramente la base da cui voglio partire».

Potrebbe essere il primo rettore donna della storia dell’Ateneo, ci ha riflettuto? 
«Certo, ci ho pensato ma ho troppo rispetto per i colleghi, gli studenti, il personale per pensare che decidano chi eleggere sulla base del genere. Il dibattito deve riguardare le idee». 

Se venisse eletta sarebbe anche il rettore che festeggia gli ottocento anni del Bo, un traguardo importante. 
«La nostra università ha una grande storia, proprio per questo pensare al futuro è fondamentale. Le tre parole chiave a cui mi ispiro sono, appunto, futuro ma anche responsabilità e rispetto». 

Lei è l’unica candidata che non fa parte dell’attuale amministrazione Rizzuto (gli altri sono due prorettori): che giudizio darebbe dell’operato del rettore?
«Credo molto come ho detto nel confronto, questo rettorato ha fatto delle cose indubbiamente positive e quando non sono stata d’accordo l’ho detto». 

Quella uscente è stata una governance molto incentrata sull’edilizia, continuerà con questa linea? 
«Il piano edile è normale coinvolga diversi rettorati. Penso che quando si interviene dal punto di vista edilizio servirebbe un confronto con la cittadinanza».

Come si immagina il nuovo ospedale? 
«Come un punto di riferimento a 360 gradi, per la ricerca ma anche per il territorio, per lo sviluppo di spazi adeguati alla didattica. C’è tempo per ragionare su come si trasformerà la città, sulla rete che collegherà i due poli. È un’occasione da gestire con lungimiranza e l’obiettivo principale deve essere la salute dei cittadini, per questo credo sia importante il confronto con tutte le componenti della città». 

Sta dicendo che è mancato il confronto? 
«Faccio un esempio: la decisione di spostare da via del Santo didattica e uffici per portarli alla Piave, non è piaciuta ai commercianti, che hanno paura si svuoti quell’area. Dobbiamo capire che l’università non è un corpo estraneo, deve esserci un dialogo stabile».

L’altra grande opera che potrebbe dover affrontare è la costruzione del campus all’ex caserma Piave. 
«Quello della Caserma Piave è un progetto straordinario e importante, non solo per l’Ateneo ma per tutta la città. Mi auguro si concretizzi in tempi il più possibile brevi e soprattutto diventi occasione di riqualificazione e rigenerazione per tutta la cittadinanza». 

Qual è il tema che le sembra più sentito? 
«Si parla molto di ricerca, che è il cuore dell’Ateneo. Dico sempre che senza una ricerca di qualità non c’è didattica di qualità ma dobbiamo mettere nelle condizioni le persone di poterla fare. Poi si parla molto di sburocratizzazione, un tema sul quale ho esperienza sia di governo sia per ciò che insegno quindi sono in grado di condividere i problemi che mi vengono posti in merito». 

Cosa serve per favorire la ricerca? 
«Bisogna intervenire sull’organizzazione e sulle procedure, alleggerire da tutti gli oneri burocratici non necessari che tolgono tempo alla ricerca, così come dovrebbe essere per tutti. Come pubblica amministrazione abbiamo il dovere di dare il buon esempio e la sburocratizzazione è indispensabile per lavorare bene. Ricordiamo sempre che l’università ha una utilità sociale: dobbiamo trasferire le conoscenze agli studenti e di riflesso nella società perché formiamo la futura classe dirigente globale. E abbiamo un compito importante quanto difficile: individuare le esigenze del futuro». 

Cosa si può promuovere questo confronto con le altre istituzioni, cittadine e regionali?
«Ho previsto un prorettore al benessere studentesco con facoltà di aprire tavoli istituzionali e già questo è un passo verso il confronto con la cittadinanza. Il dialogo non deve essere solo con Padova ma con tutte le nostre sedi distaccate. E poi credo nella cooperazione istituzionale, del resto la nostra è un’università diffusa. Dobbiamo fare rete con il territorio, dare un impulso allo sviluppo non da una posizione di superiorità ma di parità e di valorizzazione delle competenze di ogni istituzione». 
 

Ultimo aggiornamento: 08:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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