L'ex della Uno Bianca Occhipinti in carcere, i parenti delle vittime: «Non si è mai pentito, non lo perdoneremo mai»

Presunti abusi e trasloco non autorizzato, per questo il 57enne è tornato al Due Palazzi

Sabato 13 Agosto 2022 di Serena De Salvador
Marino Occhipinti (foto d'archivio)
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PADOVA - Non solo le accuse di maltrattamenti sulla compagna. A pesare sulla sospensione della libertà condizionale di Marino Occhipinti, ex membro della banda della Uno bianca, è stato anche un cambio di domicilio non comunicato al magistrato di sorveglianza. La notizia del ritorno in carcere dell'ex poliziotto condannato all'ergastolo per l'omicidio nel 1988 di una guardia giurata a Casalecchio di Reno ha intanto toccato i parenti delle vittime della banda.

Occhipinti torna in carcere

Il 57enne Occhipinti è stato condotto in carcere l'altro ieri dopo che l'Ufficio di sorveglianza ha sospeso la sua libertà condizionale e ne ha richiesto la revoca (al momento non ancora approvata) al Tribunale di sorveglianza di Venezia. Gli agenti della questura lo hanno prelevato alla foresteria della canonica degli Eremitani, dove da qualche tempo era andato a vivere dopo aver lasciato la casa dell'ormai ex compagna, vittima dei presunti abusi. Quel trasferimento però Occhipinti non lo ha comunicato preventivamente al Tribunale e, inoltre, è andato di fatto a vivere con altri detenuti ospiti della foresteria. Due elementi che hanno costituito una violazione delle prescrizioni sulla libertà vigilata e che l'Ufficio di sorveglianza ha utilizzato per chiedere la revoca della misura alternativa. Nel frattempo allo stesso ufficio è giunta notizia dell'indagine aperta dalla Procura a carico del 57enne per i presunti maltrattamenti, avviata dopo una segnalazione del pronto soccorso dove il 26 marzo si era presentata, insieme al personale del centro antiviolenza, la compagna. Compagna che pur avendo ammesso di essere stata picchiata non ha mai fatto il nome di Occhipinti né ha mai sporto denuncia nei suoi confronti. Le segnalazioni alla Procura sono appunto giunte attraverso il referto dei sanitari e le testimonianze di persone vicine alla coppia e del centro antiviolenza (a cui la donna era stata indirizzata da un terapeuta di coppia a cui si era rivolta con l'Occhipinti). Una vicenda che richiama quella di Felice Maniero, l'ex boss della Mala del Brenta che, scarcerato dopo 16 anni in cella, nel 2019 fu arrestato per abusi sulla compagna.

Lo scorso novembre è stato condannato in via definitiva a quattro anni per maltrattamenti.

«Non li perdoneremo mai»

«Mi dispiace per quella donna, ma per me il fatto che Occhipinti torni in carcere è una bella notizia. Ho sempre detto che sarebbe successa una cosa del genere, sono dei violenti e lo rimarranno per sempre - ha affermato Rosanna Zecchi, presidente dell'Associazione familiari delle vittime della banda della Uno bianca - Inutile parlare di rieducazione. Noi familiari sappiamo chi sono: vedo ancora i feriti che soffrono. Devono rimanere in carcere, altro che semilibertà, non è vero che si sono pentiti. Noi non li perdoneremo mai».

La banda della Uno bianca

La banda della Uno bianca tra il 1987 e il 1994 ha compiuto decine di rapine e aggressioni tra Emilia Romagna e Marche, uccidendo 24 persone e ferendone oltre cento. Cinque dei suoi sei membri erano agenti di polizia: a partire dai fratelli Roberto e Alberto Savi, i capi dell'associazione criminale, il secondo dei quali ergastolano al Due Palazzi di Padova. Agivano con l'altro fratello Fabio (l'unico non poliziotto), Pietro Gugliotta, Luca Vallicelli e l'Occhipinti. Quest'ultimo fu membro della banda solo per pochi mesi, ma partecipò all'assalto a un portavalori nel 1988 nel quale fu ucciso Claudio Beccari e per questo fu condannato a vita.

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