«Studiavo da avvocato sono diventata attrice»: ecco chi è Margherita Mannino

Venerdì 22 Gennaio 2021 di Laura D'Orsi
«Studiavo da avvocato sono diventata attrice»: ecco chi è Margherita Mannino

Margherita Mannino, padovana, 35 anni, ha studiato Giurisprudenza e poi ha sostenuto anche l'esame di Stato, ma infine è emersa prepotentemente la passione e l'amore per il palcoscenico.

Chi è Margherita Mannino


Si racconta a ruota libera ricordando che fin da bambina amava esibirsi alle recite scolastiche. «Non sono mai stata timida e recitare mi è sempre venuto naturale» dice di sé Margherita Mannino, 35enne attrice padovana. «Anche ai tempi del liceo, quando facevo parte del gruppo di teatro guidato da Andrea Pennacchi e iniziai a calcare un vero palcoscenico».

Una vocazione precoce, la sua. «Sì, ma ci è voluto un po' prima di capire che questa sarebbe stata la mia strada. Infatti, finito il liceo, oltre a seguire per due anni i corsi del TPR (Teatro Popolare di Ricerca) mi sono iscritta all'università, a Giurisprudenza. È stata una scelta fatta un po' per esclusione, un po' per curiosità». 


Ha avuto ripensamenti? 


«Certo, più volte. Soprattutto mi mancava sempre qualcosa. Così, sul punto di terminare gli studi, ho fatto i provini per entrare all'Accademia del Teatro Stabile del Veneto e mi hanno presa. Sono stati due anni intensissimi tra gli ultimi esami da dare, la tesi e gli studi teatrali».


Si direbbe che non le piace lasciare le cose in sospeso... 


«Per niente! Da vera pignola sono anche partita con l'Erasmus per Parigi e ho fatto uno stage a Bruxelles. In quegli anni Padova mi stava stretta, volevo allargare i miei orizzonti. E così, subito dopo la laurea, mi sono trasferita a Roma. Lì ho iniziato a fare i provini e ottenere i primi lavori. E ho dato pure l'esame di stato per l'avvocatura, che ho superato. Comunque essermi laureata in legge ha i suoi vantaggi anche nella recitazione».


Di che tipo?


«Non ho difficoltà a imparare a memoria i copioni. Ho dovuto mandare giù tanti di quei codici e codicilli che mi basta poco per sapere la mia parte. E a dire il vero, anche quella degli altri, che mi prendono sempre in giro!».


La sua carriera teatrale è stata fin da subito senza soluzione di continuità.


«Sì, gli impegni per fortuna non sono mai mancati. Tra questi, La coscienza di Zeno, che ci ha portato in tournée per cinque mesi, I rusteghi, Le baruffe chiozzotte, Giulio Cesare e infine Morte di un commesso viaggiatore, di Leo Muscato, che abbiamo dovuto interrompere per il Covid. Vorrei ricordare, tra i vari allestimenti, Un tram che si chiama desiderio per la regia di Alberto Terrani, scomparso di recente. Sono stata sua allieva per due anni all'Accademia dello Stabile e lo ricordo come un tornado di energia, un vero maestro».


L'ha aiutata molto?


«Mi ha insegnato le fondamenta del teatro e gli sarò sempre grata per avermi fatto capire quale fosse realmente la mia strada. E poi c'è il cinema e la tv. Ho partecipato ad alcune serie come Doc, Che Dio ci aiuti, Don Matteo, Di padre in figlia. Per il cinema, i due lavori più recenti sono Gli anni amari di Andrea Adriatico che rievoca la figura dello scrittore e attivista Mario Mieli ed Effetto domino di Alessandro Rossetto, con Marco Paolini. Ho girato poi il cortometraggio L'Aurora, a cui sono molto legata per il tema delicato che tratta, la violenza sulle donne e per il quale ho vinto il premio Miglior Attrice Protagonista al Capri International Film Festival».


Poi è arrivato il lockdown?


«Con il Teatro Stabile del Veneto abbiamo realizzato il monologo La figlia di Shylock pensato, costruito, interpretato interamente da casa grazie a una scenografia virtuale in 3D. Ho registrato una serie web, che sarà presto online, e mi sono occupata della realizzazione di un video sulla vita di Liliana Segre. Si tratta di un monologo che ho già avuto modo di interpretare, anche di fronte agli studenti. Devo dire che li ho visti molto partecipi, attenti, commossi. Il video dello spettacolo verrà trasmesso sui canali online del Teatro Stabile del Veneto in prossimità del Giorno della memoria, il 27 gennaio. Credo molto nel valore sociale del teatro e mi sento davvero gratificata quando posso dare anche un piccolo contributo nel formare le coscienze». 


Sogni nel cassetto?


«Un musical, per esempio. O un film storico, in costume. Adoro travestirmi: soddisfa quella parte bambina di me che cerco in tutti i modi di mantenere viva».


 

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