Corteo non autorizzato del Pedro, il questore: «Adotteremo provvedimenti»

Lunedì 8 Giugno 2020 di Marina Lucchin
La manifestazione di sabato è giunta fino a piazza delle Erbe pur senza l'autorizzazione del prefetto
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PADOVA - Doveva essere una manifestazione statica quella di sabato pomeriggio, 6 giugno, con cartelli, cori e proteste limitati all’area della Prandina. Invece no. I simpatizzanti del centro sociale Pedro hanno deciso che sarebbero scesi in corteo fino a piazza delle Erbe. E così hanno fatto: al grido “I can’t breathe” (non riesco a respirare), le ultime parole dell’afroamericano George Floyd ucciso dalla polizia a New York, e dello slogan “Siamo tutti antirazzisti” sono arrivati fino alle piazze. Ma ora scatteranno sanzioni e denunce. Perché anche se “è andato tutto bene”, «verranno presi provvedimenti». Parola del questore Isabella Fusiello che evidenzia come i partecipanti non potessero muoversi dall’inizio di Corso Milano dove erano stati autorizzati a manifestare.
LA DECISIONE
La scelta di non bloccare la formazione del corteo che è riuscito a conquistare il cuore del centro di Padova è stata presa dalla questura per un motivo ben preciso: evitare a qualsiasi costo scontri e disordini.
«Si è trattato di un corteo pacifico, senza nessun incidente - precisa il questore - I manifestanti sono stati fatti procedere anche se non avevano l’autorizzazione perché in piazza del Santo c’era Casa Pound. Non potevamo rischiare ci fossero contatti e scontro. In quel caso avremmo avuto problemi».
I commercianti del centro storico hanno subito protestato contro la possibilità data ai manifestanti di scendere in corteo nel cuore della città, durante uno dei primi fine settimana post-lockdown, con la possibilità che la protesta allontanasse i clienti dalle botteghe del centro, già fiaccate dalla crisi da coronavirus. Il questore Fusiello ribadisce però la necessità di evitare tensioni: «L’ordine pubblico non è facile da gestire ma ritengo che in questo caso sia stata adottata la soluzione migliore per evitare incidenti che, ribadisco, non ci sono stati. Ci assumiamo la responsabilità di tutto. I commercianti erano preoccupati? Era un corteo piccolo e composto. L’obiettivo era non farli avvicinare agli attivisti di Casa Pound. La nostra più grande preoccupazione era che alla spicciolata potessero incontrarsi i due gruppi».
Di certo, però, le violazioni non potranno non essere sanzionate. È ancora in vigore il Dpcm con le norme anti assembramenti, che non prevedono, ovviamente cortei. E per questo motivo, oltre che per il fatto che la manifestazione era stata organizzata solo in forma statica ferma all’inizio di Corso Milano, «verranno adottati provvedimenti per le violazioni riscontrate». La Digos intanto, proprio per questo, sta osservando attentamente i filmati del corteo, per capire se sono concreti gli estremi per la denuncia degli organizzatori.
L’INIZIATIVA
Diverse realtà cittadine - tra le quali Pedro, Quadrato Meticcio, San Precario e Adl Cobas - hanno partecipato alla manifestazione che era stata autorizzata dalla questura per rimanere fissa tra l’ingresso della Prandina e l’inizio di Corso Milano, dove era prevista la realizzazione di un murale dedicato a Floyd, ma vista la grande partecipazione i manifestanti hanno ritenuto di dover portare nel cuore della città il loro pensiero, nonostante non avessero il via libera dalla questura. Verso le 17 il gruppo composto da poco più di 500 manifestanti è arrivato in centro, innalzando cartelli contro il razzismo, con la scritta “Black lives matter” (le vite nere contano), movimento attivista internazionale nato all’interno della comunità afroamericana.
 
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