SANT’ELENA (PADOVA)- I carabinieri bussano alla porta di casa per accompagnarla in carcere. E non era un pesce d’aprile, ma la decisione dell’autorità giudiziaria visto che la donna – una 39enne di Sant’Elena – aveva maltrattato il marito. Di nuovo. Non le erano bastati l’arresto di ottobre e le conseguenti misure cautelari. Ieri mattina i militari della stazione di Solesino hanno eseguito il provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso dalla Procura di Rovigo nei confronti di D.O.L. C., 39 anni, originaria del Brasile ma naturalizzata italiana. Il 2 ottobre scorso la donna era finita in manette con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. Il motivo? Le aggressioni verbali e fisiche ai danni del marito e per di più sotto agli occhi dei figli adolescenti.
CLIMA INVIVIBILE
In casa il clima era diventato invivibile, tanto che il consorte, di fronte a queste sue esternazioni di violenza, si era rivolto ai carabinieri. Dopo l’arresto, alla moglie “furiosa” era stata accordata la libertà vigilata, accompagnata dal monito di non rendersi più protagonista di episodi analoghi, pena l’aggravamento della misura cautelare in attesa che la giustizia faccia in suo corso. Invece le cose non sono migliorate. Il 26 marzo scorso la 39enne, in preda a uno stato di alterazione a cui ha contribuito probabilmente qualche bicchiere di troppo, ha preso il marito a male parole. Un’aggressione verbale che ha rischiato di sfociare in violenza vera e propria. L’episodio non ha fatto altro che aggravare la situazione, già di per sé delicata, della donna. La Procura di Rovigo, alla luce di quanto accaduto, ha deciso infatti di inasprire la misura cautelare nei confronti della santelenese. Non più libertà vigilata ma custodia in carcere. Da qui la visita (neanche troppo inaspettata) fatta ieri mattina dai carabinieri della stazione di Solesino. I militari hanno prelevato la donna e l’hanno condotta nella casa circondariale di Verona, come disposto dall’autorità giudiziaria.
DIETRO LE SBARRE
Dietro le sbarre non potrà nuocere al marito, né esporre i figli a episodi di violenza assistita, come spesso accade quando i coniugi vengono alle mani, anche se il più delle volte sono le donne ad avere la peggio. I maltrattamenti in famiglia sono una tipologia di reato tutt’altro che in calo. Al contrario, durante i mesi di lockdown sono aumentati i maltrattamenti e le violenze domestiche, a fronte di una diminuzione degli altri reati.