Coldiretti: «Disastro grandine nell'Alta, raccolti da buttare. La Bassa salva per ora»

Martedì 9 Giugno 2020
Zucchine e piselli rovinati dal maltempo
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PADOVA - Fiumi e canali si sono ingrossati a causa delle intense precipitazioni, ma la situazione, rileva Coldiretti, non è omogenea. I corsi d’acqua della bassa pianura veneta, in particolare quelli del Polesine, pur sempre deficitari stanno aumentando i livelli idrici (il Po a Ficarolo ha ripreso +0,5 metri) e l’Adige segna a Badia Polesine un innalzamento di poco inferiore ad 1 metro negli ultimi due giorni, anche se rimane al di sotto dell’altezza media. Peraltro, le scarsissime precipitazioni primaverili in provincia di Rovigo hanno determinato un indice di precipitazioni standard che consente di definire il deficit o il surplus di precipitazioni, corrispondente ad  estremamente siccitoso da marzo a maggio 2020.  

L'Alta Padovana intanto ha fatto i conti con la piena del Muson dei Sassi che ha tenuto tutti con il fiato sospeso fino alla mattinata di oggi, con il rischio di esondazioni come è successo nel Trevigiano. Il timore era quello che l'acqua potesse invadere la campagna del Camposampierese con decine di ettari di coltivazioni di stagione pronti ad essere raccolte, ma anche allevamenti e strutture, come ricorda Coldiretti Padova. Centinaia di agricoltori sono rimasti con il fiato sospeso con il timore di vedere finire sott'acqua campi e stalle. Scongiurato il rischio allagamento ora c'è attesa per il passaggio della prossima perturbazione e per i suoi effetti. Intanto in altre parti della provincia la conta dei danni causati dalle grandinate è ancora in atto e interessa campi di mais, soia, piante da frutto e ortaggi a sud di Padova. Le prime rilevazioni parlano di perdite dai 20 al 50% in base alle aree più colpite.
 
Se le prime segnalazioni riferivano di danni evidenti per le coltivazioni a pieno campo come mais e frumento, nelle ore successive gli agricoltori hanno scoperto che la grandine aveva colpito duro anche sugli orti e in particolare sui prodotti pronti per essere raccolti. Come segnalato da un agricoltore di Padova, ad avere la peggio sono state le zucchine scorticate dalla grandine, così come i piselli e i fagioli, i cui bacelli sono stati irrimediabilmente ammaccati e resi inutilizzabili. Prodotti freschi e di stagione, pronti per essere immessi nel mercato, che invece dovranno essere buttati. Per questa sola azienda sono oltre 6 i quintali di ortaggi distrutti. Come detto anche il mais, in piena fase di levata, vale a dire nel periodo di massimo sviluppo della piante, è stato flagellato dalla grandine, così come il grano ormai prossimo alla maturazione. Colpite anche le piante da frutto, a partire dalle ciliegie, la soia e l’orzo.​

Nella Bassa Padovana, invece, nelle ultime 48 ore è piovuto decisamente di meno che nel resto della provincia. «La pioggia caduta nel fine settimana  mediamente oltre i 50 -60 millimetri ha portato un po’ di sollievo. La quantità d’acqua caduta – ricorda Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova - equivale a poco più di un turno di irrigazione, che ha salvato le coltivazioni dallo stress idrico e che permette agli agricoltori di affrontare i prossimi 10 giorni con maggiore tranquillità. Naturalmente se questo episodio rimarrà isolato e non vi saranno altre precipitazioni l’emergenza è destinata a ripresentarsi a breve, anche perché vi sarà un sensibile aumento delle temperature che aumenterà il fabbisogno d’acqua. Servono altri giorni di pioggia anche per ricaricare le falde e per alzare il livello dei fiumi, così come ulteriori perturbazioni nella fascia pedemontana e prealpina sono necessarie per alimentare i bacini che costituiranno le scorte d’acqua per l’estate». 

Le conseguenze dei cambiamenti climatici segnano anche l’Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – continua la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne. Un allarme confermato – conclude la Coldiretti – anche quest’anno dalla perdita lungo la Penisola di più un frutto su tre con il crollo dei raccolti dovuto all’andamento climatico ed un rincaro dei prezzi al consumo.

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