Padova. La nuora è malata, ha bisogno di un trapianto di rene: «Così mia suocera mi ha salvato la vita»

Annalisa, 67 anni: «Mi ha dato due nipotine, è come se fosse mia figlia»

Martedì 15 Novembre 2022 di Iris Rocca
Debora Grigio e Annalisa Morandin
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PADOVA - Che il rapporto tra suocera e nuora non sia sempre da amiche del cuore sembra essere solo un vecchio luogo comune. O almeno lo è per Annalisa e Debora, anche se a suggellare il loro rapporto non è il cuore, ma un altro organo: il rene. Quello che Debora attendeva da tempo e proprio la suocera Annalisa è riuscita a farle avere. «Ho scoperto nel 2008, a trent’anni, di avere una malattia autoimmune, la glomerulonefrite di Berger – racconta Debora Grigio, 44enne padovana – Si trattava di una patologia che mi provocava alterazioni nei valori di sangue e urine, insufficienza renale, e che poteva solo degenerare, per quanto tenuta sotto controllo dai farmaci e rallentata dal cortisone». Una convivenza difficile, ma tenuta sotto controllo per 10 anni, fino a quando nel 2018 un’influenza particolarmente aggressiva aveva portato la malattia ad acuirsi. «Da quel momento i medici hanno iniziato ad essere perentori e a parlarmi di dialisi e trapianto – ricorda ancora scossa dal prospetto di dover procedere con cure più forti. – È stato allora che mia suocera mi ha guardata in faccia e non ha avuto dubbi». Per Debora, orfana di mamma e papà, la mamma di Marco era diventata un punto di riferimento familiare, «una seconda mamma che si è subito offerta di donarmi un rene, quando le ho riferito che l’unica soluzione sarebbe stata il trapianto».

Così è iniziato il percorso condiviso di esami, per quasi due anni. «La mia situazione era piuttosto stabile – continua Debora, - non emergenziale, perciò con calma siamo riuscite a sottoporci a tutti i controlli. Il problema è stato lo step finale, ovvero il cross match definitivo di compatibilità. E lì ci è caduto il mondo addosso». Gli antigeni di Debora erano talmente alti da rischiare di rigettare il rene di Annalisa rendendolo del tutto incompatibile.

Il programma Deck

«Pensavamo fosse la fine dei giochi, ma le dottoresse Di Bella e Di Bello ci hanno illustrato gli altri possibili programmi nei quali saremmo potute entrare: il cross over, nel quale avrebbero cercato un’altra coppia incompatibile tra i componenti, ma compatibile con noi, oppure il programma Deck, dove si crea una vera e propria catena di persone incompatibili con i rispettivi donatori, ma compatibili tra di loro». Un secondo bacio della dea bendata riservato a Debora, quello di trovarsi proprio in quel Centro trapianti di rene e pancreas dell’Azienda ospedaliera dell’Università di Padova, diretto dal professor Paolo Rigotti, che da marzo 2018 era entrato nella fase sperimentale del programma Deck, considerato un’innovazione a livello mondiale. «Dovendo riassumere in parole povere quella che è stata la nostra catena – racconta Debora – ho ricevuto un rene da un donatore deceduto, ma al tempo stesso ho potuto offrire il rene di mia suocera andando ad aiutare qualche altro malato, in un susseguirsi di buone azioni tra pazienti bisognosi. La catena di questo programma è lunghissima e va a salvare tantissime persone, perché si allarga oltre le compatibilità dei familiari. Inizialmente non volevo accettare, perché mi sembrava di generare un distacco maggiore nel momento in cui il rene di Annalisa non fosse andato a me. Lei, invece, ancora una volta non ha avuto dubbi: sembrava inorgoglita quasi si trovasse ad aiutare due persone, anziché una. E io le devo la salvezza: è grazie a lei che ho ricevuto un rene, è come fosse suo».

Le operazioni

All’intervento del 28 settembre scorso di Debora Grigio, operata dalla professoressa Lucrezia Furian, dalla dottoressa Cristina Silvestre e dall’equipe medica, è seguito quello della suocera l’8 novembre in laparoscopia. Da venerdì, Annalisa Morandin è tornata nella sua casa di Limena, felice di aver dato il suo contributo alla famiglia. «Per i figli queste cose si fanno – ha spiegato commuovendosi la 67enne. – Debora è la bellissima persona che rende felice mio figlio e che mi ha dato due nipotine meravigliose, quindi non ho mai avuto alcun dubbio. A me è costato un po’ di dolore durante l’intervento, ma una volta finiti i 15 giorni di riposo tra una settimana tornerò a fare la vita di tutti i giorni. I medici sono stati molto delicati e attenti nel fornirmi tutte le informazioni. Ho fatto anche un colloquio con il tribunale, per confermare che non ci fossero costrizioni né ragioni economiche, ma che fossi del tutto consapevole dell’iter, anche di potermi ritirare in qualsiasi momento». Ma di ripensamenti nemmeno l’ombra. «È importante per le mie nipoti avere una mamma così». Ed anche una nonna così, che aspetta di recuperare le forze per festeggiare con la nuora come si deve. Da amiche del rene.

Ultimo aggiornamento: 17:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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