SAN MARTINO DI LUPARI - Forse non molti sanno che l'Alta Padovana sta diventando terra vocata alla coltivazione del luppolo. Questa è stata un'annata ottima per il comparto, indica Cia Padova, che proprio a nord della provincia ha la sua massima espressione con ampi spazi di sviluppo. Fino ad un decennio fa, nel territorio padovano nemmeno esisteva tale coltivazione. Oggi sono 5, complessivamente, gli ettari vocati, e una decina le aziende agricole dedicate, per un fatturato annuo di almeno 100mila euro. Testimonianza diretta quella di Enrico Carlon titolare di MrHops a San Martino di Lupari, l'unica impresa a livello nazionale che si occupa della riproduzione, in vitro, di piante di luppolo. «Le esportiamo in ogni parte d'Italia, oltre che in Ungheria, Francia e Spagna», spiega.
I NUMERI
I numeri, specifica Cia Padova, sono destinati ad incrementare ulteriormente già nel breve per la sempre maggiore richiesta di birre agricole, realizzate da mastri birrai adeguatamente formati. «Quello del luppolo è un settore innovativo, che vale la pena esplorare evidenzia il presidente di Cia Padova Luca Trivellato Tutte le coltivazioni alternative rappresentano un filone che può generare delle nuove, ed eque, redditività a favore delle aziende agricole».
L'EVOLUZIONE
Negli ultimi anni, nel padovano, stanno sorgendo diversi agribirrifici. «Segno che l'imprenditore agricolo intende continuare ad evolversi aggiunge Molto spesso sia l'orzo che il luppolo, le materie prime principali per fare la birra, vengono coltivati nei terreni di proprietà degli stessi agribirrifici. Dunque, sono più che garantiti in termini di genuinità». «Uno dei nostri obiettivi è valorizzare quei prodotti ancora semisconosciuti al grande pubblico. Le birre agricole rientrano in questo novero».