Luppolo, il boom dell'Alta: «Il fatturato vola con le birre agricole»

Domenica 2 Ottobre 2022 di Michelangelo Cecchetto
Enrico Carlon

SAN MARTINO DI LUPARI  - Forse non molti sanno che l'Alta Padovana sta diventando terra vocata alla coltivazione del luppolo. Questa è stata un'annata ottima per il comparto, indica Cia Padova, che proprio a nord della provincia ha la sua massima espressione con ampi spazi di sviluppo. Fino ad un decennio fa, nel territorio padovano nemmeno esisteva tale coltivazione. Oggi sono 5, complessivamente, gli ettari vocati, e una decina le aziende agricole dedicate, per un fatturato annuo di almeno 100mila euro. Testimonianza diretta quella di Enrico Carlon titolare di MrHops a San Martino di Lupari, l'unica impresa a livello nazionale che si occupa della riproduzione, in vitro, di piante di luppolo. «Le esportiamo in ogni parte d'Italia, oltre che in Ungheria, Francia e Spagna», spiega.

Coltiva nel suo vivaio 100mila piantine di luppolo, su una superficie di 1.500 metri quadrati. «Ci occupiamo del primo avviamento della filiera - continua - ovvero mettiamo le aziende agricole che producono il luppolo nelle condizioni di lavorare». La stagione è stata particolarmente favorevole, nonostante la perdurante siccità registrata tra marzo e agosto. «Il secco ha contribuito ad azzerare, o quasi, le malattie nei campi a luppolo. Chi ha irrigato mediante gli impianti a goccia, in maniera precisa e puntuale, ha beneficiato di ottime rese. Non solo. Anche la costante ventilazione, che ha caratterizzato la zona dell'Alta e della Pedemontana sia in primavera che in estate, ha favorito lo sviluppo della pianta. D'altro canto, fra le criticità che sembrano impedire il definitivo salto di qualità della stessa troviamo la burocrazia, gli altissimi costi dei macchinari e, non da ultimo, una non sempre corretta applicazione dei contratti di filiera il cui scopo è «rilanciare gli investimenti nel settore agroalimentare al fine di realizzare programmi d'investimento integrati a carattere interprofessionale e aventi rilevanza nazionale».


I NUMERI
I numeri, specifica Cia Padova, sono destinati ad incrementare ulteriormente già nel breve per la sempre maggiore richiesta di birre agricole, realizzate da mastri birrai adeguatamente formati. «Quello del luppolo è un settore innovativo, che vale la pena esplorare evidenzia il presidente di Cia Padova Luca Trivellato Tutte le coltivazioni alternative rappresentano un filone che può generare delle nuove, ed eque, redditività a favore delle aziende agricole».


L'EVOLUZIONE
Negli ultimi anni, nel padovano, stanno sorgendo diversi agribirrifici. «Segno che l'imprenditore agricolo intende continuare ad evolversi aggiunge Molto spesso sia l'orzo che il luppolo, le materie prime principali per fare la birra, vengono coltivati nei terreni di proprietà degli stessi agribirrifici. Dunque, sono più che garantiti in termini di genuinità». «Uno dei nostri obiettivi è valorizzare quei prodotti ancora semisconosciuti al grande pubblico. Le birre agricole rientrano in questo novero».

 

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