«Salario minimo di 10 euro l'ora e ambulatori di quartiere»: le proposte di Luca Lendaro

Martedì 7 Giugno 2022 di Mauro Giacon
Luca Lendaro, 32 anni

PADOVA - Luca Lendaro, 32 anni, è il più giovane candidato in corsa per Palazzo Moroni sostenuto dalle liste Solidarietà Ambiente Lavoro e “Tutta nostra la città.

Vive all’Arcella. Ha conseguito laurea e dottorato di ricerca in Filosofia all’Università. Ora insegna da precario alle scuole medie.

Nel suo programma intende fare di Padova la capitale della dignità del lavoro e per questo propone un salario minimo di 10 euro l’ora...

«In questa città c’è anche lavoro povero e non è detto che gli sia garantita la dignità. Io propongo che si cominci dai grandi enti: il Comune, l’Università, l’Azienda ospedaliera, a richiamare l’attenzione proponendo la buona pratica. Che ci sia massima trasparenza negli appalti e nessuna esternalizzazione degli incarichi. I dieci euro servono a istituire un marchio che verifichi la qualità delle relazioni di lavoro da estendere poi anche ai privati».

Propone l’istituzione di poliambulatori pubblici di quartiere. Per difendere quella medicina del territorio oggi dimenticata?

«Abbiamo una sanità d’eccellenza ma non dev’essere a scapito del sistema sanitario territoriale che poi favorisce i privati. Allora il Comune si faccia carico di trovare luoghi da mettere a disposizione dei medici di base che creino un polo pubblico, aperto sempre, in modo da non intasare il pronto soccorso».

Parlando dell’assetto urbanistico lei propone di inserire nel bilancio sociale del Comune il costo determinato dal consumo di suolo e lo quantifica in 100 mila euro per ettaro di suolo impermeabilizzato, 10 euro al metro quadro. Perché?

«Perchè i cittadini sappiano quanto viene a costare il consumo di suolo in opere e in salute. Di conseguenza che si punti a difendere ogni fazzoletto di verde anzi, il Comune dovrebbe fare campagna acquisti di aree verdi».

Lei chiede processi di partecipazione vera su temi come la Prandina, l’ex Marchesi, la cattedrale Davanzo, l’ex Macello. Finora non c’è stata?

«L’esperienza di Agenda 21 è stata del tutto deludente e su questo la Giunta ha responsabilità inequivocabili. Poi le faccio l’esempio dello sgombero dell’ex Macello a tradimento. C’era un tavolo di progettazione con la Clac che da 40 anni si prendeva cura di quello spazio. È stato interrotto. E ora non sappiamo nemmeno quale sarà il progetto futuro, lo sa solo l’assessore Colasio. Ecco quello che non vogliamo».

Propone il ritorno alla gestione in proprio dei servizi di acqua, rifiuti e gas. Pensa che sarebbe migliore?

«Ho provato a fare un po’ di conti. Hera consegna 5 milioni al Comune ogni anno ma ne guadagna molti di più. Lo stesso fa Acegas. Quei soldi se non ci fossero i profitti da salvaguardare ma una società trasparente ritornerebbero a disposizione della comunità».

Il potenziamento dell’inceneritore?

«Assistiamo a un conflitto di interessi fra Hera e la sua partecipata AcegasApsAmga. La prima ha bisogno del rifiuto secco per l’impianto, quindi non ha interesse a ridurlo. La seconda deve fare il porta a porta e la differenziata. A Treviso con un’altra società non è così, esiste una gestione circolare dei rifiuti».

Ma l’inceneritore potrebbe produrre energia per la città...

«Io sono più propenso a creare un’agenzia dedicata da parte del Comune che gestisca comunità energetiche dove le imprese o il pubblico condividono l’energia in più che producono, anche con i cittadini».

Rimaniamo sul futuro. Il tram è il mezzo che ci serve?

«Io dico sì al tram perché è un’occasione per ripensare la mobilità. Ma questo mezzo dal punto di vista tecnico ha dei problemi. Per me bisogna integrarlo con altri sistemi. Ad esempio metterei più bus di notte e creerei delle linee circolari per collegare fra loro i quartieri, più che portare dalla periferia e al centro. Se vogliamo davvero la città dei 15 minuti è questo che dobbiamo fare».

Tema “caldo”. I giovani e la movida. Possono convivere?

«È inutile pensare che i ragazzi non si possano incontrare. Il fatto è che trovarsi a bere sembra sia la sola offerta di questa città. Offriamo spazi culturali, cinema sostenuti dal Comune. E soprattutto che i luoghi siano diffusi così non ci sarà la concentrazione in pochi spazi».

Molte delle sue posizioni potrebbero essere condivise dallo schieramento che sostiene Giordani. Come mai avete sentito l’esigenza di distinguervi?

«Vero, ma abbiamo visto che le istanze innovative e progressiste sono state rese impraticabili tanto che chi le proponeva ha dovuto piegarsi alla logica del Pd che è quella trasversale degli affari. Le mediazioni al ribasso in nome di una gestione governista non fanno per noi. Anzi le dico che non faremo accordi con nessuno se si dovesse andare al ballottaggio. Per noi l’indipendenza politica è tutto».

Ultimo aggiornamento: 08:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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