Onichini il macellaio che sparò al ladro, confermati cinque anni di carcere

Mercoledì 12 Giugno 2019
Onichini il macellaio che sparò al ladro, confermati cinque anni di carcere
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VENEZIA -  Ci sono voluti sei anni per arrivare a una sentenza di secondo grado per il caso di Walter Onichini, il macellaio di Legnaro (Padova) che il 22 luglio del 2013 sparò al ladro che insieme a altri complici gli era entrato in casa. Il malvivente rimase in coma in ospedale, ma si riprese. Oggi, nonostante la nuova legge sulla legittima difesa, i giudici della Corte d'Appello di Venezia hanno respinto la richiesta di assoluzione che il procuratore generale Giancarlo Buonocore aveva chiesto il 2 aprile scorso. Il macellaio padovano venne condannato il 18 dicembre 2017 in primo grado a una pena di 4 anni e 11 mesi, con il pagamento delle spese legali e una provvisionale, a titolo di risarcimento, di 25 mila euro per la famiglia del ladro. Elson Ndreca, albanese, venne a sua volta condannato a tre anni e 8 mesi per quel tentato furto, tuttavia è riuscito a fuggire, ma i suoi legali hanno avviato una causa civile al macellaio chiedendogli 324 mila euro di danni.

Quella notte Onichini e la moglie si svegliarono di soprassalto per alcuni rumori sentiti in giardino. L'uomo uscì dal terrazzo della camera da letto, che si affacciava sopra al piccolo piazzale in cui era parcheggiata la sua auto. Quando vide la macchina muoversi prese il fucile e sparò due colpi, uno mentre il ladro usciva dalla macchina, probabilmente per scappare. Una volta in auto, spostò l'albanese sul lato passeggero, aprì il cancello e uscì verso i campi vicini. «Volevo portarlo in ospedale», era stata la sua versione. Ma in ospedale il macellaio non arrivò mai, abbandonò il ladro a circa un chilometro da casa, in una strada sperduta tra i campi, poi a casa chiamò i carabinieri. L'albanese venne trovato quasi subito: se l'ambulanza non fosse arrivata in tempo sarebbe morto dissanguato. Il macellaio venne subito accusato di tentato omicidio fino alla sentenza di primo grado.

La Lega ha fatto di questo come di altri casi lo spunto per 'allargare' le maglie della legittima difesa, fino all'approvazione della recente legge.

Il 2 aprile scorso, quando in corte d'Appello a Venezia è giunto l'appello per Onichini, la legge non era ancora stata approvata, tuttavia il pg Buonocore ha fatto leva sulle disposizioni legislative vigenti, sostenendo che il tentato omicidio non c'era, al massimo Onichini si poteva incolpare di un eccesso colposo di legittima difesa putativa, indotto a sparare perché riteneva che la sua vita fosse in pericolo, derubricando il reato a lesione colposa, perseguibile su querela da parte del ladro, che però non fu mai presentata. La versione della procura generale però non è stata accolta. Per Onichini «a questo punto in Italia è meglio fare i delinquenti» ha commentato. Il suo legale Ernesto de Toni ha già annunciato l'impugnazione. E i parlamentari veneti della Lega parlano di «sentenza incomprensibile». 

Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 20:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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