Era in lista con Zaia, il sindaco leghista la caccia: «Si vendica perché non ho sostenuto Pan»

Giovedì 24 Settembre 2020 di Mauro Giacon
Savina Salvatrice Albanese con Luca Zaia durante la campagna elettorale: ora cacciata dall'assessorato
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MESTRINO - Il ritiro delle deleghe all’Istruzione e Cultura da parte del sindaco di Mestrino, Marco Agostini, alla sua assessora Savina Albanese, diventa un caso politico all’interno della Lega. Il sindaco ieri le ha revocato l’incarico in Giunta con una formula particolare, che fa riferimento più al suo comportamento in campagna elettorale che al suo agire amministrativo.

«INTRATTENEVA RAPPORTI...»
Scrive Agostini nella determina dirigenziale: “Considerato che l’assessore è stato visto più volte intrattenere rapporti con almeno due persone che, nell’ultimo periodo, hanno fatto pervenire al protocollo dell’ente numerosi esposti e richieste di accesso strumentali ed emulative con il solo e chiaro intento di nuocere all’amministrazione; inoltre l’assessore non ha mai preso ufficialmente distanza da questi personaggi, con i quali, anzi si è spesso accompagnata in occasione della recente campagna elettorale generando confusione nello stesso elettorato che sostiene l’attuale maggioranza; tale atteggiamento comporta un affievolimento del rapporto fiduciario posto alla base della nomina assessorile, per cui legittima pienamente la volontà del sindaco di procedere con la revoca del proprio atto di nomina”.
 

 

«INCREDIBILE, IO DA 9 ANNI  IN LEGA»
«È incredibile - sbotta la diretta interessata - io sono iscritta da 9 anni in Lega, ho contribuito a fondare la sezione locale e ho fatto campagna per Zaia. Sono al secondo mandato e dopo 8 anni e mezzo mi arriva un messo al lavoro, io sono vicepreside, e mi consegna l’atto di revoca. Perché? Ho sempre lavorato per il partito e non è colpa mia se dopo un colloquio con Zaia sono stata candidata e ho preso 1.700 preferenze. Ma ero in lista con Zaia e in abbinata di genere con Fabrizio Boron. Ho dato fastidio perché non ho sostenuto Giuseppe Pan che non ce l’ha fatta? Non credo che avrebbe vinto anche sommando i miei voti. Ma ricordo bene il sabato prima delle elezioni quando Pan è intervenuto all’inaugurazione del ponte di Lissaro e il sindaco dal palco ha detto che tutta l’amministrazione lo sosteneva, dimenticandosi che davanti a loro c’ero io, pure candidata. E credo che questo atteggiamento sia stato notato dalla gente e che abbia creato empatia nei miei confronti. Certo più che nei confronti di Pan che ha preso 130 voti, pur sostenuto dal sindaco. In ogni caso quelle che Agostini reputa persone sgradite non sono delinquenti ma sono altrettanti leghisti con i quali lui ha o motivazioni di dissenso personale».

IL SINDACO: FATTO ISTITUZIONALE
Il sindaco replica a stretto giro. «Si tratta esclusivamente dell’interruzione di un rapporto fiduciario istituzionale e personale motivato da avvenimenti e azioni maturate in due anni di mandato». Insomma quella annunciata via determina sarebbe la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Niente di partitico, vuole dire, o di legato alle elezioni, ma fatti che si sono succeduti nel tempo.

GUERRE INTERNE
Tutta la documentazione è stata inviata al commissario provinciale, il deputato Alberto Stefani, che prende tempo: «Analizzerò e poi deciderò il da farsi». Ma è probabile che un gesto così plateale a due giorni dalle elezioni seppure ispirato da motivi amministrativi abbia però anche una seconda chiave di lettura. In Lega le guerre interne ci sono sempre state. Malgrado il movimento appaia monolitico in verità è tutta una lotta fra i “big” per imporre i propri uomini nei posti chiave o per impedire ad altri di farlo. La storia del Carroccio a Padova lo insegna. Da quando, all’inaugurazione della sede ai piedi del Borgomagno arrivò prima Zaia e solo quando se ne andò giunse l’allora segretario veneto Tosi. Ma tutti le hanno passate. Lo stesso Marcato stava per essere fatto fuori, e quando Bitonci ha perso il Comune nessuno si è stracciato le vesti. Non parliamo del commissariamento continuo delle sezioni e da ultimo della vicenda di Filippo Lazzarin che da commissario provinciale diventa candidato, anche se c’era il divieto, subito dopo aver nominato 78 commissari di sezione. Anche la vicenda della circolare che comandava alle sezioni di portare solo i candidati Lega è singolare. E così quando qualche testa ruzzola giù in malo modo ed emergono nuove figure di riferimento sul territorio le fibrillazioni aumentano.
 

Ultimo aggiornamento: 09:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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