Paga 15mila euro per lavorare, giovane raggirato da una ditta fantasma

Venerdì 31 Luglio 2020 di Luca Ingegneri
Paga 15mila euro per lavorare, giovane raggirato da una ditta fantasma (Foto di Free-Photos da Pixabay)
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PADOVA Quella proposta di collaborazione lo allettava. Si era deciso ad aderire nonostante la richiesta di un consistente esborso economico. Mai avrebbe immaginato di essere stato raggirato e di dover dire presumibilmente addio agli oltre 15mila euro versati ad un datore di lavoro fantasma.

Nei primi mesi del 2018 il giovane aveva ricevuto una proposta di collaborazione da una società padovana operante nel campo della green economy. Gli era stata prospettata l'opportunità di allargare il raggio d'azione della ditta al territorio della Marca trevigiana, assumendo l'incarico di concessionario per la vendita di eco-compattatori. Gli veniva però chiesto un investimento iniziale di circa trentamila euro, destinati all'acquisto degli eco-compattatori. In cambio la società avrebbe assicurato al giovane concessionario un servizio di formazione e di assistenza per il disbrigo delle pratiche burocratiche, oltre alla sottoscrizione di una serie di contratti con le amministrazioni comunali del trevigiano. 

Il trentenne era convinto della bontà dell'intera operazione. Dopo aver sottoscritto il contratto si è impegnato a versare una caparra di conferma, arrivando persino al punto di indebitarsi. La società pretendeva infatti il versamento di un importo pari al 50% del prezzo di cinque eco-compattatori, per un totale di 15.250 euro.

Il concessionario ha versato inizialmente all'amministratore della società due assegni a titolo di cauzione: nell'arco di un paio di mesi ha poi effettuato i bonifici pagando la metà dei cinque eco-compattatori.

La merce non gli è però mai stata recapitata. E quando ha iniziato ad esplorare il territorio trevigiano nell'intento di piazzare le apparecchiature necessarie alla raccolta differenziata si è reso conto che il mercato era già saturo. Quasi tutte le amministrazioni pubbliche contattate erano già state rifornite da altre ditte del settore. Al trentenne non è rimasto altro che mettersi in contatto con i responsabili della ditta per decidere il da farsi. Purtroppo senza riscontri. Presso la sede legale non c'era più traccia di quella società. Impossibile contattare l'amministratore al telefono o via posta elettronica. A quel punto il giovane non ha potuto far altro che presentare una denuncia alla Procura della Repubblica.

Verificando il percorso compiuto dai due bonifici bancari del trentenne, gli investigatori dell'Arma, coordinati dal sostituto procuratore Luisa Rossi, sono risaliti ad una società operante nel settore dei rifiuti con sede in città, in via Tommaseo. Il legale rappresentante della Srl, un cinquantenne residente a Campodarsego, già coinvolto in vicende simili, è stato iscritto sul registro degli indagati con l'accusa di truffa.
Ultimo aggiornamento: 13:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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