Mazzata dal Green pass: per Appe un quarto di clienti in meno nei locali

Venerdì 27 Agosto 2021 di Mauro Giacon
Gestori dei locali in difficoltà sia a esigere di vedere il green pass, sia per la fuga dei clienti
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PADOVA - Scena fresca di ieri. Un signore sta per entrare in un bar del centro e il gestore gli chiede il green pass. L’altro non ne vuole sapere. Dice che ha letto il decreto e che riguarda solo la ristorazione. Il barista spiega che anche i bar, come pubblici esercizi, sono ristorazione. L’altro risponde che il green pass ce l’ha ma non lo vuole mostrare, minacciando di chiamare un avvocato. Risposta: «Allora chiami direttamente i carabinieri». Così il potenziale cliente se ne va infuriato.
Il quadretto testimonia come non sia facile convivere con le disposizioni in vigore dal 6 agosto, da una parte e dall’altra.

C’è chi non vede l’ora di piantare una grana magari in nome della libertà sacrificata, mentre accade (qualche volta) che si chiuda un occhio per non creare tensioni. Vedendola dalla parte dei “ristoratori” il green pass è una costrizione necessaria. Secondo i risultati del sondaggio condotto dall’Appe fra i suoi associati ha però contribuito non solo a creare problemi ma anche a far scappare una fetta importante della clientela. Oltre metà lamenta una perdita dal 25% e oltre di incasso. E la preoccupazione è per l’arrivo della stagione più fredda quando rimanere fuori non sarà più piacevole. C’è già chi pensa ai “funghi riscaldanti”.


IL COMMENTO
«Da un lato, nei primi 20 giorni di applicazione non si sono registrate particolari criticità, se non qualche caso sporadico di clienti polemici che hanno minacciato di “vendicarsi” con recensioni negative sui social o di malfunzionamenti dell’app per la verifica del qr-code - dice il segretario Filippo Segato. Dall’altro lato, tuttavia, pesa l’incognita autunnale, con i primi freddi che impediranno alle persone sprovviste di certificato verde di pranzare o cenare all’interno dei locali, con conseguenti perdite di fatturato per i pubblici esercizi, obbligati a pensare a nuove soluzioni, come verande chiudibili su alcuni lati, funghi riscaldanti e altro».


LA RICHIESTA
«Proprio per questo – prosegue Segato – già nelle prossime settimane chiederemo ai Comuni di voler prorogare, anche per il 2022, la gratuità dei plateatici esterni, che tanto stanno aiutando i pubblici esercizi e i consumatori, oltre che essere anche strumento di accoglienza e “arredo” della città e dei paesi della nostra provincia».


GLI SPAZI
Fra i dati emergono due problematiche. «Solo il 45% dei locali ha un plateatico con un numero di coperti sufficiente ad accogliere tutta la clientela, in osservanza delle regole sul distanziamento, mentre moltissime attività non hanno uno spazio all’aperto o, se è disponibile, non è considerato sufficiente». Forse è per questo che il 90 per cento lascia che sia il cliente a decidere ma alcuni ”invitano” a far entrare i possessori di green pass per liberare posti all’esterno. «Ma nessuno obbliga come è successo in altre località».


I CONTROLLI
Dopo la circolare del ministero dell’Interno, che ha limitato il controllo del documento d’identità, la percentuale di esercenti che dichiara di non effettuare i controlli è scesa dal 18% al 10%. Sono quasi dimezzati ma non sono pochi. «Potrebbe trattarsi di esercizi che lavorano esclusivamente all’esterno, per cui non c’è nemmeno la necessità di effettuare alcun controllo: si pensi ad esempio a un bar che ha i tavolini su una piazza o a un locale che serve all’interno solo clienti in piedi. La pasticceria Estense i tavoli interni li ha tirati via. Per il resto non ho sentito ancora un solo barista ribelle». Ma intanto la botta c’è. Il 54 per cento dichiara di aver avuto un calo sia piccolo o grande. Il 15,7% dichiara di aver subito perdite superiori al 25%.

 

Ultimo aggiornamento: 19:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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