Cittadella. Drogava e violentava le pazienti che arrivavano al pronto soccorso, infermiere condannato a 8 anni

Dall'agosto del 2021 al maggio dell'anno scorso ha approfittato di quattro giovani pazienti all'ospedale di Cittadella

Venerdì 2 Giugno 2023 di Marco Aldighieri
Infermiere condannato per violenza sessuale

CITTADELLA (PADOVA) - L'infermiere di 39 anni Carlos Alberto Birro, all'epoca dei fatti contestati in forze al pronto soccorso di Cittadella, ieri in rito abbreviato davanti al Gup Domenica Gambardella è stato condannato a otto anni per violenza sessuale. Le sue vittime sono state quattro giovani pazienti tra l'agosto del 2021 e il maggio dell'anno scorso. Il pubblico ministero Roberto Piccione, titolare delle indagini, ha chiesto una condanna a otto anni e il giudice ha di fatto sposato la linea dell'accusa. L'uomo originario del Guatemala, ma cittadino italiano residente a Zanè in provincia di Vicenza, è stato interdetto dai pubblici uffici e una volta scontata la sua pena, dovrà restare per un anno in regime di libertà vigilata.

Tre delle quattro vittime si sono costituite parti civili. Birro dovrà versare a ognuna di loro una provvisionale di 15 mila euro, mentre il resto dei danni dovrà essere risarcito in separata sede.

I quattro episodi

L'infermiere dall'agosto del 2021 al maggio dell'anno scorso ha violentato quattro giovani pazienti del pronto soccorso dell'ospedale di Cittadella. La prima vittima, tra il 7 e l'8 agosto del 2021, è stata una 36enne. Mentre era ricoverata e stava dormendo, Birro ha esibito il suo membro e l'ha toccata nelle parti intime. Un paio di mesi più tardi, il 4 ottobre, nel mirino dell'infermiere è finita una 26enne. In questo caso ha distratto la paziente, sempre per toccarle le parti intime. Stesso copione, il 16 e il 17 novembre del 2021, con una ragazza di 23 anni finita al pronto soccorso a seguito di un incidente stradale. Ma a fare scattare le indagini, segnalando ai carabinieri quanto le era accaduto, è stata una paziente di 39 anni ricoverata al pronto soccorso tra il 19 e il 20 maggio dell'anno scorso. La donna è stata più volte molestata dall'infermiere. La Procura ha nominato un consulente tecnico, il medico Donata Favretto, e ha disposto esami del sangue e delle urine sulla giovane paziente. Il risultato ha portato alla luce l'assunzione di benzodiazepine, mai somministrata da parte dei medici dell'Ospedale. Il farmaco è stato invece somministrato dall'infermiere alla 39enne per stordirla e approfittare di lei. Gli inquirenti, durante l'indagine, hanno sequestrato a Birro anche il telefono cellulare. All'interno del suo smartphone hanno trovato una serie di messaggini su WhatsApp spediti alle vittime, spesso il giorno dopo il ricovero in ospedale. "Ciao bellissima come stai". Oppure "Sei una bella ragazza non devi stare depressa tirati su". Ma a volte era anche più esplicito come "Posso dirti una cosa senza che ti arrabbi? Sei una bellissima donna. Stanotte mi attiravi".

In aula

Birro, ieri mattina, era presente in aula affiancato dalla sua legale Susy Zaupa del foro di Padova. Vestito in completo blu, capelli corti, è apparso sereno. Fino a ieri incensurato, davanti agli inquirenti si è sempre difeso dichiarandosi innocente. «Sono stato frainteso» ha giurato a più riprese. La sua avvocata, anche durante l'udienza preliminare, ha sollevato una serie di dubbi in merito allo sviluppo delle indagini, ma senza esito favorevole. 

Ultimo aggiornamento: 3 Giugno, 08:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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