Infarto cardiaco, una ripresa migliore con la stimolazione di una proteina. Ecco la nuova scoperta

Venerdì 31 Marzo 2023
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PADOVA - Dopo l'infarto il cuore migliora grazie alla stimolazione della proteina Bdnf. Lo rileva l'Università di Padova i cui ricercatori hanno fatto parte del team che ha individuato specifici stimolanti capaci di limitare il danno causato da infarto cardiaco e migliorare il benessere nel lungo tempo.

Il brain-derived neurotrophic factor (Bdnf) è una proteina che garantisce il pieno sviluppo e la corretta funzionalità delle cellule del nostro cervello. Di recente, però, si è stato visto che il Bdnf è molto importante anche per la contrazione ed il rilasciamento del cuore. Infatti, eliminando le strutture che lo legano sulla membrana delle cellule cardiache, i cosiddetti recettori TrkB, si nota una riduzione sia della contrazione sia del rilasciamento del muscolo cardiaco. Meno chiaro, però, è il ruolo svolto dal Bdnf/TrkB nel contesto dell'infarto del miocardio, ovvero della disfunzione del ventricolo sinistro dopo un arresto di flusso in una delle arterie che fanno arrivare sangue alle cellule cardiache.

Lo studio ha evidenziato come la quantità di Bdnf prodotta dalle cellule cardiache in risposta ad un infarto sia inizialmente alta ma poi cali nelle settimane successive in coincidenza con la riduzione della capacità del cuore di contrarsi efficacemente. In alcune cellule del cervello, il Bdnf è prodotto attraverso la stimolazione di alcune strutture presenti sulla membrana dei neuroni, i cosiddetti recettori β-adrenergici. Questi recettori sono fondamentali per la funzione cardiaca; infatti, vengono stimolati per far aumentare il lavoro fatto dal cuore tutte volte che ci siano condizioni di stress. «Una prima conclusione di questo studio - spiega Nazareno Paolocci co-autore dello studio - è che il Bdnf ha la capacità di aumentare il »benessere«, ovvero limitare il danno dell'infarto cardiaco, a diversi livelli, cioè all'interno e all'esterno delle cellule del cuore». La mortalità dopo infarto è diminuita molto negli ultimi decenni, grazie a diversi trattamenti, farmacologici e non. Per contro, rimane alto il numero di pazienti che sviluppano una insufficienza di contrazione cardiaca a distanza di tempo dopo l'infarto iniziale.

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