Inchiesta Borile: bando per 99 migranti, poi diventano 300: 2 milioni di euro

Giovedì 21 Febbraio 2019
Il centro migranti all'ex caserma Prandina
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PADOVA - A breve le indagini sullo scandalo nella gestione dei migranti saranno chiuse. Ma alcuni punti dell'inchiesta per gli inquirenti devono essere ancora analizzati nei dettagli. Come il bando di gara vinto da Ecofficina per la gestione, tra il novembre del 2015 e il giugno del 2016, di 99 profughi all'interno dell'ex caserma Prandina. Per chi indaga infatti i conti non tornano, sia come numero di richiedenti asilo e sia come costo dell'operazione. La cooperativa Ecofficina (ora Edeco) aveva vinto per il periodo dal novembre del 2015 al giugno del 2016 il bando di gara per la gestione di 99 migranti all'interno della Prandina per una spesa complessiva di 749 mila euro. Ma, secondo l'accusa rappresentata dal sostituto procuratore Sergio Dini titolare delle indagini, i profughi in quei mesi sono saliti a trecento e nelle casse della cooperativa, gestita da Simone Borile, sarebbero entrati oltre due milioni di euro.
 

Insomma, un milione e 300 mila euro in più rispetto a quanto pattuito attraverso il bando di gara.

E infatti lo scorso 15 gennaio i carabinieri hanno raccolto i documenti relativi ai pagamenti effettuati dalla Prefettura in favore di Ecofficina proprio nell'anno 2016. Soldi entrati, sempre per l'accusa, nelle tasche di Simone Borile per mandare avanti l'accoglienza diffusa, il centro di Bagnoli di Sopra e l'ex caserma Prandina. Nell'inchiesta otto sono finiti indagati e i reati a loro contestati a vario titolo in concorso e con aggravanti, vanno dalla turbata libertà degli incanti alla frode nelle forniture pubbliche, dalla truffa alla corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, fino all'induzione indebita, alla rivelazione di segreto d'ufficio, al falso. In questi giorni gli inquirenti per contestare la truffa devono quantificare una somma in denaro, ed è per questo motivo che sono stati acquisiti altri documenti contabili. IL BUSINESS La figura chiave al centro del presunto business sarebbe quella di Tiziana Quintario, l'ex funzionaria della Prefettura incaricata della gestione dei migranti e della predisposizione di bandi e contratti. Parlando di lei, Borile dice «la mia donna in Prefettura». Sulla scorta di questo e di altri elementi, il pubblico ministero sospetta che siano stati confezionati bandi ad hoc per favorire la coop amica. Ma non solo. Il magistrato ipotizza un vero e proprio accordo finalizzato a spingere in tutti i modi Ecofficina a scapito di altre coop. Due sono gli indagati illustri finiti nell'inchiesta. Sono l'ex vice prefetto vicario Pasquale Aversa e l'ex vice prefetto Alessandro Sallusto ora alla Prefettura di Bologna come Tiziana Quintario. Fondamentale per le indagini è stato quanto dichiarato da Aversa nel corso del suo interrogatorio, dell'ottobre scorso, che si è svolto nella stazione dei carabinieri di Prato della Valle. L'ex vice prefetto vicario ha dichiarato: «Ricevevamo forti pressioni dai Comuni...C'era il rischio che i Comuni potessero chiudere i centri con una ordinanza sindacale per problemi igienico-sanitari». E ancora: «La Prefettura era lasciata allo sbando. Venivamo avvisati di nuovi arrivi di migranti solo 24 ore prima dal Ministero e dovevamo per forza trovare loro una sistemazione. E quando gli è stato chiesto se la soluzione migliore al problema era la cooperativa Ecofficina (ora Edeco) con il suo responsabile Simone Borile, l'ex vice prefetto vicario Aversa ha ammesso che «...In quei frangenti Ecoffocina era la soluzione...». Interessante è stata considerata dagli investigatori anche la memoria difensiva presentata dall'ex vice prefetto Alessandro Sallusto. Marco Aldighieri

Ultimo aggiornamento: 11:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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