PADOVA - Nuova linea del termovalorizzatore, il sindaco Sergio Giordani chiede alla Regione un’indagine epidemiologica sugli effetti dell’inceneritore sui bambini.
GLI ACCORDI
Questa indagine è prevista dalla condizione ambientale n. 3 del provvedimento di autorizzazione unica regionale (Paur) del 3 marzo 2022 n. 11, che ha approvato la realizzazione della nuova linea del termovalorizzatore. Con una nota ad hoc, Giordani ha ribadito alla Regione, alla quale è stata rimessa dall’Ulss la volontà del Comune di Padova, di procedere oltre che all’indagine epidemiologica anche alla realizzazione del biomonitoraggio dei metalli pesanti nelle unghie dei bambini che abitano nelle aree prossime all’impianto, come del resto già richiesto in data 11 luglio 2022.
«Questo, non solo e non tanto in ottemperanza della condizione ambientale, che spetta al Comune verificare – ha spiegato il sindaco - ma soprattutto perché è fondamentale svolgere un’analisi in maniera completa e su tutti gli ambiti che possano evidenziare il potenziale inquinamento e darci lo stato reale di salute della nostra popolazione».
«Verificare con costanza le eventuali ricadute del termovalorizzatore sul nostro territorio e sulle persone è per me una priorità - ha detto ancora Giordani - ricordo che la richiesta del biomonitoraggio è stata da me avanzata ancora nel mese di luglio di quest’anno e che l’Ulss ha ritenuto che sulla decisione si dovesse esprimere Regione. Quindi, come sindaco di Padova, è mio dovere insistere in tutte le sedi amministrative perché venga accolta questa mia richiesta di buon senso e a tutela dei padovani».
LE POSIZIONI
Contro l’ampliamento dell’impianto di San Lazzaro a maggio i comitati contro il termovalorizzatore hanno anche depositato un ricorso al Tar. Le motivazioni del ricorso molteplici. In primis, secondo i ricorrenti, non sarebbe stato considerato l’inquinamento atmosferico aggiuntivo dell’impianto futuro. «Rispetto all’esistente, la quarta linea dovrebbe bruciare circa 50.000/60.000 t/anno di rifiuti in più, emettendo più polveri sottili, ossidi di azoto, ammoniaca, ossidi di zolfo, acidi – hanno spiegato i comitati -. Questo in una situazione già compromessa, sia nelle aree intorno all’inceneritore, che in tutta la città, che vede il costante sforamento della media giornaliera e annuale di polveri fini e ultrafini».
«In seconda istanza, viene consentita la combustione di fanghi derivanti da depurazione urbana e industriale contenenti Pfas –hanno aggiunto - sostanze che non vengono degradate dell’incenerimento, ma vengono diffuse in aria dai camini e in fognatura tramite le acque di raffreddamento scorie».