«Mi hanno derubato». Incendia la sua cella, detenuto 30enne gravissimo. Intossicati tre agenti

L'uomo ha appiccato il fuoco al materasso, probabilmente con lo scaldavivande. Avvolto dal fumo e ustionato è stato tirato fuori dai poliziotti penitenziari, che hanno messo in salvo anche diversi altri carcerati

Venerdì 13 Maggio 2022 di Serena De Salvador
Agenti penitenziari al Due Palazzi. Un detenuto ha dato fuoco alla cella

PADOVA - Ha protestato sostenendo di aver subito un furto, finendo per appiccare un incendio all'interno di una cella della casa circondariale del carcere Due Palazzi. Un detenuto tunisino di circa trent'anni è così rimasto gravemente ustionato in varie parti del corpo, mentre tre agenti della polizia penitenziaria intervenuti per salvare gli altri 14 carcerati presenti hanno patito un'intossicazione a causa dei fumi. Oltre alle quattro persone trasferite all'ospedale, dove il trentenne si trova tutt'ora ricoverato in Rianimazione, il reparto dove si trova la cella andata a fuoco è stato evacuato e chiuso per essere ripristinato. I danni ammontano a decine di migliaia di euro. Il Due Palazzi torna dunque a essere teatro di rimostranze ed episodi violenti e i sindacati della polizia penitenziaria tornano a insorgere chiedendo a gran voce provvedimenti urgenti.

I FATTI
L'episodio risale alla sera di mercoledì e si è verificato nella casa circondariale, ossia la parte del Due Palazzi che ospita chi è in carcere in attesa di giudizio o che deve scontare pene inferiori a cinque anni. A creare l'allarme è stata l'attivazione dell'impianto antincendio del piano rialzato, dove si trovano alcune celle. In una di queste gli agenti accorsi per controllare hanno trovato un detenuto ormai avvolto dal fumo. L'uomo pochi istanti prima era riuscito ad appiccare il fuoco al materasso, ad alcune coperte ad altre suppellettili usando, con tutta probabilità, il fornelletto scaldavivande in dotazione. I materiali incendiati hanno sprigionato un intenso fumo che in breve tempo ha fatto perdere i sensi al tunisino, che si è quindi anche procurato profonde bruciature.
Gli agenti si sono precipitati all'interno per estrarlo, restando anch'essi intossicati. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno quindi domato le fiamme, mentre il fumo risalendo ha invaso anche parte dei piani superiori. Pesanti le conseguenze sulla struttura: la cella è andata distrutta, l'ala del piano rialzato è stata temporaneamente chiusa per essere ripristinata e il calore ha danneggiato le putrelle del solaio. Dopo la visita all'ospedale i tre agenti intossicati sono stati dimessi e si stanno ora riprendendo, ma hanno prognosi di una decina di giorni. Peggio è andata invece al trentenne, ricoverato in condizioni critiche sia per l'intossicazione che per le ustioni.

GLI APPELLI
«Gli agenti della penitenziaria si sono infilati nella cella piena di fumo e fiamme strappando alla morte al detenuto che ha appiccato - il rogo spiega Leonardo Angiulli, segretario dell'Unione sindacati polizia penitenziaria (Uspp) per il Triveneto -. Il loro intervento è stato decisivo anche per mettere in salvo gli altri carcerati e per limitare i danni del fuoco in attesa dei pompieri.

Tutto a rischio della loro stessa incolumità». «A quei colleghi non può che andare tutta la nostra vicinanza, insieme a un augurio di rimettersi presto e completamente» fa eco il sindacato Sinappe. Le due sigle sono poi concordi su un tema: «La situazione nelle carceri italiane è sempre più drammatica, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e il ministro della Giustizia devono intervenire subito».

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