PADOVA - Erano le 17,40 di domenica 3 aprile 2016: «Non mi rispondi...Non vedo vie d'uscita...Sto preparando il cappio, spero di non aver fatto del male ai miei figli». Questo è stato l'ultimo grido d'aiuto con un sms che Bruno Ruzzarin, sessant'anni, titolare della Edilveneta srl, aveva inviato al suo legale. Pochi minuti dopo l'imprenditore si è tolto la vita impiccandosi nella sua abitazione di Padova, nel quartiere Altichiero, dove viveva con la moglie e i due figli. Bruno Ruzzarin si è tolto la vita perché era stato messo alla gogna su Facebook da un commercialista di Adria e dalla moglie. La coppia voleva acquistare dall'imprenditore delle mansarde a San Vito di Cadore, ma erano sorti problemi con i tempi di consegna. Ed era iniziata una vera persecuzione.
LE ACCUSE Dopo il suicidio dell'imprenditore, i due coniugi polesani avevano continuato a perseguitare la moglie della vittima. E con un complice avevano minacciato anche il legale incaricato dalla vedova. L'inchiesta è chiusa e il pubblico ministero Giorgio Falcone chiede il giudizio di tre imputati. Il 14 dicembre dovranno comparire davanti al gip. Esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone, diffamazione e estorsione sono le accuse dalle quali dovranno difendersi Giampaolo Cominato, cinquantottenne, commercialista di Adria, e la moglie Raffaella Tessarin, quarantaseienne, contabile, difesi dall'avvocato Massimo Munari. Il terzo imputato è Paolo Vincenzo Malvini, cinquantunenne di Cinisello Balsamo, difeso dall'avvocato Stefano Geruda. Malvini è accusato di estorsione.
LA STORIA I due coniugi polesani avevano messo alla gogna l'imprenditore attraverso il portale Facebook Segnalazione truffe immobiliari. E un mese dopo quell'esposto Bruno Ruzzarin si era impiccato nella sua abitazione. I coniugi adriesi qualche mese prima, attraverso la Delta Immobiliare srl, avevano stipulato un contratto preliminare, pagando anche la caparra, per l'acquisto di alcune mansarde a San Vito di Cadore. Erano sorti problemi nella consegna degli immobili e ne era nata una controversia civilistica. I coniugi polesani volevano indietro la caparra, ma Ruzzarin si era opposto. Il rifiuto aveva fatto arrabbiare i coniugi che avevano inscenato la diffamazione.
LE MINACCE Dopo la morte di Ruzzarin, Paolo Vincenzo Malvini e un complice erano entrati nello studio del legale della famiglia dell'imprenditore, minacciandolo di spedirgli dei camorristi se non avesse rinunciato al suo incarico come curatore degli interessi di Edilveneta srl.
Ultimo aggiornamento: 26 Novembre, 09:41
© RIPRODUZIONE RISERVATA LE ACCUSE Dopo il suicidio dell'imprenditore, i due coniugi polesani avevano continuato a perseguitare la moglie della vittima. E con un complice avevano minacciato anche il legale incaricato dalla vedova. L'inchiesta è chiusa e il pubblico ministero Giorgio Falcone chiede il giudizio di tre imputati. Il 14 dicembre dovranno comparire davanti al gip. Esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone, diffamazione e estorsione sono le accuse dalle quali dovranno difendersi Giampaolo Cominato, cinquantottenne, commercialista di Adria, e la moglie Raffaella Tessarin, quarantaseienne, contabile, difesi dall'avvocato Massimo Munari. Il terzo imputato è Paolo Vincenzo Malvini, cinquantunenne di Cinisello Balsamo, difeso dall'avvocato Stefano Geruda. Malvini è accusato di estorsione.
LA STORIA I due coniugi polesani avevano messo alla gogna l'imprenditore attraverso il portale Facebook Segnalazione truffe immobiliari. E un mese dopo quell'esposto Bruno Ruzzarin si era impiccato nella sua abitazione. I coniugi adriesi qualche mese prima, attraverso la Delta Immobiliare srl, avevano stipulato un contratto preliminare, pagando anche la caparra, per l'acquisto di alcune mansarde a San Vito di Cadore. Erano sorti problemi nella consegna degli immobili e ne era nata una controversia civilistica. I coniugi polesani volevano indietro la caparra, ma Ruzzarin si era opposto. Il rifiuto aveva fatto arrabbiare i coniugi che avevano inscenato la diffamazione.
LE MINACCE Dopo la morte di Ruzzarin, Paolo Vincenzo Malvini e un complice erano entrati nello studio del legale della famiglia dell'imprenditore, minacciandolo di spedirgli dei camorristi se non avesse rinunciato al suo incarico come curatore degli interessi di Edilveneta srl.
Il 5 dicembre 2017 il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza aveva eseguito le ordinanze di custodia cautelare che hanno portato all'arresto di Cominato, commercialista molto noto nel rodigino, e della moglie, finita ai domiciliari. Dopo l'arresto dei coniugi, Malvini era sparito dalla circolazione e si era reso irreperibile. I finanzieri lo avevano rintracciato attraverso le telefonate e gli sms che l'uomo aveva mandato ai familiari, riuscendo a individuarlo a Monza in casa di un amico. Durante l'arresto i militari avevano trovato una serie di documenti d'identità contraffatti con la foto e dati anagrafici di altri soggetti. Con tutta probabilità stava meditando una fuga all'estero. Giampaolo Cominato e Raffaella Tessarin sono stati scarcerati nel marzo scorso. Avevano inviato una lettera al giudice delle indagini preliminari, Cristina Cavaggion, con la quale ammettevano le loro colpe e si scusavano con la moglie dell'imprenditore. Prima della scarcerazione hanno risarcito la vedova e il legale della famiglia. Lino Lava ©