Impresario suicida dopo la "gogna" sul web: coniugi sotto accusa

Domenica 25 Novembre 2018 di Lino Lava
Bruno Ruzzarin
PADOVA - Erano le 17,40 di domenica 3 aprile 2016: «Non mi rispondi...Non vedo vie d'uscita...Sto preparando il cappio, spero di non aver fatto del male ai miei figli». Questo è stato l'ultimo grido d'aiuto con un sms che Bruno Ruzzarin, sessant'anni, titolare della Edilveneta srl, aveva inviato al suo legale. Pochi minuti dopo l'imprenditore si è tolto la vita impiccandosi nella sua abitazione di Padova, nel quartiere Altichiero, dove viveva con la moglie e i due figli. Bruno Ruzzarin si è tolto la vita perché era stato messo alla gogna su Facebook da un commercialista di Adria e dalla moglie. La coppia voleva acquistare dall'imprenditore delle mansarde a San Vito di Cadore, ma erano sorti problemi con i tempi di consegna. Ed era iniziata una vera persecuzione.

LE ACCUSE Dopo il suicidio dell'imprenditore, i due coniugi polesani avevano continuato a perseguitare la moglie della vittima. E con un complice avevano minacciato anche il legale incaricato dalla vedova. L'inchiesta è chiusa e il pubblico ministero Giorgio Falcone chiede il giudizio di tre imputati. Il 14 dicembre dovranno comparire davanti al gip. Esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone, diffamazione e estorsione sono le accuse dalle quali dovranno difendersi Giampaolo Cominato, cinquantottenne, commercialista di Adria, e la moglie Raffaella Tessarin, quarantaseienne, contabile, difesi dall'avvocato Massimo Munari. Il terzo imputato è Paolo Vincenzo Malvini, cinquantunenne di Cinisello Balsamo, difeso dall'avvocato Stefano Geruda. Malvini è accusato di estorsione.

 LA STORIA I due coniugi polesani avevano messo alla gogna l'imprenditore attraverso il portale Facebook Segnalazione truffe immobiliari. E un mese dopo quell'esposto Bruno Ruzzarin si era impiccato nella sua abitazione. I coniugi adriesi qualche mese prima, attraverso la Delta Immobiliare srl, avevano stipulato un contratto preliminare, pagando anche la caparra, per l'acquisto di alcune mansarde a San Vito di Cadore. Erano sorti problemi nella consegna degli immobili e ne era nata una controversia civilistica. I coniugi polesani volevano indietro la caparra, ma Ruzzarin si era opposto. Il rifiuto aveva fatto arrabbiare i coniugi che avevano inscenato la diffamazione.

LE MINACCE Dopo la morte di Ruzzarin, Paolo Vincenzo Malvini e un complice erano entrati nello studio del legale della famiglia dell'imprenditore, minacciandolo di spedirgli dei camorristi se non avesse rinunciato al suo incarico come curatore degli interessi di Edilveneta srl.
Il 5 dicembre 2017 il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza aveva eseguito le ordinanze di custodia cautelare che hanno portato all'arresto di Cominato, commercialista molto noto nel rodigino, e della moglie, finita ai domiciliari. Dopo l'arresto dei coniugi, Malvini era sparito dalla circolazione e si era reso irreperibile. I finanzieri lo avevano rintracciato attraverso le telefonate e gli sms che l'uomo aveva mandato ai familiari, riuscendo a individuarlo a Monza in casa di un amico. Durante l'arresto i militari avevano trovato una serie di documenti d'identità contraffatti con la foto e dati anagrafici di altri soggetti. Con tutta probabilità stava meditando una fuga all'estero. Giampaolo Cominato e Raffaella Tessarin sono stati scarcerati nel marzo scorso. Avevano inviato una lettera al giudice delle indagini preliminari, Cristina Cavaggion, con la quale ammettevano le loro colpe e si scusavano con la moglie dell'imprenditore. Prima della scarcerazione hanno risarcito la vedova e il legale della famiglia. Lino Lava © 
Ultimo aggiornamento: 26 Novembre, 09:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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