Vietava alla moglie di parlare in italiano e di uscire con le amiche, condannato

Mercoledì 11 Maggio 2022 di Luca Ingegneri
Vietava alla moglie di parlare in italiano e di uscire con le amiche, condannato
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ARZERGRANDE -  Possessivo e violento, in casa si comportava da padre padrone. E pretendeva che la consorte vivesse nel più ferreo rispetto dei costumi islamici. La poveretta non poteva esprimersi in italiano. Non solo. Le veniva impedita qualsiasi forma di emancipazione come quella di trovarsi un impiego, o di guidare l’automobile, o ancora di uscire la sera in compagnia delle amiche. E se provava a disobbedire al marito volavano pugni e schiaffi. Una sorta di calvario che la donna, una marocchina di 35 anni, ha deciso di interrompere in seguito all’ennesima aggressione tra le quattro mura domestiche. Era il 6 agosto 2019. Dopo oltre due anni di convivenza in condizioni disumane, impaurita e in stato di prostrazione psicologica, ha trovato il coraggio di andarsene di casa, assieme ai due figli minorenni (un ragazzino oggi dodicenne e la sorellina di 11 anni) e di denunciare il suo aguzzino.
 

IL VERDETTO
Ora sta faticosamente cercando di ricostruirsi un’esistenza serena assieme ai figli. Nel frattempo il consorte è andato incontro ad una dura condanna. M.G., 50 anni, di origini marocchine, difeso dall’avvocato Andrea Formenton, è stato ritenuto responsabile dei reati di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e lesioni. Il tribunale di Padova, presieduto da Nicoletta De Nardus, gli ha inflitto una pena complessiva di tre anni e nove mesi di reclusione, pur riconoscendogli le attenuanti generiche prevalenti sulle contestate aggravanti. I giudici sono andati oltre le stesse richieste della pubblica accusa, rappresentata dal pubblico ministero Andrea Zito, che aveva concluso la sua requisitoria sollecitando tre anni e sette mesi di reclusione. Alla vittima, costituita parte civile con l’avvocato Eleonora Prete, è stato riconosciuto un risarcimento danni in via definitiva per complessivi 25.500 euro.
 

LE ACCUSE
M.G. si infuriava ogni qualvolta la moglie usciva di casa. Le rivolgeva i peggiori epiteti arrivando persino a formulare minacce di morte. La poveretta ha raccontato agli investigatori di essersi sentita rivolgere frasi come «Quando torni ti uccido», oppure «Ti tolgo i bambini», o ancora «Ti strapperei gli occhi» e infine «Che ti trovino una tomba». Quando la 35enne si rifiutava di assecondare i desideri del padre padrone scattava inesorabilmente la reazione violenta a suon di percosse. Non solo. Lui la costringeva ad avere rapporti sessuali contro la sua volontà. É stata l’ultima aggressione, risalente al 6 agosto 2019, a porre fine alla convivenza. La malcapitata ha riportato un trauma contusivo al volto, refertato dai sanitari del pronto soccorso con una prognosi di cinque giorni.
 

Ultimo aggiornamento: 07:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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