Muore la contessa amante dei gatti, i familiari presentano un esposto

Giovedì 6 Giugno 2019 di Gabriele Pipia
La contessa Giancarla
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PADOVA - "Contessa e Patrizia Veneta". Sono i due titoli che portava con grande orgoglio Giancarla Ghezzo Tardivo, nobildonna molto conosciuta tra Padova e Venezia. La sua era una vita caratterizzata da alte frequentazioni, ville pregiate e un amore spasmodico per gli animali, ma ora sulla sua morte è stata aperta un’inchiesta. La contessa padovana è mancata a 87 anni lo scorso 28 aprile all’ospedale di Padova e i familiari hanno presentato un esposto in Procura per un presunto caso di malasanità. 
  
Segnalano infatti che «il medico di base padovano che assisteva l’anziana donna aveva fatto sospendere la somministrazione di una pastiglia salvavita per evitare l’embolia. E proprio di embolia sarebbe morta la contessa». Per questo motivo è stata eseguita un’autopsia (i risultati non sono ancora stati resi noti) e il funerale era stato sospeso: sarà celebrato domani mattina alle 10.45 alla basilica di Santa Giustina in Prato della Valle. Quaranta giorni dopo il decesso.
La famiglia Ghezzo Tardivo è iscritta all’Annuario della Nobiltà Italiana e i suoi componenti portano il titolo di conte conferito addirittura nel 1468 dall’imperatore Federico III d’Asburgo. La famiglia è di origine veneziana e gli eredi oggi vivono tra le province di Venezia, Padova e Verona. Cresciuta a Padova, la contessa aveva studiato al liceo Tito Livio e aveva quasi sempre vissuto in una grande villa in via dei Mille, zona Sacra Famiglia. La nobildonna era molto nota anche a Venezia e soprattutto a San Pietro in Volta, nell’isola di Pellestrina, perché figlia del medico Nicolò Stefano. Qui sarà sepolta dopo il funerale. Era stata cassiera all’interno dell’Azienda di Stato per i servizi telefonici, ma la sua vita era legata anche e soprattutto al mondo animale. Per rendersene conto basta leggere le parole scelte dalla famiglia per il necrologio. Oltre ai nipoti, alla cognata e ai cugini, a dare l’annuncio della morte sono anche «le adorate micette Betty e Fragolina con il suo compagno, il gattino bianco e nero del giardino ombreggiato dall’antichissimo gelso». 

A tratteggiarne un ricordo è il nipote Michele Pietro Ghezzo Tardivo, un conte cinquantaseienne che vive a Terrazzo nella Bassa Veronese e porta con sé un elenco infinito di cariche e ruoli: Colonnello della Milizia Ucraina, Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon di Roma e Membro dell’Accademia Araldica Nobiliare Italiana, giusto per fare tre esempi. «La nostra famiglia ha un rapporto strettissimo con il mondo animale e mia zia Giancarla è sempre stata abituata ad essere circondata dai gatti - spiega lui, docente alle scuole superiori e all’Università di Padova -. Le erano rimaste solamente due micette, ma in passato ne aveva avute contemporaneamente anche più di venti». 

La contessa aveva avuto una piccola embolia alcuni mesi prima di morire. «Nel nostro esposto in Procura - spiega il conte Ghezzo Tardivo  - ricostruiamo i suoi ultimi giorni di vita e chiediamo di rilevare se esistono estremi per un reato. Attendiamo l’esito dell’autopsia, ci vorrà ancora un mese». Le due micette, intanto, sono al sicuro. Sono state portate nella villa veronese del conte, con due cani e cento gatti. «Sono tutti randagi - spiega lui sorridendo  -, ma ovviamente sono tutti di estrazione nobiliare». 
Ultimo aggiornamento: 19:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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