Turismo termale, «Quando nei nostri alberghi si arrivava in carrozza»

Lunedì 25 Marzo 2019 di Edoardo Pittalis
Turismo termale, «Quando nei nostri alberghi si arrivava in carrozza»
PADOVA Ha fatto tutto lui, il bisnonno, Agostino Braggion: non soltanto l'albergo Terme Preistoriche aperto da oltre cento anni, ma proprio Montegrotto Terme che fino ad allora non c'era. Era San Pietro, frazione di Battaglia, gli abitanti si chiamano ancora sanpietrini. Agostino agli inizi del Novecento commerciava bestiame, ma aveva anche la macelleria, il panificio e i tre alberghi esistenti erano collegati alla famiglia. Voleva che il paese con i suoi tremila abitanti diventasse Comune, aveva pensato anche al nome: nel 1921 arrivò il Regio Decreto che proclamava la nascita di Montegrotto al quale qualche anno dopo fu permesso di aggiungere Terme.
«Mia nonna ha conservato una pietra che hanno lanciato contro la sua carrozza perché era la figlia dell'uomo che voleva l'autonomia di Montegrotto», racconta Angela Stoppato, 36 anni, padovana, oggi alla guida dell'azienda che ha 50 dipendenti, fattura quasi 6 milioni di euro, registra trentamila presenze l'anno.
Agostino prima della Grande Guerra aprì l'albergo Terme Preistoriche - continua Angela -, era il terzo nel paese: «Peschiamo tutti dalla stessa falda, noi abbiamo pozzi che pescano anche a mille metri. Al tempo del bisnonno l'acqua affiorava sulla strada, c'erano fontanelle di acqua termale disponibili per tutti. Fino agli Anni Cinquanta a settembre si lavavano i maiali alle fontane. Scavando per le fondamenta sono stati trovati resti di epoca paleoveneta ora conservati agli Eremitani e al museo Archeologico di Este. Questo era probabilmente un lago sacro, la gente veniva a portare le offerte e sono stati recuperati ex-voto». Gli abitanti oggi sono 11 mila, Montegrotto conta su 25 strutture attrezzate tra alberghi e campeggi e oltre un milione di presenze all'anno, un terzo del comparto Abano-Montegrotto.
Durante la Grande Guerra, dopo Caporetto l'albergo fu comando, come tutta la zona: il generale Armando Diaz aveva la base operativa ad Abano. Nella Seconda guerra mondiale fu sede della Luftwaffe, l'aviazione tedesca. «Qui si tenevano anche le feste e le ragazze che partecipavano e che avevano ballato col nemico a guerra finita furono rapate a zero come collaborazioniste e fatte sfilare per il paese».
Il bisnonno morì a metà degli Anni Trenta...
«L'albergo è rimasto simile nella facciata, non c'erano i bagni nelle camere ed era diviso in prima e seconda classe e una dépendance per terza classe e dozzinanti. Non c'era il sistema di prenotazione e i richiamatori, cioè i rappresentanti degli alberghi, andavano in stazione con un landò, una carrozza a cavalli, ad accogliere gli ospiti che decidevano sul momento dove andare. Qui negli Anni Trenta, sotto il Colle di Berta, si facevano i fanghi anche ai cavalli, prima del grande boom delle automobili. Il cavallo era un patrimonio: stanze contigue, nella prima all'animale veniva fatta alzare la temperatura; nella seconda venivano infangati, nella terza massaggiati dal veterinario».
Alla morte di Agostino, rimasero molte figlie e un'eredità da spartire: a gestire l'albergo furono Elena Rosa e Angela Rosa (la nonna di Angela, che sposò Giorgio Stoppato); c'era anche la zia Pieretta detta la zitellona che lascerà la sua parte ai frati di Rua: «Mio papà è dovuto andare in convento a riscattare la parte di eredità. Come premio per la trattativa aveva promesso al priore di pagare un viaggio in America. La nonna era una persona molto parsimoniosa, riempiva a mano le bustine dello zucchero, le pesava più volte perché non ci fosse un granello in più. Controllava tutto, a mezzogiorno si sedeva e segnava ogni pietanza servita». Seguono gli anni del boom delle terme, a ricordare quel tempo è Giuseppe Stoppato, 71 anni, ingegnere.
Come è stata l'infanzia in un albergo?
«Io sono nato qua, alla stanza 107, - aggiunge Giuseppe - non si usava andare in clinica per partorire. Ho fatto una bella vita da bambino, ascoltavo i racconti delle zie sulla paura per le bombe quando passava l'aereo Pippo e tutti correvano al rifugio. Mia madre ricordava quella volta che in albergo ci fu una riunione di comandanti nazisti e le Mercedes formavano una coda lunga più di un chilometro. C'è chi dice che nell'albergo si aggiri lo spirito di un soldato e di una donna rimasti».
Come sono stati gli anni del boom?
«Erano i tempi del miracolo economico - continua Giuseppe - e gli italiani scoprivano le vacanze e anche le cure termali che negli Anni Sessanta erano talmente in voga e riconosciute dalla mutua che la gente era disposta a dormire nei camerini dei fanghi. Allora abbiamo costruito la piscina. Io facevo il mio mestiere di ingegnere con un ufficio di assicurazioni, come mio padre, e mi sono occupato a tempo pieno dell'albergo nel 1983, quando ho rilevato le quote dei fratelli. Poi ho passato la mano ad Angela; l'altro figlio Massimo lavora tra Venezia e Londra nel settore economico».
Angela, anche lei è cresciuta in un albergo?
«Per me è stato normale, da bambini tutto diventa un gioco, io volevo lavare i piatti, facevo finta di fare i conti con la calcolatrice e giravo montagne di fogli. Davo per scontato che le persone nascessero con la capacità insita di fare il caffè. Ne risente la privacy, io suonavo il pianoforte ma qualche cliente si lamentava. Mi piacerebbe trovare anche il tempo per avere una famiglia, continuando così dovrò mettere un annuncio Ora faccio di tutto, anche la selezione del personale per la nuova Spa che tra poco sarà inaugurata e sulla quale punto molto. Così come sono orgogliosa di aver fatto nascere il Festival del Jazz giunto alla decima edizione».
Lei è stata presidente del Consorzio Terme Euganee: quali problemi?
«Sì dal 2013 fino all'anno scorso. I problemi riguardavano la perdita di appeal del fango che viene visto spesso come un prodotto per persone di una certa età. Un po' c'è sfiducia da parte del sistema sanitario, nonostante un brevetto europeo che equipara gli effetti benefici dei fanghi a quelli del cortisone e senza controindicazioni. A fronte della bontà del prodotto, interviene il problema tempo: si dovrebbero passare qui almeno due settimane! Noi abbiamo la fortuna di avere tutti lo stabilimento termale all'interno dell'albergo, questo è il punto di forza. Ognuno ha dovuto investire per fronteggiare la grande crisi di dieci anni fa».
Com'è la clientela degli alberghi termali?
«In generale è un pubblico maturo e con tempo a disposizione. È più giovane quello che trascorre il week-end alle terme per il relax ed è questo uno dei fattori che ha salvato il settore, seppure un po' snaturandolo: il bagno turco e la sauna ce l'hanno anche quelli che non hanno le terme. Anche noi siamo un po' più resort, presto ci chiameremo Terme Preistoriche Resort, servizi aperti al pubblico giornaliero, trasversale, più giovane. Lavoriamo molto col mercato italiano, ma anche gli stranieri hanno ripreso a crescere, per primi i tedeschi. Ora ritornano gli statunitensi che mancavano dall'attentato alle Torri Gemelle. Un giornalista era stato da noi in incognito e al ritorno aveva scritto sul New York Times qualcosa tipo: Wilma dammi la clava, aveva abbinato i Flinstone alle Terme Preistoriche. E per noi è stato un successo».
Tra i clienti illustri: la figlia di Arturo Toscanini, Wally; e Maria Callas.«Lo zio era fratello di Mario Meneghini, il marito della famosissima cantante. Aveva sposato una sorella di mia madre che un giorno uscendo dalla villa fu colta da un'emorragia, era incinta e morì all'uscita delle Fornaci che era di proprietà della famiglia. La villa ha preso il nome
della Callas».
 
Ultimo aggiornamento: 20:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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