RUBANO - Dopo un lungo e a dir poco tortuoso viaggio, erano arrivati in 56. Spaventati, affamati, stanchi. 56 bimbi ucraini, assieme ad alcune educatrici, lo scorso primo marzo sono scappati dalla guerra e ora tornano a casa. Provenivano da due orfanotrofi di Leopoli e in questi mesi sono stati ospitati al Seminario minore di Rubano, messo a disposizione dal vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, e seguiti per l’accoglienza dalla cooperativa La Vigna, incaricata della gestione dal sindaco di Rubano, Sabrina Doni, che ne aveva la responsabilità legale.
«La Chiesa di Padova ha aperto subito le porte del Seminario per poter ospitare questi ragazzi e bambini, proprio all’inizio della guerra in Ucraina – sottolinea il vescovo – Abbiamo agito velocemente, pur sapendo che sarebbe stata un’esperienza complessa e impegnativa. In questi mesi è stata fondamentale la sinergia che si è creata tra il Seminario, la cooperativa, la Caritas diocesana e il Comune di Rubano che hanno tutti insieme – nelle diverse responsabilità e compiti – lavorato perché la permanenza dei ragazzi fosse tale da sollevarli dalla paura della guerra e dalle drammatiche notizie che continuavano ad arrivare dall’Ucraina. Ora che la situazione, almeno per quanto riguarda Leopoli, sembra più tranquilla siamo contenti che questi ragazzi possano tornare dove hanno le loro radici e molti hanno ancora forti legami familiari. Ringrazio le persone e i volontari – e sono davvero tanti – che si sono messi a disposizione per l’accoglienza e per rendere serena questa permanenza. Ringrazio il sindaco del comune di Rubano, Sabrina Doni, per aver accolto con tanto cuore ed energia una responsabilità così grande. Li abbiamo salutati con nel cuore il desiderio più importante oggi: che la guerra finisca il prima possibile e che questi ragazzi come tutta la popolazione ucraina possano un po’ alla volta ritrovare una normalità di vita».
«Dopo cinque mesi ci si affeziona e qualche lacrima, nel salutarli, è scesa – sottolinea il sindaco di Rubano Sabrina Doni – Abbiamo passato tanti momenti piacevoli e anche qualche difficoltà, ma quando si condividono le difficoltà le emozioni acquisiscono un sapore diverso. Ci siamo detti “arrivederci”. Li salutiamo con il sorriso. Loro desideravano tanto tornare a casa rivedere i loro affetti, erano anche stanchi dopo cinque mesi, ed è comprensibile. L’augurio è che sebbene Leopoli non sia interessata dal conflitto, questo clima internazionale abbia a rappacificarsi. I ragazzi rientrano nel loro istituto a Leopoli. Questa esperienza di accoglienza lascia un segno: c’è stato il peso della responsabilità e la complessità nel mantenere relazioni con varie realtà e istituzioni: prefettura, questura, tribunale, garante, tutori… ma ringrazio tutti gli uffici del Comune che hanno lavorato con cuore e rettitudine».