Guardia medica, tutti i dottori a casa in malattia: chiusura e caos

Lunedì 14 Febbraio 2022 di Eugenio Garzotto
Piero Realdon, direttore distretto sanitario di Selvazzano

SELVAZZANO - I tre dottori presentano contemporaneamente il certificato di malattia e il servizio di guardia medica resta sguarnito. Il disservizio ha riguardato, per l’intera giornata di sabato, il distretto numero 2 di Selvazzano dell’Ulss 6 Euganea. Ad essere tempestate di telefonate sono state altre sedi dell’Azienda socio sanitaria e il centralino del 118. Dall’altro capo del filo, decine di utenti rimasti privi di assistenza per eventuali visite domiciliari e ambulatoriali, oppure per situazioni cliniche che, sebbene non urgenti, non potevano attendere oggi l’intervento del medico di famiglia.

Una raffica di chiamate, dopo quelle rimaste senza risposta a Selvazzano, che ha creato non poche difficoltà agli operatori degli interventi di emergenza che si sono trovati a cercare di gestire un servizio che non compete loro. Insomma, un vero e proprio caos originato da una incredibile serie di concomitanze.


LA SITUAZIONE
I due medici che dovevano prendere servizio nella sede di piazzetta De’ Claricini avevano inviato un certificato di malattia. Ma lo stesso aveva fatto anche il dottore che doveva essere reperibile in caso di assenza di uno dei colleghi. Di conseguenza, la guardia medica è rimasta chiusa per l’intera giornata. Un disguido decisamente grave, se si considera che il distretto numero 2, una delle tredici sedi distaccate dell’Ulss 6 Euganea, copre un comprensorio molto vasto: oltre a Selvazzano Dentro, ha infatti competenza sui comuni di Abano, Montegrotto, Cervarese Santa Croce, Rovolon, Mestrino, Rubano, Saccolongo, Teolo, Torreglia e Veggiano. Per un totale di oltre 120mila residenti a cui non è stato garantito un servizio essenziale nei fine settimana, quando il proprio medico di medicina generale non è a disposizione. 
Anche ieri ci sono stati parecchi problemi perché chi era in turno non si è presentato, sempre presentando un certificato di malattia. Una situazione che in passato si era già verificata più volte provocando sempre pesanti disagi ai pazienti. Questi casi avevano obbligato l’azienda sanitaria a fronteggiare l’emergenza con l’ausilio di altri medici – sebbene in quelle giornate non chiamati alla reperibilità – che si erano trovati costretti a lavorare per oltre ventiquattro ore. Con inevitabili ricadute negative sulle capacità operative dell’intero organico e sul filo del rasoio della violazione del contratto di lavoro.


LA DIFFICOLTÁ
«Ci siamo trovati purtroppo in grande difficoltà – ammette il dottor Piero Realdon, direttore del distretto numero 2 -. Sabato, a parte delle telefonate ha risposto anche la guardia medica del distretto numero 1 di Padova». Ma pure la giornata di ieri ha avuto le sue pene. «Ho dovuto pregare una delle due dottoresse che avevano coperto il turno di notte di rimanere ancora per qualche ora, mentre la collega andava a riposarsi – spiega ancora Realdon -. E io stesso sono andato a dare una mano, anche se da molti anni non svolgo questo tipo di mansioni. Alla fine siamo riusciti a garantire il servizio anche grazie all’aiuto di un terzo collega che si è volontariamente offerto. Io ho avvisato di quanto accaduto la direzione dell’Ulss 6, ma in casi come questi non è certamente possibile avviare un provvedimento di carattere disciplinare. C’è un certificato medico che attesta una patologia».
Chiarimenti erano stati già sollecitati, a partire dalla serata di sabato dopo numerose segnalazioni, dal primo cittadino di Piove di Sacco Davide Gianella, presidente del comitato dei sindaci dell’ex Usl 16 di Padova, e dal collega di Abano Terme Federico Barbierato.

Ultimo aggiornamento: 18:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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