Grenfell Tower. Gloria e Marco, le ultime parole atto d'accusa per la strage

Giovedì 31 Ottobre 2019 di Angela Pederiva
Grenfell Tower. Gloria e Marco, le ultime parole atto d'accusa per la strage
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«Desidero esprimere la mia gratitudine a tutti coloro che hanno testimoniato»: lo scrive sir Martin Moore-Bick, all'inizio del corposo rapporto sull'incendio alla Grenfell Tower, depositato ieri al Parlamento di Londra. Fra i 739 testimoni citati, compaiono anche i genitori di Gloria Trevisan e Marco Gottardi, i fidanzati veneti che furono tra le 72 vittime della strage avvenuta nella notte fra il 13 e il 14 giugno 2017. Proprio scorrendo le quasi mille pagine della relazione, è così possibile leggere numerosi passaggi riguardanti la 26enne di Camposampiero (Padova) e il 27enne di San Stino di Livenza (Venezia): anche grazie alle loro parole, trascritte dalle registrazioni delle  drammatiche telefonate di quelle ore, la commissione d'inchiesta ha potuto ricostruire il terribile intreccio di elementi che causarono la più grave tragedia collettiva mai avvenuta in Gran Bretagna dopo la Seconda Guerra Mondiale, fra cui la pericolosità dei materiali utilizzati nella ristrutturazione del palazzo e l'impreparazione dei vigili del fuoco nella gestione dell'emergenza.
L'ORDINEDiversi paragrafi sono dedicati al dramma vissuto all'interno dell'appartamento 202 al ventitreesimo piano del grattacielo, dove Gloria e Marco hanno vissuto per cento giorni e dove sono morti insieme a una coppia di vicini, Ernie e Majorie Vital, che si erano rifugiati da loro. Proprio aprendo la porta per farli entrare, secondo quanto riferito da Gloria alla mamma Emanuela Disarò nella chiamata dell'1.34 lunga 30 minuti e 53 secondi, i due architetti avevano visto il corridoio «pieno di uno spesso, denso fumo» ma non potevano uscire: «Ci hanno detto di rimanere dentro». Nella sua testimonianza, Giannino Gottardi riporta così le parole del figlio Marco, nella telefonata delle 2.45 in cui gli domandava il motivo per cui non scappavano: «Perché c'è troppo fumo e ci hanno ordinato di stare fermi». Ecco l'ormai famigerato stay put, l'ordine di restare in casa impartito dai coordinatori dei soccorsi, così stigmatizzato dal presidente Moore-Bick: «Nessuno di loro ha preso efficacemente il controllo della situazione né è stato in grado di cambiare strategia».
LE DIMENSIONINella videochiamata delle 2.13, durata 7 minuti e 28 secondi, Gloria cercò di mostrare a sua madre le dimensioni del rogo: «Non è un piccolo incendio, è un incendio grandissimo. Guarda, Londra è bloccata, guarda...». Il fuoco aveva ormai raggiunto il penultimo piano dell'edificio e il fumo stava entrando nell'alloggio attraverso le finestre del soggiorno. «Stiamo cercando di capire cosa possiamo fare e dove possiamo andare», mormorò la ragazza. «Emanuela Disarò non riusciva a vedere sua figlia annota la commissione d'inchiesta non sapeva se per la foschia o per l'assenza di luce. Sentiva sua figlia tossire e Gloria Trevisan disse a sua madre che aveva difficoltà a respirare. Sua madre le consigliò di mettersi un asciugamano bagnato sulla bocca». Nel frattempo Marco tentò inutilmente di vedere c'era qualcuno negli altri appartamenti: «Ho provato ma c'è troppo fumo». Deducono gli inquirenti: «È chiaro che Marco Gottardi stava considerando la possibilità di un trasferimento in un altro alloggio al ventitreesimo piano. Non è possibile dire quanto lontano avrebbe potuto avventurarsi. Sembra probabile che l'estensione del fumo nel corridoio lo portò a pensare che non era più possibile lasciare l'appartamento 202». Di quei concitati frangenti, agli atti rimane il grido vanamente ripetuto da Gloria fuori dalla finestra: «Aiuto!».
LA FINENell'ultima telefonata, 22 minuti e 56 secondi fra le 2.45 e le 3.08, Gloria disse a sua madre che il fumo stava entrando da ogni dove e non c'era via di uscita: «Mi sto sporgendo dalla finestra, ti giuro che il fuoco è qui, è nel salotto, il fuoco è dappertutto, stiamo solo aspettando...». La terribile attesa della fine fu scandita da frasi agghiaccianti: «Avremmo bisogno di un miracolo... Sembra impossibile che tutto sia finito per noi due... Non posso credere che finisca così, non voglio crederci...». Proprio a questo punto emerge un netto atto di accusa nei confronti dei pompieri. A mamma Emanuela, che chiedeva se Gloria e Marco avessero fatto tutto quello che ritenevano possibile per salvarsi, la giovane rispose di sì: «Da quello che vediamo l'incendio è troppo grosso e loro hanno smesso di provare a salire. Non riesco a vedere niente dalla finestra, per esempio non vedo un elicottero che possa venire a prenderci. Non riesco a vedere niente... Non riesco a respirare».
LE REAZIONIDany Cotton, commissaria della London Fire Brigade, ieri ha reagito così alla lettura del rapporto: «Siamo delusi da alcune critiche a componenti dello staff che sono stati costretti a operare in circostanze del tutto senza precedenti e che hanno affrontato le più inimmaginabili delle condizioni per cercare di salvare le vite degli altri». Aprendo il dibattito sulla vicenda alla Camera dei Comuni, e impegnandosi a seguire le 46 raccomandazioni elencate da Moore-Bick, il primo ministro Boris Johnson ha invece riconosciuto che le vittime e i superstiti sono stati «trascurati e ignorati» prima dell'incendio e «vergognosamente traditi» durante i soccorsi.
Angela Pederiva
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