Onda Palace, via ai lavori del maxi grattacielo di Padova

Martedì 5 Aprile 2022 di Mauro Giacon
Industrie edili holding

PADOVA - Il passaggio ieri sera in consiglio comunale è stato l’ultimo atto. Da oggi lo scheletro di grattacielo che si vede lungo la tangenziale est sta per cambiare radicalmente. Dopo anni di abbandono diventerà la sede di rappresentanza di “Industrie edili holding”, società di Agostino Candeo e Romano Pedrina.

Per poter sbloccare i cantieri però, ha spiegato l’assessore all’edilizia privata Antonio Bressa, occorreva un cambio di destinazione. Ovvero, fino ad oggi tutto il “direzionale” concesso doveva essere ad uso esclusivo dell’Interporto. E in secondo luogo erano esclusi servizi come gli studi professionali, da quelli legali a quelli finanziari. L’Interporto non ha più questa esigenza e d’altra parte i privati ne avevano bisogno.

«A questo punto dopo che hanno eseguito la bonifica interna, entro aprile partirà il vero e proprio cantiere con una piccola modifica dei volumi. Infatti ci sarà una nuova hall con l’aumento del 3,8 per cento della cubatura. La costruzione oggi infatti non consente un ingresso adeguato».

LA NUOVA HALL

L’edificio ha 18 piani, è il più alto della città. In una delle facciate più corte saranno collocati anche dei pannelli fotovoltaici per il recupero di energia. A molto servirà la seconda “pelle” in metallo di colore bronzo brunito che verrà posta sull’edificio con funzioni di raffrescamento. La hall, informa l’architetto Nicola Fabris, sarà caratterizzata da un cubo di vetro sporgente alto sei metri per 250 metri quadrati di superficie. I cantieri dureranno un anno e alla fine si potrà brindare all’impresa dal ristorante stellato previsto all’ultimo piano.
BRESSA
Per Bressa questa iniziativa porta «il recupero di un edificio fermo da anni. E poi anche 419 mila euro che andranno al comune come contributo per il plus valore generato dal cambio di destinazione, ovvero il 3 per cento del valore della costruzione. Ma è importante soprattutto la chiusura di una ferita aperta che culminerà con una immagine positiva e più decorosa di questa parte di città». La base d’asta era di 4,8 milioni. Con l’investimento arriveremo a 10.
Nei piani dell’imprenditore, presidente di Industrie Edili holding che progetta e costruisce immobili le destinazioni sono chiare: «A piano terra una banca, poi uffici e studi di società collegate alla nostra impresa: avvocati, commercialisti, ingegneri e architetti che lavorano con noi. Ci sarà anche una sala congressi. Inoltre alcuni piani saranno destinati a mostrare al pubblico i nostri appartamenti. Nel senso che li ricreeremo, come in uno show room, per la nostra società L’Arte di Abitare, concessionaria esclusiva alla vendita dei progetti immobiliari firmati da Industrie Edili. Infine all’ultimo piano ci sarà un ristorante panoramico». Sul quale si dice abbia già messo gli occhi un grande Gruppo del nord est con uno chef stellato. Insomma sarà una specie di quartier generale “operativo” del Gruppo che però ha sede legale a Milano e lavora in tre regioni: Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.
L’EDIFICIO
È un edificio particolare. Un quadrato perfetto se contiamo anche i vani scala d’emergenza, 69 metri per 69. Diecimila metri quadrati di facciata che avrà il suo mantello. Un tempo erano state pensate delle frangisole in alluminio anodizzato ad andamento ondulato. Invece questa volta il rivestimento sarà in ottone. Una pelle metallica che permetterà di guardare fuori dall’interno e nello stesso diminuirà del 70 per cento l’irraggiamento solare portandolo alla Classe A. Per questo avrà un andamento a sbalzo, con pannelli inclinati, non vedrete una parete liscia. La matrice sarà un triangolo equilatero che verrà ripetuto. L’ombreggiamento della facciata è determinato dell’alternanza tra pieni e vuoti dei pannelli metallici traforati, inclinati rispetto al piano verticale della facciata contribuendo a dare movimento all’involucro». 
Si chiude così una storia difficile. Al progetto originario di Tobia Scarpa e Claudio Caramel, ci credevano tutti, anche l’Interporto che aveva opzionato tre piani. Meno nobili le vicende successive con la Ge.Ma. di Francesco Manzo (poi la Vela), finito in indagini sulla Camorra, con tutti i beni, per 130 milioni, prima sequestrati e poi dissequestrati.
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Ultimo aggiornamento: 10:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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