Grafica Veneta, retromarcia dei legali dei due manager: no al Riesame, sì all'interrogatorio del pm

Giovedì 26 Agosto 2021 di Marco Aldighieri
La sede di Grafica Veneta a Trebaseleghe
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TREBASELEGHE - Nessun Tribunale del Riesame. Nella giornata di ieri, a Venezia, Giorgio Bertan e Giampaolo Pinton, rispettivamente amministratore delegato e responsabile dei sistemi di gestione integrati di Grafica Veneta, hanno rinunciato a chiedere la scarcerazione o eventuali misure alternative agli arresti domiciliari iniziati il 26 luglio.
I loro avvocati Fabio Pinelli ed Elisa Pollesel del foro di Treviso per Bertan, e Alberto Berardi per Pinton, hanno cambiato radicalmente la linea difensiva.

Intanto proseguono le indagini e il pubblico ministero Andrea Girlando, titolare del fascicolo, in questi giorni sta sentendo i dipendenti del colosso dell'editoria di Trebaseleghe. 

LA DIFESA

Ad un soffio dalla scadenza dei termini, i due manager hanno presentato il ricorso al Tribunale del Riesame di Venezia attraverso i nuovi difensori Pinelli e Berardi. I due sono entrati al posto del professor Emanuele Fragasso jr e dell'avvocato Giovanni Chiello, entrambi revocati dai due indagati. I primi due legali avevano scelto la strada delle indagini difensive evitando il ricorso al tribunale della libertà. I nuovi l'esatto contrario, fino a ieri mattina quando hanno rinunciato al Tribunale del Riesame. Il motivo? Bertan e Pinton hanno chiesto e ottenuto di potere essere interrogati dal pm. Mettendosi a disposizione della Procura già a partire dalla prossima settimana. Tutto fa pensare a una ferma volontà di volere collaborare a pieno con gli inquirenti, magari con l'obiettivo di evitare il processo per essere giudicati con un rito alternativo. 

LE INDAGINI

Gli inquirenti, in questi giorni, stanno ascoltando come persone informate sui fatti gli impiegati dell'azienda famosa in tutto il mondo per avere stampato i libri di Harry Potter e bestseller come la biografia di Barack Obama. L'obiettivo è quello di delineare le modalità del reclutamento della manodopera a basso costo e della sua gestione all'interno di Grafica Veneta, chiarendo i rapporti tra il management aziendale e tutte le cooperative cui venivano affidate le lavorazioni a basso valore aggiunto. Un sistema, secondo l'accusa, collaudato e messo a repentaglio dall'ispezione a sorpresa compiuta, su input della Procura, dai carabinieri del Nucleo Tutela Lavoro il 7 ed 8 luglio dell'anno scorso, quando l'inchiesta era nella fase iniziale. Intanto restano dietro alle sbarre padre e figlio Arshad Mahmood Badar e Asdullah Badar, titolari della BM Service di Trento la cooperativa specializzata nel reclutare la manodopera pakistana. Per altro tre loro connazionali, finiti indagati, sono tutt'ora latitanti. 
 

Ultimo aggiornamento: 09:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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