Giuseppe Olivi, l'abate naturalista citato da Ugo Foscolo e Giacomo Leopardi

Lunedì 5 Giugno 2023 di Alberto Toso Fei
Giuseppe Olivi ritratto da Matteo Bergamelli

Giuseppe Olivi fu uno dei più celebri naturalisti del suo tempo, al punto che prima di morire giovanissimo, a causa della Tisi, a soli ventisei anni, era già divenuto membro di diverse società scientifiche internazionali. Fu un precursore negli studi naturalistici di biometria e assieme alla zoologia si occupò di chimica, di botanica e di mineralogia... Oltre a questo, fu anche un poeta e la sua figura - descritta in un "Elogio" post mortem dal letterato Melchiorre Cesarotti - fu richiamata da Ugo Foscolo negli scenari delle "Ultime lettere di Jacopo Ortis" e anche da Giacomo Leopardi in diverse opere, non ultima "A Silvia".
Allievo a Chioggia - città nella quale era nato il 18 marzo 1769 - di Francesco e Giuseppe Fabris, si interessò ad argomenti di genere molto vario, dalla botanica (in particolare con lo studio delle alghe) a questioni mineralogiche legate all'agraria, fino alla chimica, nel cui ambito fu un promotore delle teorie di Lavoiser.
La sua opera principale, che gli garantì ampio consenso nel mondo, fu la "Zoologia Adriatica ossia Catalogo ragionato degli animali del golfo e delle lagune di Venezia" (pubblicato nel 1792), nella quale descrisse per primo alcune varietà di spugna e anticipò i moderni studi di faunistica e di biologia marina in ottica biometrica, ovvero di misurazione e proporzione tra loro delle diverse parti degli organismi.
Nello stesso anno pubblicò anche il trattato "Delle conserve irritabile, e del loro movimento di progressione verso la luce", anticipazione degli studi moderni della chimica della fisiologia vegetale.
Ma gli studi sull'accrescimento del granchio e delle conchiglie contenuti nell'opera (che vanno sotto il titolo di "Saggio sulla proporzionalità trovata nell'accrescimento dei granchi, delle conchiglie e dei pesci") furono condotti con tale acume e originalità da meritare una ristampa a Padova nel 1928 e suscitare ricerche più moderne.
Padova, dove si recò nel 1790, fu certamente una delle sue città e fu la prima a farlo socio della sua Accademia nonché membro della Società nazionale delle scienze, seguita dall'Accademia delle Scienze di Torino e quella di Berlino.
"Io preveggo facilmente, che proseguendo voi, e perfezionando i vostri studj, diverrete sicuramente uno de' primi naturalisti dell'Europa", vaticinò in una lettera diretta a Olivi nell'anno delle pubblicazioni il naturalista di fama europea Lazzaro Spallanzani.
Ma la morte, che lo colse a Padova per tubercolosi il 26 agosto del 1795, rese vana ogni aspettativa.
La morte di Giuseppe Olivi, che vestiva l'abito ecclesiastico e si fregiava del titolo di abate pur non essendolo, generò un cordoglio molto sentito nell'ambiente scientifico e letterario.
Lo studioso padovano Melchiorre Cesarotti gli dedicò una commemorazione funebre, "Elogio dell'abate Giuseppe Olivi", che conteneva anche una serie di poesie del giovane studioso. Ugo Foscolo, che fu amico di Olivi, portò con sé una copia dell'Elogio nell'estate del 1796, soggiornando in quei Colli Euganei che avrebbero fatto da scenario a "Le ultime lettere di Jacopo Ortis".
Lo scrisse lui stesso al fratello dell'abate, Tommaso, che fu raggiunto a Chioggia da una missiva spedita proprio dai Colli che fu successivamente definita "la prima lettera di Ortis".
Giacomo Leopardi si spinse addirittura oltre: nel "Risorgimento", nel "Passero solitario", nel "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" si ispirò alla vicenda dell'Olivi. Un verso contenuto nell'Elogio, il "limitar della gioventù", fu da lui rielaborato nella celeberrima "A Silvia", dove risuona come "limitare / di gioventù".
A un mese dalla morte Chioggia, la sua città natale, decise di erigere nel duomo una grande lapide, la cui iscrizione "a onore e memoria" fu dettata dallo stesso Melchiorre Cesarotti. Giuseppe Olivi è sepolto nella chiesa di Santa Caterina a Padova.
Il chiostro del convento della basilica di Sant'Antonio ne ospita invece un busto funerario.

 

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