Schianto mortale di Giulio Santi, l'amico testimone: «L’ho visto partire e dopo due minuti non c’era più»

Giulio Santi aveva perso la mamma quando aveva 18 anni e il padre 4 anni fa, era rimasto solo e si stava riprendendo dalle perdite subite

Martedì 31 Maggio 2022 di Giovanni Brunoro
Giulio Santi

MEGLIADINO - Giulio Santi aveva perso la madre quando aveva 18 anni e il padre era morto quattro anni fa. Una vita difficilissima e segnata da una solitudine forzata dalla quale il giovane sembrava stesse uscendo solo ora. Abitava da solo in via Roma 31, praticamente nella piazza di una San Vitale dove era conosciuto da tutti per le vicende sfortunate che lo avevano afflitto. Non avendo fratelli o altri parenti, l’unica certezza rimasta era la zia Daniela Beggiato, sorella della madre, che si prendeva cura di lui e lo aiutava a trovare la sua strada. È toccato a quest’ultima ricevere la visita dei carabinieri di Este che comunicavano la tragica fine del nipote.

La donna ha raccolto le poche energie per organizzare il funerale e poi si è chiusa in un muto dolore.

IL RICORDO

«Eravamo entrati in amicizia qualche anno fa - ricorda commossa il sindaco Silvia Mizzon - Sapevamo dei problemi di Giulio e lo avevamo coinvolto in un progetto di inclusione. Da luglio a dicembre dell’anno scorso era stato impiegato qui in Comune, all’ufficio relazioni col pubblico». Prendeva appuntamenti, smistava le telefonate, dava informazioni: mansioni che lo spronavano ad uscire dall’isolamento e dal dolore e a confrontarsi con gli altri. In questi mesi, il 27enne aveva iniziato a frequentare un corso per diventare operatore socio-sanitario. Prosegue il sindaco: «Ci eravamo visti giusto venerdì pomeriggio. Gli avevo chiesto se stesse studiando e lui mi aveva rassicurato. Era tanto educato e ci tenevo che avesse un po’ di successo nella vita». Fino ad ora, infatti, Santi aveva svolto solo lavoretti saltuari, come il commesso in un centro commerciale e poco altro.
Il centro della sua vita ruotava intorno ai pochi punti fermi nel paesino natale, come il centralissimo bar dell’amico Manuel Manfrin: un posto davanti a casa dove Giulio andava per incontrare qualcuno, visto che beveva poco e di rado. «L’ho visto l’ultima volta domenica sera alle 20 - ricorda il gestore - Era stato qui e si era preso un aperitivo analcolico, come preferiva. Subito dopo l’incidente, ho ricevuto la chiamata di Enrico (un amico, ndr) nel cuore della notte e ho capito che la situazione era grave». I due, dopo essere andati da Manuel, avevano finito la serata “Al Bosco”.

 

IL GRUPPO

Nell’ultimo periodo, Giulio stava ricominciando a vivere con maggiore serenità: si era creato un gruppetto di amici con cui domenica scorsa erano andati a fare un giro al mare. Immaginava serate in amicizia, passate a suonare la chitarra. Da sempre tifoso del Milan, aveva molto gioito per lo scudetto della sua squadra del cuore. Non si dà pace Enrico Bertagnon, che conosceva Giulio da appena due anni, ma la profonda condivisione dei dispiaceri della vita aveva portato i due ragazzi a sostenersi vicendevolmente. La sera di domenica era trascorsa lieta per Enrico e Giulio: avevano scelto di andare “Al Bosco”, bar conosciuto e vicinissimo a casa. Ricorda incredulo Enrico: «Usciti dal locale, ci siamo salutati. L’ho visto partire e, dopo due minuti, non c’era più».
Bertagnon è stato il primo a prestare i primi soccorsi a Giulio e a vegliarlo fino a quando l’ambulanza non è partita verso l’obitorio. «Mi sento a posto con la mia coscienza, perché so di aver fatto tutto quello che potevo - singhiozza l’amico - Ma sono sotto choc, perché è successo tutto così velocemente da non darmi nemmeno il tempo di pensare». Resta solo la forza di condividere un omaggio: «Giulio era un ragazzo serio, senza grilli per la testa. Sapeva quello che diceva e dimostrava maturità e coscienza nonostante tutto quello che gli era successo».

Ultimo aggiornamento: 09:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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