Giostraio ucciso dal vigilante dopo il furto al bancomat, la famiglia chiede un maxi risarcimento alla Battistolli

Massimo Zen sparò a Manuel Major

Giovedì 14 Aprile 2022 di Lina Paronetto
Giostraio ucciso dal vigilante dopo il furto al bancomat, la famiglia chiede un maxi risarcimento alla Battistolli
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CITTADELLA - Se anche in Cassazione verrà confermata la condanna nei confronti di Massimo Zen, la guardia giurata di Cittadella che il 22 aprile 2017 a Barcon di Vedelago sparò per bloccare la fuga dell'auto su cui dei giostrai si allontanavano dal luogo dell'ennesimo colpo ai bancomat, uccidendo il 36enne Manuel Major, la famiglia della vittima chiederà all'istituto di vigilanza Battistolli per cui il vigilante era in servizio, un maxi risarcimento danni.

Lo anticipa l'avvocato dei familiari della vittima, il legale trevigiano Fabio Crea, secondo il quale la Battistolli, in qualità di azienda datrice di lavoro, «deve rispondere del comportamento doloso del suo dipendente».


LA POSIZIONE
«Abbiamo già intrapreso all'interno del giudizio penale un'azione incidentale nei confronti dell'imputato spiega l'avvocato Crea - Avevamo chiamato in causa l'agenzia di vigilanza che però, avendo scelto il rito abbreviato, è stata estromessa per legge dal procedimento». E non è stato quindi possibile chiamarla in causa rispetto alla sua responsabilità civile. «Nei confronti della Battistolli ci rivolgeremo nel momento in cui la sentenza diventerà definitiva per il risarcimento danni che al momento è stato liquidato soltanto in via provvisionale per 180mila euro. Ma la nostra richiesta era di 800mila euro per tutti i congiunti». Si profila quindi una maxi richiesta se anche la Cassazione dovesse confermare la condanna di Zen a nove anni e sei mesi di reclusione.


LA DIFESA
Il difensore di Zen, l'avvocato Daniele Panico, pur rispettando il pronunciamento dei giudici d'Appello, ha già annunciato che il ricorso in terzo grado ci sarà. Si cercherà di sovvertire l'esito dei primi due gradi di giudizio, che per la parte offesa era invece scontato. «Erano talmente evidenti determinati elementi che spingevano verso la volontarietà dell'omicidio aggiunge Crea il giudice di primo grado, lo ricordo, aveva correttamente parlato di agguato teso dall'imputato nei confronti della macchina dei fuggitivi, che vi erano elementi incontrovertibili verso la volontà dell'omicidio. La decisione della Corte d'Appello, costituita da più giudici togati e da quelli popolari, che ha confermato la sentenza del giudice unico di Treviso, ritengo sia un elemento di massima garanzia verso la correttezza del giudizio». Una reazione di sollievo e apprezzamento è arrivata dai parenti di Major: «Hanno dimostrato pazienza e fiducia verso l'attività degli inquirenti e della Procura trevigiana e hanno trovato una giusta soddisfazione, se così si può dire, considerato il contesto, l'uccisione di un congiunto».
 

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