Giorgia, 5 anni fa l'addio: «Nulla è cambiato nella sua stanza». E la sua onlus continua a fare del bene

Mercoledì 18 Agosto 2021 di Nicoletta Cozza
Papà Marino e mamma Gigliola nella stanza di Giorgia, uccisa cinque anni fa da un linfoma

Le dita sono ancora intrecciate. Certo, metaforicamente, perché lei non c’è più. Ma le mani del fidanzato Federico, del papà Marino, della mamma Gigliola e del fratello Fabio, che stringeva forte per restare aggrappata alla vita anche quando non aveva più speranze di sconfiggere il maledetto male che ha combattuto fino all’ultimo da guerriera, restano in qualche modo unite alle sue. Loro lo sentono, con certezza, ogni giorno. E a un lustro esatto dal distacco hanno la consapevolezza che in fondo, a soli 23 anni e nonostante lo spettro ineluttabile della morte davanti, aveva ragione quando affermava «nessuna notte è così lunga da impedire al sole di risorgere».
Giorgia Libero è mancata il 18 agosto 2016, dopo aver condiviso il suo calvario sui social con migliaia di followers. A ucciderla è stato un linfoma, al quale si rivolgeva in prima persona dicendo «mi hai privato di tutto, della mia vita, del mio futuro. Ma non del sorriso». In effetti chi le ha voluto bene quel sorriso, a cui lei non rinunciava neppure quando i dolori diventavano lancinanti, non potrà mai dimenticarlo. Anni, mesi, giorni sono trascorsi da quando si è addormentata per sempre: la sua camera, nell’abitazione di Casalserugo dove risiedeva con la famiglia, è esattamente come lei l’ha lasciata, con penne, libri, pupazzi e foto nella medesima posizione. Perfino il suo profumo si sente ancora. I genitori vanno quotidianamente al cimitero a salutarla, e Federico quando se la sente; si fermano a guardare il bellissimo volto di Giorgia immortalato nella foto incorniciata nel marmo bianco. Si chinano a terra, sistemano i fiori, sempre freschi e abbondanti. E se ne vanno puntualmente increduli che la figlia, che infondeva forza e coraggio a chi la circondava, sia davvero lì, sotto una lapide.

LA FAMIGLIA
«Ci sentiamo dei sopravvissuti - racconta il papà - e continuiamo a chiederci perché sia toccato a Giorgia, e non a noi, morire in quel modo. Ogni momento qualcosa ci riporta a lei, e agosto è un mese devastante, in cui il ricordo diventa straziante. Dovendo fare dei lavori in casa, di recente abbiamo messo mano anche alla sua stanza, ma poi l’abbiamo ricomposta com’era, persino incollando a una mensola la penna della maturità come aveva fatto lei. Ci conforta tenere viva la sua memoria e abbiamo tante testimonianze che dimostrano che le persone non l’hanno dimenticata. Purtroppo il Covid ha bloccato gli eventi dell’associazione Giorgia Libero onlus, però la sospensione è momentanea e presto ripartiremo».

IL FIDANZATO
Giorgia, in una sorta di testamento spirituale, aveva affermato che, qualora la sorte si fosse dimostrata malvagia nei suoi confronti, voleva continuare a lasciare un bel ricordo di sè. 
«Ci è riuscita in pieno - sottolinea Federico Morandi, il quale due anni prima della scomparsa della fidanzata aveva perso pure la mamma - perchè le iniziative che portano il suo nome stanno andando avanti.

Sono passati 5 anni da quando è mancata e se il primo periodo, quello del distacco fisico, è stato difficilissimo tenuto conto dei tantissimi momenti che abbiamo condiviso anche durante la malattia, poi ho sentito nuove motivazioni che mi hanno aiutato a superarlo, come gli obiettivi dell’associazione. Ora cerco di vivere appieno ogni istante, e lo faccio anche per lei, che era tanto attaccata alla vita. Quando vedo un tramonto, o sono in mezzo alla natura, il mio pensiero va a Giorgia, e sento che lei mi infonde una grande energia. Credo che una persona a cui hai voluto un gran bene, la ritrovi ovunque quando muore. Il suo cuore mi arriva, sereno. No, non la sogno spesso, ma la ritrovo nei posti, soprattutto quelli che abbiamo apprezzato insieme quando stava bene. I colori del cielo a fine giornata mi fanno percepire la sua presenza, così come quando devo prendere una decisione: un segnale, o un brivido, mi indirizzano in una direzione, piuttosto che in un’altra. E so che è quella giusta, perchè è lei a indicarmela».

«Ora devo vivere al 100 per cento anche per Giorgia - aggiunge Federico - . Se n’è andata portando con sé l’amore dei genitori e mio, e per questo è morta serenamente. Ma il rammarico che non abbia potuto vivere la vita che avrebbe voluto a noi resterà per sempre».

Questa sera - 18 agosto - alle 19 Giorgia verrà ricordata nel corso di una messa nella chiesa parrocchiale di Casalserugo. Passerà un’altra notte, più lunga delle altre per Federico, Marino, Gigliola e Fabio, perchè inevitabilmente il ricordo tornerà a quei drammatici momenti di cinque anni fa. Ma pure stavolta non impedirà al sole di risorgere, domattina. 
 

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